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Rai, provvedimento disciplinare contro Sigfrido Ranucci: ecco perché

La Rai avvia procedimento disciplinare contro Sigfrido Ranucci per partecipazioni televisive non autorizzate su La7.
Credit © screenshot

La Rai ha formalmente avviato un provvedimento disciplinare nei confronti di Sigfrido Ranucci, storico conduttore e autore di Report, il programma di inchieste giornalistiche di Rai3 che guida dal 2016. Il documento, firmato dall’amministratore delegato Giampaolo Rossi e dal direttore delle risorse umane Felice Ventura, è stato consegnato al giornalista dal direttore Paolo Corsini nel corso di una convocazione che lo stesso Ranucci aveva sperato potesse riguardare rassicurazioni sul futuro del programma.

Le contestazioni mosse a Ranucci riguardano principalmente tre episodi specifici che, secondo la direzione aziendale, configurerebbero violazioni del regolamento interno. La prima e più rilevante accusa riguarda la partecipazione alla trasmissione Otto e mezzo condotta da Lilli Gruber su La7 il 6 maggio scorso, che secondo l’azienda sarebbe avvenuta senza la necessaria autorizzazione preventiva. Ranucci respinge categoricamente questa contestazione, affermando di essere stato autorizzato telefonicamente dallo stesso direttore Paolo Corsini per promuovere la seconda parte della stagione di Report.

La seconda contestazione riguarda la presentazione del libro “La Scelta” a Mestre e le dichiarazioni rilasciate durante l’evento, nelle quali il giornalista avrebbe parlato di una “minore libertà di stampa in Italia” e del fatto che “la gente si informa di meno”. Il conduttore di Report precisa che tali affermazioni non erano riferite alla Rai ma al contenuto del suo volume pubblicato da Bompiani, che tratta specificamente il tema della libertà di stampa.

La terza accusa concerne una telefonata in diretta a Piazzapulita, sempre su La7, durante la quale Ranucci è intervenuto per difendere Report e il collega Giorgio Mottola dalle accuse di manipolazione avanzate da Italo Bocchino. Il giornalista rivendica la legittimità di questo intervento, sostenendo di aver agito per tutelare la credibilità del programma e della sua redazione.

La questione ha immediatamente assunto connotazioni politiche, con l’intervento di Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito Democratico ed eurodeputato, che ha denunciato il provvedimento come “un atto di intimidazione” e “uno schiaffo all’articolo 21 della Costituzione”. Ruotolo ha sottolineato come la lettera di contestazione rappresenti un attacco alla libertà di stampa, arrivando a poco più di un mese dall’entrata in vigore del Media Freedom Act europeo.

La vicenda si inserisce in un contesto più ampio di tensioni tra Ranucci e la dirigenza Rai, che negli ultimi mesi ha visto diversi episodi di frizione. Il giornalista ha recentemente criticato l’accordo del 5 giugno siglato tra l’azienda, i sindacati e Unirai per la stabilizzazione di circa 200 giornalisti a partita Iva, sostenendo che tale intesa “svuota programmi che hanno fatto la storia del servizio pubblico”. Le sue dichiarazioni hanno scatenato polemiche particolarmente accese quando ha affermato che i colleghi delle sedi regionali della Tgr vengono “ostacolati dal politico di turno, dall’imprenditore o persino da criminali”.

La decisione di ridurre le puntate di Report si inserisce in un piano più ampio di contenimento dei costi che ha colpito diversi programmi di approfondimento della Rai. Oltre a Report, hanno subito tagli anche Presadiretta di Riccardo Iacona (da 16 a 14 puntate), Lo Stato delle Cose di Massimo Giletti (da 32 a 25 puntate) e FarWest di Salvo Sottile (da 28 a 22 puntate), mentre Petrolio di Duilio Giammaria è stato completamente eliminato dai palinsesti.

Ranucci ha commentato la vicenda con un post sui social network nel quale dichiara di accettare “con orgoglio” il provvedimento disciplinare se questo è il prezzo da pagare per aver promosso e difeso la squadra di Report, tutelato la libertà di stampa e protetto un marchio storico della Rai. Il giornalista ha inoltre sottolineato come il provvedimento arrivi dopo le interrogazioni di Forza Italia sull’inchiesta su Mario Mori e la Commissione Antimafia, oltre alla denuncia di Giovanbattista Fazzolari per la puntata su Mediobanca.

La decisione finale sui contenuti del provvedimento disciplinare e le sue eventuali conseguenze per il futuro di Report e del suo conduttore resta ora nelle mani dei vertici aziendali, mentre l’opinione pubblica e il mondo politico seguono con attenzione gli sviluppi di una vicenda che tocca principi fondamentali del servizio pubblico radiotelevisivo.

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