Il nostro pianeta sta vivendo un fenomeno inedito che sta catturando l’attenzione della comunità scientifica internazionale: la Terra sta ruotando più velocemente sul proprio asse, generando giornate più brevi di frazioni di millisecondo che, pur risultando impercettibili alla vita quotidiana, potrebbero avere implicazioni significative per i sistemi tecnologici globali. Il 9 luglio 2025 è già passato alla storia come il giorno più breve dell’anno, con una durata ridotta di 1,36 millisecondi rispetto alle canoniche 24 ore, seguito dal 22 luglio con una riduzione di 1,34 millisecondi, mentre le previsioni indicano che il 5 agosto potrebbe registrare un’ulteriore accelerazione con 1,25 millisecondi in meno.
Questi dati, forniti dal Servizio Internazionale per la Rotazione Terrestre e i Sistemi di Riferimento (IERS) e dall’Osservatorio Navale degli Stati Uniti, rappresentano il culmine di una tendenza che si è manifestata con particolare intensità a partire dal 2020. Il record assoluto appartiene al 5 luglio 2024, quando la Terra ha completato la propria rotazione con 1,66 millisecondi di anticipo rispetto al tempo standard, segnando il giorno più breve mai documentato dall’introduzione degli orologi atomici nel 1955.
La durata di un giorno terrestre non è mai stata perfettamente costante, oscillando continuamente a causa di molteplici fattori che influenzano la velocità di rotazione del pianeta. L’attrazione gravitazionale della Luna, i cambiamenti stagionali nell’atmosfera, l’influenza del nucleo liquido terrestre e le variazioni nella distribuzione delle masse costituiscono le principali variabili che determinano queste fluttuazioni microscopiche. Tuttavia, l’attuale accelerazione presenta caratteristiche che hanno sorpreso gli esperti per la loro intensità e imprevedibilità.
Duncan Agnew, professore emerito di geofisica presso la Scripps Institution of Oceanography, ha dichiarato che siamo su una traiettoria di giornate leggermente più veloci dal 1972, pur riconoscendo che esistono fluttuazioni significative paragonabili alle oscillazioni del mercato azionario, con tendenze a lungo termine accompagnate da picchi e cali imprevedibili. Leonid Zotov, esperto di dinamica terrestre presso il Moscow Institute of Electronics and Mathematics, ha sottolineato come nessuno si aspettasse questa accelerazione, poiché i modelli atmosferici e oceanici tradizionali non riescono a giustificare completamente il fenomeno osservato.
La misurazione precisa di queste variazioni è resa possibile dalla rete globale di orologi atomici, introdotti nel 1955 e oggi costituiti da circa 450 dispositivi distribuiti in oltre 80 laboratori mondiali. Questi strumenti misurano il tempo contando le oscillazioni degli atomi di cesio-133, che vibrano esattamente 9.192.631.770 volte al secondo, fornendo una precisione nell’ordine dei miliardesimi di secondo. Il tempo risultante da questi calcoli definisce il Tempo Coordinato Universale (UTC), standard globale che regola tutti i dispositivi elettronici e i sistemi di comunicazione mondiali.
Parallelamente agli orologi atomici, gli astronomi monitorano la rotazione terrestre utilizzando la tecnica interferometrica VLBI (Very Long Baseline Interferometry), che osserva sorgenti radio lontane, principalmente quasar, per determinare con estrema precisione la posizione della Terra rispetto a punti di riferimento fissi nello spazio. Questa doppia misurazione permette di rilevare anche le più minute discrepanze tra il tempo atomico e quello astronomico, fondamentali per il mantenimento della sincronizzazione globale.
Dal 1972, per compensare le irregolarità nella rotazione terrestre, è stato introdotto il sistema del secondo intercalare, simile al concetto dell’anno bisestile ma applicato alla misurazione temporale. Quando la differenza tra il tempo atomico e quello astronomico si avvicina a 0,9 secondi, viene aggiunto un secondo extra all’UTC, una procedura che è stata necessaria 27 volte dall’introduzione del sistema. Negli anni Settanta sono stati aggiunti nove secondi intercalari, mentre l’ultimo è stato inserito il 31 dicembre 2016, evidenziando come l’accelerazione terrestre abbia progressivamente ridotto la necessità di questi aggiustamenti.
L’accelerazione attuale della rotazione terrestre sta però generando una situazione inedita: per la prima volta nella storia della misurazione del tempo moderno, potrebbe rendersi necessario sottrarre un secondo dall’UTC anziché aggiungerlo. Questo scenario, definito “secondo intercalare negativo”, non è mai stato sperimentato e suscita preoccupazioni significative nell’ambito tecnologico globale. Agnew stima che la probabilità di dover implementare un secondo intercalare negativo entro il 2035 sia del 40%, una eventualità che richiederebbe modifiche sostanziali ai sistemi informatici mondiali.
Le cause dell’accelerazione terrestre sono molteplici e interconnesse. Le variazioni a breve termine derivano principalmente dalla posizione della Luna, che influenza le maree in modo differenziato: quando il satellite si trova sopra l’equatore, la Terra rallenta, mentre accelera quando la Luna si posiziona a latitudini più elevate. I tre giorni previsti come più brevi del 2025 corrispondono infatti ai momenti in cui la Luna raggiungerà la massima distanza dall’equatore terrestre, riducendo la resistenza gravitazionale alla rotazione del pianeta.
Durante l’estate, la Terra accelera naturalmente a causa del rallentamento atmosferico dovuto ai cambiamenti stagionali, come lo spostamento della corrente a getto verso nord o sud. Le leggi della fisica impongono che il momento angolare complessivo del sistema Terra-atmosfera rimanga costante, quindi la velocità persa dall’atmosfera viene automaticamente recuperata dal pianeta stesso. Analogamente, negli ultimi cinquant’anni, il nucleo liquido terrestre ha rallentato la propria rotazione, trasferendo energia rotazionale alla parte solida circostante e contribuendo all’accelerazione complessiva.
Un fattore sorprendente emerso dalle ricerche recenti riguarda il ruolo del cambiamento climatico nella dinamica rotazionale terrestre. Lo scioglimento accelerato dei ghiacci in Antartide e Groenlandia sta ridistribuendo enormi masse d’acqua dai poli verso l’equatore, creando un effetto simile a quello di un pattinatore che rallenta allargando le braccia durante una piroetta. Questo fenomeno, basato sulla conservazione del momento angolare, sta paradossalmente contrastando l’accelerazione terrestre e ritardando la necessità di un secondo intercalare negativo.
Duncan Agnew ha pubblicato uno studio sulla rivista Nature dimostrando che, senza lo scioglimento dei ghiacci polari causato dal riscaldamento globale, avremmo già dovuto affrontare la necessità di un secondo intercalare negativo, oppure saremmo molto vicini a questa eventualità. L’acqua di fusione delle calotte glaciali di Groenlandia e Antartide è responsabile di un terzo dell’innalzamento globale del livello del mare registrato dal 1993, con implicazioni che si estendono ben oltre i cambiamenti climatici tradizionali.
Benedikt Soja, assistente professore presso il Politecnico Federale Svizzero di Zurigo, ha condotto ricerche che dimostrano come questo spostamento di massa non influenzi soltanto la velocità di rotazione terrestre, ma anche l’asse di rotazione stesso. Le sue previsioni indicano che, se il riscaldamento globale dovesse continuare secondo gli scenari più pessimistici, entro la fine del secolo l’effetto del cambiamento climatico potrebbe superare l’influenza della Luna, che ha determinato la rotazione terrestre per miliardi di anni.
La prospettiva di un secondo intercalare negativo solleva preoccupazioni tecniche significative tra gli esperti del settore informatico. Judah Levine, fisico del National Institute of Standards and Technology, ha evidenziato come persistano ancora problemi con i secondi intercalari positivi dopo cinquant’anni di implementazione, con sistemi che continuano a gestire erroneamente questi aggiustamenti. La preoccupazione per il secondo intercalare negativo è maggiore, poiché non è mai stato testato su scala globale e potrebbe causare malfunzionamenti imprevedibili nei sistemi che presumono che il tempo scorra sempre nella stessa direzione.
Gli ingegneri di Meta hanno espresso particolare allarme per le potenziali conseguenze, paragonando l’impatto di un secondo intercalare negativo al problema del Y2K. Le infrastrutture tecnologiche fondamentali, dalle telecomunicazioni alle transazioni finanziarie, dalle reti elettriche ai satelliti GPS, si basano su una sincronizzazione temporale precisa, e l’introduzione di una discontinuità negativa mai sperimentata potrebbe generare effetti devastanti sui software che dipendono da timer e sistemi di pianificazione.
La Conferenza Generale dei Pesi e delle Misure ha votato nel 2022 per eliminare il sistema del secondo intercalare entro il 2035, riconoscendo le crescenti difficoltà tecniche associate a questi aggiustamenti. Tuttavia, l’accelerazione della rotazione terrestre potrebbe rendere necessario affrontare la questione del secondo intercalare negativo prima della completa abolizione del sistema, creando una situazione paradossale in cui si dovrebbe gestire un problema mai affrontato prima proprio nel momento in cui si sta cercando di eliminare il sistema che lo genera.
L’attuale situazione evidenzia la complessità delle interazioni tra i processi geofisici terrestri e le conseguenze delle attività umane sul pianeta. La rotazione terrestre, fenomeno apparentemente immutabile e prevedibile, si rivela invece influenzata da una rete intricata di fattori che spaziano dalle dinamiche del nucleo terrestre ai cambiamenti climatici antropogenici, dimostrando come l’impatto umano sul sistema Terra abbia raggiunto dimensioni tali da influenzare parametri fondamentali del pianeta stesso.
Gli scienziati continuano a monitorare attentamente l’evoluzione del fenomeno, consapevoli che le previsioni a lungo termine rimangono difficili a causa della complessità dei fattori coinvolti. Mentre alcuni esperti ritengono che l’accelerazione attuale possa rappresentare una variabilità naturale temporanea, altri sottolineano come l’interazione tra i cambiamenti climatici e la dinamica terrestre potrebbe generare scenari imprevisti, richiedendo una preparazione adeguata per gestire le sfide tecnologiche che potrebbero emergere nei prossimi anni.
La questione del secondo intercalare negativo rappresenta così non soltanto una sfida tecnica per l’infrastruttura digitale globale, ma anche un esempio emblematico di come i cambiamenti ambientali possano influenzare aspetti apparentemente stabili della nostra società tecnologica. La necessità di monitorare, comprendere e adattarsi a questi fenomeni diventa quindi cruciale per garantire la stabilità dei sistemi su cui si basa la civiltà contemporanea, evidenziando l’importanza di un approccio integrato che consideri simultaneamente le dinamiche geofisiche, climatiche e tecnologiche del nostro pianeta in continua evoluzione.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!