L’Italia compie oggi un passo storico nella tutela degli animali con l’entrata in vigore della legge Brambilla, un provvedimento che rappresenta una svolta epocale nella legislazione nazionale. Dopo oltre venticinque anni di attesa, il Paese si dota finalmente di uno strumento normativo che riconosce agli animali lo status di esseri senzienti, superando la prospettiva antropocentrica che li considerava meri oggetti da tutelare per rispetto al sentimento umano.
La riforma, approvata definitivamente dal Senato il 29 maggio scorso e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 137 del 16 giugno 2025, introduce modifiche sostanziali al Codice penale e a quello di Procedura penale, ribaltando completamente l’approccio giuridico nei confronti dei reati contro gli animali. Il nuovo titolo IX-bis del Codice penale diventa “Dei delitti contro gli animali” invece di “Dei delitti contro il sentimento dell’uomo verso gli animali”, segnando una rivoluzione concettuale di portata storica.
Le sanzioni previste dalla nuova normativa si caratterizzano per la loro severità senza precedenti. Chi uccide un animale rischia fino a quattro anni di carcere e 60.000 euro di multa, con pene che raggiungono il massimo quando il fatto viene commesso con sevizie o prolungando volutamente le sofferenze dell’animale. Per il maltrattamento senza esiti fatali, la reclusione può arrivare fino a due anni accompagnata da sanzioni pecuniarie fino a 30.000 euro.
Particolare rigore viene riservato all’organizzazione di combattimenti tra animali, con pene detentive che possono raggiungere i quattro anni di carcere e multe fino a 160.000 euro per gli organizzatori. La normativa prevede inoltre l’applicazione delle misure di prevenzione tipiche del codice antimafia, come la sorveglianza speciale, per chi abitualmente organizza combattimenti o esercita il traffico illecito di cuccioli.
Il provvedimento introduce aggravanti generiche che comportano l’aumento di un terzo delle pene quando i reati vengono commessi alla presenza di minori, nei confronti di più animali, o quando le immagini delle violenze vengono diffuse attraverso strumenti informatici o telematici. Quest’ultima disposizione risponde alle crescenti preoccupazioni per la diffusione sui social network di contenuti che mostrano maltrattamenti su animali.
Una delle novità più significative riguarda il divieto nazionale di tenere cani alla catena, pratica definita dalla deputata Michela Vittoria Brambilla, prima firmataria della legge, come “barbarie medievale”. La violazione di questo divieto comporta sanzioni amministrative che vanno da 500 a 5.000 euro, mentre chiunque osservi situazioni di maltrattamento può ora scattare fotografie e inviarle alle forze dell’ordine, che sono obbligate a intervenire trattandosi di reati procedibili d’ufficio.
Il traffico illegale di cuccioli viene colpito con particolare durezza attraverso l’inasprimento delle sanzioni per l’introduzione illecita nel territorio nazionale di animali da compagnia, con pene che possono raggiungere i diciotto mesi di carcere e multe fino a 30.000 euro. Questa misura mira a contrastare il mercato nero che espone gli animali a maltrattamenti e malattie, tutelando al contempo i consumatori da truffe e rischi sanitari.
La normativa introduce inoltre il divieto di abbattere animali coinvolti in procedimenti giudiziari, che dovranno essere custoditi fino alla conclusione dei processi. Le associazioni animaliste ottengono la facoltà di richiedere l’affido definitivo degli animali sequestrati, con il giudice che stabilirà una cauzione per ogni esemplare affidato.
Viene vietato l’uso commerciale delle pellicce di gatto domestico, mentre si rafforza la protezione della fauna selvatica attraverso sanzioni più severe per chi illegalmente uccide, cattura o detiene animali protetti. Tutti i principali reati contro gli animali diventano procedibili d’ufficio, facilitando l’intervento delle autorità anche in assenza di denuncia specifica.
La portata innovativa della legge si estende a tutti gli animali, non limitandosi a quelli da compagnia ma includendo fauna selvatica, animali esotici e da allevamento. Questo approccio universalistico rappresenta un elemento distintivo della normativa italiana nel panorama europeo, ponendo il Paese all’avanguardia nella tutela dei diritti degli animali.
Il percorso legislativo che ha portato all’approvazione della legge ha visto la confluenza di diverse proposte presentate da partiti di tutti gli schieramenti politici, da Fratelli d’Italia ad Alleanza Verdi-Sinistra, dalla Lega al Movimento 5 Stelle, testimoniando il carattere trasversale della sensibilità verso la tutela degli animali nella società italiana contemporanea.
L’onorevole Michela Vittoria Brambilla, presidente e fondatrice della Lega italiana difesa animali e ambiente e dell’Intergruppo parlamentare per i diritti degli animali, ha definito quella odierna “una giornata storica” che corona un lavoro portato avanti attraverso quattro legislature. La deputata di Noi Moderati ha sottolineato come la riforma rappresenti “una battaglia di civiltà e non di colori politici”, pur riconoscendo gli ostacoli incontrati durante l’iter parlamentare.
Il generale Giorgio Maria Borrelli, comandante del raggruppamento Cites dei Carabinieri, ha evidenziato come la nuova normativa ponga le forze dell’ordine nelle condizioni di operare più efficacemente nel settore della tutela degli animali, sottolineando l’importanza degli elementi normativi che riguardano l’esposizione dei reati in presenza di minori come fattore di progresso dal punto di vista della civiltà giuridica.
La collaborazione dei cittadini viene incoraggiata attraverso la possibilità di segnalare abusi e maltrattamenti, facilitando l’applicazione della legge e creando una rete di tutela che coinvolge l’intera società civile. Le associazioni animaliste acquisiscono strumenti più efficaci per la protezione degli animali, potendo ottenere l’affido definitivo degli esemplari sequestrati e garantendo loro una tutela più solida.
L’entrata in vigore della legge Brambilla segna dunque l’inizio di una nuova era nella tutela degli animali in Italia, con un impianto sanzionatorio severo e un approccio culturale che riconosce finalmente agli animali una dignità giuridica autonoma, in armonia con l’articolo 9 della Costituzione che tutela l’ambiente e la biodiversità.