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5 Stelle, Beppe Grillo si riprende il simbolo e adesso il M5S ha due siti web

Grillo riattiva il dominio movimento5stelle.it con il simbolo originale e pubblica rendiconti che mostrano crediti a suo favore, in una mossa che prelude a una possibile battaglia legale con Conte per la proprietà del marchio M5S.

Beppe Grillo torna a far sentire la propria presenza nello scenario politico del Movimento 5 Stelle con una mossa tanto silenziosa quanto significativa dal punto di vista simbolico e potenzialmente dirompente sul piano legale. Il fondatore ed ex garante del M5S ha infatti riattivato il primo storico indirizzo internet del Movimento, www.movimento5stelle.it, lasciato inattivo dall’avvio della gestione contiana e ora tornato online con il logo originale della creatura politica nata nel 2009. Il gesto arriva in una fase particolarmente delicata per il partito guidato da Giuseppe Conte, scosso dalle recenti dimissioni della vicepresidente Chiara Appendino e a ridosso della votazione che dal 23 al 26 ottobre dovrà confermare l’ex premier alla presidenza del Movimento.

La riattivazione del sito risale formalmente al 23 agosto scorso, come documentato dai registri di dominio, ma solo nelle ultime ore è emersa in tutta la sua portata politica. Sul portale campeggia il simbolo storico del M5S, quello con la scritta “Movimento” in nero su fondo bianco, la lettera “V” rossa e le cinque stelle gialle, accompagnato dalla dicitura “movimento5stelle.it” all’interno del contrassegno stesso. Si tratta precisamente del logo registrato dall’Associazione Movimento 5 Stelle con sede a Genova presso l’ufficio marchi europeo nel novembre 2015, tre anni dopo il primo deposito italiano che aveva come unico titolare Giuseppe Grillo.

La mossa del comico genovese assume contorni ancora più significativi se si considera il contenuto pubblicato sul sito riattivato. All’interno del portale sono infatti visibili documenti ufficiali dell’associazione genovese, tra cui il verbale dell’assemblea dei soci con il rendiconto 2024, due bilanci elettorali relativi alle elezioni europee dello stesso anno e la missiva inviata alla Commissione di garanzia degli statuti e per la trasparenza dei partiti politici. Dai file emerge un quadro economico dell’associazione che appare tutt’altro che casuale nella sua pubblicazione: un disavanzo complessivo di 9.822 euro al 31 dicembre 2024, un debito complessivo verso Grillo di 8.844,41 euro, più 88 euro di crediti a suo favore. Tra le voci di spesa figurano anche 1.647 euro destinati ai servizi di revisione internazionale, un elemento che secondo osservatori interni potrebbe essere utilizzato da Grillo per rafforzare la propria posizione in un eventuale contenzioso legale sul simbolo e sulla titolarità del marchio.

Il Movimento si trova quindi nella singolare situazione di avere due siti web paralleli attivi contemporaneamente: da una parte movimento5stelle.eu, il portale ufficiale guidato da Giuseppe Conte, dall’altra il riattivato movimento5stelle.it, il vecchio dominio registrato nel 2009 che Grillo ha deciso di rimettere online proprio nel momento in cui il partito attraversa una delle sue crisi interne più acute. La scelta di pubblicare rendiconti che documentano crediti a favore del comico genovese viene interpretata da molti come una preparazione accurata in vista di una battaglia legale che da mesi viene minacciata e che ora potrebbe concretizzarsi.

La questione della proprietà del simbolo del M5S rappresenta infatti uno dei nodi giuridici più intricati e potenzialmente esplosivi per il futuro del partito. Secondo quanto riportato dall’avvocato Lorenzo Borrè, storico legale dei dissidenti pentastellati, l’azione legale che Grillo intenderebbe intraprendere riguarderebbe non tanto questioni di marchi, quanto la titolarità del diritto di utilizzo del nome e del contrassegno del partito, già oggetto di accertamento da parte della Corte d’appello di Genova nel 2021, in cui si spiegava che il nome e il simbolo dei pentastellati sono di Grillo. La sentenza della sezione civile genovese ha messo nero su bianco che il nome del Movimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso, respingendo l’idea che si potesse distinguere tra l’uso del nome e quello del simbolo.

La questione si complica tuttavia con l’esistenza di una scrittura privata tra Grillo e l’associazione Movimento 5 Stelle presieduta da Conte, documento successivo al 2021 di cui è entrata in possesso l’agenzia Adnkronos, in cui il fondatore si impegna a non promuovere “alcuna contestazione” nei confronti del Movimento 5 Stelle per quanto riguarda l’uso del nome e del simbolo, anche se in futuro il logo sarà modificato “in tutto o in parte”, e a non intraprendere azioni legali circa l’utilizzo del simbolo da parte del M5S. La scrittura privata solleva Grillo dalle conseguenze patrimoniali derivanti da eventuali cause giudiziarie, prevedendo però che Grillo non collabori con forze politiche concorrenti al M5S, anche in caso di scissioni. Il contratto, senza una durata temporale definita, sarebbe valido fino allo scioglimento del Movimento con sede in Via Campo Marzio 46, riferimento che ne colloca la stipula successivamente al 2021, anno in cui la sede nazionale si stabilì in quella location.

Il riemergere del sito storico assume una valenza politica ancora più rilevante se contestualizzato nel momento che il Movimento sta attraversando. Le dimissioni di Chiara Appendino dalla carica di vicepresidente, annunciate durante il consiglio nazionale del 18 ottobre scorso, hanno aperto una frattura significativa all’interno del partito. L’ex sindaca di Torino ha motivato la propria decisione criticando apertamente il posizionamento politico del Movimento, a suo avviso troppo schiacciato sulle posizioni del Partito Democratico, e invocando la necessità di tornare a dare speranza a chi è escluso, disilluso, a chi non vota più. La rottura con Appendino arriva a pochi giorni dal voto interno per la conferma di Giuseppe Conte alla presidenza, una formalità dal momento che l’ex premier è l’unico candidato in corsa, essendo stato il solo tra 76 proposte di autocandidatura a raggiungere le 500 sottoscrizioni necessarie per passare alla fase finale della votazione.

La tempistica della riattivazione del sito da parte di Grillo preoccupa il quartier generale di Campo Marzio anche in prospettiva delle imminenti elezioni regionali in Campania, previste per il 23 e 24 novembre, dove il Movimento sostiene in coalizione con il fronte progressista Roberto Fico come candidato presidente. Una eventuale azione legale del fondatore in questo momento potrebbe avere pesanti ripercussioni sulla struttura organizzativa del partito e certamente sull’immagine pubblica del M5S proprio alla vigilia di un appuntamento elettorale considerato cruciale per testare la tenuta dell’alleanza con il Partito Democratico. Se Fico dovesse perdere in Campania, l’effetto domino sarebbe devastante per la leadership di Conte e per la strategia del campo largo tanto osteggiata da una parte consistente del Movimento.

Dal canto suo, la sede del Movimento fa sapere di essere “assolutamente tranquilla” di fronte alla minaccia di nuove iniziative giudiziarie, facendo notare che da quando è partito il nuovo corso non si è registrata nessuna sconfitta giudiziale e su quelle pendenti chi le ha avanzate ha perso ed è stato costretto a pagare spese processuali e danni, elemento che verrebbe considerato indicativo della solidità delle ragioni giuridiche di Conte e del M5S. Tuttavia, la ricomparsa del dominio storico con il simbolo originale e soprattutto la pubblicazione di documenti contabili che dimostrano crediti a favore di Grillo viene letta da molti osservatori come un segnale inequivocabile che il fondatore sta preparando il terreno per una battaglia senza esclusione di colpi.

La vicenda si inserisce in un conflitto ormai pluriennale tra il fondatore e l’attuale leadership del Movimento, iniziato quando Beppe Grillo aveva già espresso pubblicamente il proprio dissenso rispetto alla direzione impressa da Conte al M5S. Nell’agosto 2024, a meno di un mese dagli annunci sull’assemblea costituente che a fine ottobre avrebbe dato la parola agli iscritti su tutti i principi fondanti, Grillo aveva pubblicato un post sul suo blog personale dal titolo “Il nostro Dna” in cui definiva simbolo, nome e regola del secondo mandato come “pilastri non negoziabili” per il Movimento 5 Stelle, posizione completamente opposta a quella di Conte che aveva invece annunciato che alla costituente si sarebbe potuto discutere di tutto, compreso simbolo, denominazione e regole organizzative. La rottura definitiva era avvenuta poi con l’assemblea costituente di novembre 2024, quando gli iscritti avevano votato con il 63% di sì a favore dell’abolizione del ruolo di garante ricoperto da Grillo, decisione confermata nel secondo voto di dicembre con un consenso ancora maggiore dell’80,5%.

La riattivazione del sito movimento5stelle.it da parte di Grillo rappresenta quindi un gesto che va ben oltre la dimensione tecnica o nostalgica, configurandosi come una manovra politica calcolata con chirurgica ironia e scegliendo il tempismo perfetto proprio mentre il Movimento implode nelle divisioni interne. Il fondatore torna a farsi sentire senza dire una parola, scegliendo il canale che lo ha reso celebre, il web, e mostrando che il marchio, quello autentico, quello depositato nel 2015 all’ufficio marchi europeo, è ancora formalmente nella sua disponibilità. La presenza sul sito riattivato dei documenti ufficiali dell’associazione genovese, con le sue voci economiche apparentemente simboliche ma che indicano un’associazione ancora formalmente attiva, sembra prefigurare la rivendicazione di spazi politici che potrebbero materializzarsi attraverso un’azione legale o addirittura un nuovo progetto politico.

Resta da vedere se Grillo procederà effettivamente con l’azione legale più volte minacciata o se la riattivazione del sito rappresenti piuttosto una mossa tattica per ricordare a Conte e all’attuale dirigenza che il fondatore detiene ancora carte da giocare nella partita per il controllo dell’identità e dei simboli del Movimento 5 Stelle. Ciò che appare certo è che il Movimento nato quindici anni fa come forza anti-establishment sta attraversando un momento di transizione delicato, in cui la guerra tra vecchia e nuova guardia rischia di riaprire ferite mai del tutto rimarginate e di compromettere ulteriormente un consenso elettorale già duramente provato dalle recenti tornate regionali. La risposta definitiva arriverà probabilmente nei prossimi mesi, quando si capirà se la riapparizione del dominio storico era solo un avvertimento o il primo passo concreto verso una scissione che potrebbe ridefinire radicalmente il panorama politico pentastellato. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!