Un gruppo di ricercatori statunitensi dell’Università di Washington ha tentato di condurre il primo esperimento all’aperto di geoingegneria solare negli Stati Uniti, mantenendo il massimo riserbo per evitare opposizioni pubbliche. L’iniziativa, denominata CAARE (Coastal Atmospheric Aerosol Research and Engagement), prevedeva la creazione di nuvole artificiali riflettenti attraverso l’irrorazione di minuscole particelle di sale marino nell’atmosfera, con l’obiettivo di ridurre la radiazione solare e quindi le temperature terrestri.
L’esperimento, condotto sulla portaerei dismessa USS Hornet nella baia di San Francisco ad Alameda, è stato tuttavia interrotto dopo appena venti minuti quando le autorità locali, mai informate dell’iniziativa, ne sono venute a conoscenza attraverso un articolo del New York Times. La sindaca di Alameda Marilyn Ezzy Ashcraft ha immediatamente ordinato la sospensione dell’attività, citando possibili rischi per la salute pubblica e l’ambiente.
Il Marine Cloud Brightening, questa la denominazione tecnica della metodologia impiegata, rappresenta una delle tecniche più controverse nel campo della geoingegneria solare. Il procedimento prevede l’utilizzo di dispositivi simili a generatori di neve che sparano trilioni di particelle di sale marino nel cielo, viaggiando per centinaia di metri nell’aria per stimolare la formazione di nuvole più dense e riflettenti, capaci di deviare parte della radiazione solare prima che raggiunga la superficie terrestre.
La vera portata del progetto è emersa attraverso un’inchiesta del quotidiano statunitense POLITICO, che ha ottenuto e analizzato oltre quattrocento documenti interni e scambi di email riservate dell’università di Washington. I documenti rivelano che l’esperimento ad Alameda rappresentava soltanto un test pilota, pensato come anticamera di un progetto ben più ambizioso: la creazione di nuvole artificiali su una superficie di oltre diecimila chilometri quadrati, equivalente all’estensione dell’intera Campania.
Secondo i piani desecretati, il progetto su vasta scala sarebbe stato realizzato in aree marine al largo delle coste del Nord America, del Cile o dell’Africa centro-meridionale. La documentazione rivela inoltre che i ricercatori erano già in contatto con finanziatori privati e consulenti per organizzare questo esperimento di proporzioni senza precedenti, che avrebbe richiesto investimenti multimilionari e il coinvolgimento di tecnologie avanzate per la manipolazione atmosferica.
Il finanziamento iniziale del programma appare collegato a SilverLining, un’organizzazione attiva da sei anni che nel 2023 ha fatturato oltre 3,6 milioni di dollari. Tra i donatori figurano enti collegati all’ex governatore di New York Eliot Spitzer e a Gordon Moore, cofondatore di Intel, anche se la Moore Foundation ha negato coinvolgimenti diretti. Particolare interesse per il programma è stato manifestato anche da Bill Gates, da tempo sostenitore della geoingegneria solare, il cui collaboratore aveva partecipato nel dicembre 2023 a una dimostrazione di una macchina per la creazione di nuvole.
La strategia comunicativa adottata dai ricercatori emergeva chiaramente dalla corrispondenza interna, dove si raccomandava di mantenere la massima riservatezza per evitare di “spaventare” il pubblico e gli attivisti ambientali. Un messaggio di testo ottenuto da POLITICO recitava: “Pensiamo sia più sicuro ottenere aiuto per la revisione della qualità dell’aria e lo stiamo perseguendo prima di impegnarci, ma eviterei di spaventarli eccessivamente”.
La categoria delle tecnologie di geoingegneria che mirano a riflettere la radiazione solare, nota come Solar Radiation Modification (SRM), è considerata la più criticata di tutte per l’impatto invasivo e per le sconosciute conseguenze e ricadute ecologiche e sociali. Gli esperti avvertono che tali interventi potrebbero causare alterazioni imprevedibili dei modelli meteorologici, con potenziali effetti devastanti su precipitazioni, temperature e ecosistemi a livello globale.
Le preoccupazioni scientifiche trovano riscontro in recenti studi pubblicati su Nature Climate Change, che dimostrano come il Marine Cloud Brightening potrebbe avere effetti controintuitivi. Mentre la tecnica potrebbe portare un temporaneo sollievo dal calore estivo sotto le condizioni attuali, la sua efficacia diminuisce significativamente in scenari di riscaldamento più intenso, e potrebbe addirittura esacerbare lo stress termico in regioni come l’Asia nordorientale, l’Europa e gli Stati Uniti centrali.
Le controversie sollevate dall’esperimento hanno alimentato teorie complottistiche e reazioni politiche contrastanti. La deputata repubblicana Marjorie Taylor Greene ha accusato la geoingegneria di essere la causa dell’alluvione mortale del quattro luglio in Texas, presentando una proposta di legge per criminalizzare questa tecnologia. Analogamente, il governatore della Florida Ron DeSantis ha recentemente firmato una legge che vieta l’iniezione o il rilascio nell’atmosfera di sostanze chimiche con l’obiettivo di influenzare temperatura, clima o intensità della luce solare.
La normativa della Florida, entrata in vigore nell’ottobre 2025, prevede sanzioni severe fino a cinque anni di carcere e centomila dollari di multa per chiunque venga sorpreso a “iniettare, rilasciare o disperdere” nell’atmosfera sostanze chimiche o apparecchi con lo scopo di alterare le condizioni meteorologiche. La legge stabilisce inoltre l’obbligo per tutti gli aeroporti pubblici dello stato di segnalare mensilmente la presenza di velivoli dotati di dispositivi per l’emissione intenzionale di contaminanti atmosferici.
Nonostante le rassicurazioni dei funzionari dell’Università di Washington, che hanno ridimensionato l’entità dell’esperimento sottolineando il suo scopo puramente tecnico di dimostrare il funzionamento degli strumenti in condizioni reali, la vicenda ha sollevato interrogativi fondamentali sulla governance della ricerca geoingegneristica. La comunità scientifica internazionale resta divisa sull’opportunità di proseguire tali sperimentazioni, con centinaia di scienziati che hanno sottoscritto l’International Non-Use Agreement on Solar Geoengineering per chiedere una moratoria su questi esperimenti.
L’episodio di Alameda non rappresenta un caso isolato nel panorama della geoingegneria solare. Precedentemente, l’Università di Harvard aveva dovuto sospendere il progetto SCoPEx (Stratospheric Controlled Perturbation Experiment) che avrebbe dovuto svolgersi in Svezia, a causa delle proteste degli attivisti ambientali e delle popolazioni locali. Questi episodi evidenziano le crescenti tensioni tra la necessità urgente di trovare soluzioni innovative per contrastare il cambiamento climatico e i legittimi timori per i rischi ambientali e sociali associati a tali tecnologie.
Il dibattito sulla geoingegneria solare si inserisce nel più ampio contesto delle strategie di intervento climatico, dove la comunità scientifica si trova divisa tra coloro che considerano queste tecnologie un male necessario per guadagnare tempo nella lotta contro il riscaldamento globale e quelli che ritengono tali approcci troppo rischiosi e potenzialmente controproducenti. La questione assume particolare rilevanza considerando che, secondo le previsioni climatiche attuali, le sole misure di riduzione delle emissioni potrebbero non essere sufficienti a prevenire gli scenari più catastrofici del cambiamento climatico.
I documenti ottenuti da POLITICO non forniscono indicazioni chiare se i ricercatori o i loro finanziatori miliardari abbiano abbandonato il progetto più ampio in seguito al fallimento del test pilota. Questa incertezza alimenta ulteriori preoccupazioni sulla trasparenza e sulla supervisione democratica delle ricerche che potrebbero avere conseguenze globali, sottolineando la necessità di un quadro normativo internazionale robusto per governare lo sviluppo e l’implementazione delle tecnologie di geoingegneria solare prima che possano essere impiegate su scala operativa.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!