La recente intervista concessa da Helen Mirren a Saga Magazine sta generando un acceso dibattito attorno all’identità di James Bond, emblema della cultura popolare mondiale e uno dei personaggi più iconici della storia cinematografica. L’attrice, premio Oscar e protagonista di innumerevoli pellicole di rilievo internazionale, ha dichiarato senza esitazioni che 007 “deve essere un uomo”, nonostante la propria dichiarata militanza femminista, nel senso che la natura stessa del personaggio presuppone una specifica identità maschile che non potrebbe essere semplicemente rimpiazzata dal volto e dal corpo di una donna. Secondo Mirren, “Non puoi avere una donna come James Bond, non funziona. James Bond deve essere James Bond, altrimenti diventa qualcos’altro”. Queste affermazioni riaccendono il dibattito su genere, rappresentazione e continuità nell’immaginario collettivo, al momento in cui Amazon MGM Studios si appresta a produrre il ventiseiesimo film della saga affidando la sceneggiatura a Steven Knight, creatore di Peaky Blinders, con l’intento dichiarato di rinnovare la serie rispettando tuttavia la tradizione e il “lasciato” dell’agente segreto.
L’intervento di Helen Mirren non rappresenta tuttavia una posizione isolata. Pierce Brosnan, che ha interpretato l’agente segreto per quattro volte tra il 1995 e il 2002, si è esplicitamente schierato a favore della permanenza della figura maschile nel ruolo di Bond, in occasione della promozione del film The Thursday Murder Club, in cui recita proprio al fianco di Mirren. L’attore ha sottolineato quanto, a suo giudizio, sia inevitabile che il personaggio rimanga maschio, aggiungendo di essere “entusiasta di vedere una nuova esuberanza e vitalità per questo personaggio” e rimarcando l’importanza del mantenimento della sua “britishness” e unicità stilistica. Brosnan, intervistato anche dal Sunday Telegraph, ha ribadito che il prossimo James Bond debba restare britannico e maschile, ritenendo «sensata e giusta» la scelta di Amazon di gestire l’eredità della serie con rispetto e immaginazione. Sottolineando il proprio orgoglio per aver contribuito alla storia del personaggio, ha espresso la speranza che il passaggio di controllo creativo ad Amazon possa preservarne la dignità e la forza espressiva.
Nel contesto attuale, la discussione sul futuro del franchise eredita molte delle tensioni che da tempo animano il dibattito su rappresentazione, stereotipi e questioni di genere. Helen Mirren già in passato aveva giudicato la figura di Bond «nata da un profondo sessismo», evidenziando come le donne abbiano sempre rivestito un ruolo fondamentale – seppur spesso marginalizzato – all’interno della narrazione legata ai servizi segreti e alle trame di spionaggio. Secondo l’attrice, sarebbe più appropriato raccontare le autentiche storie delle donne che hanno operato con coraggio nei servizi segreti durante la Resistenza francese e in altri contesti storici, piuttosto che reimmaginare Bond in chiave femminile.
Anche altre voci provenienti dal mondo del cinema si sono espresse in modo analogo. Halle Berry, interprete di Die Another Day al fianco di Brosnan, ha dichiarato dal palco del Festival di Cannes che «è bello, nel 2025, dire ‘Oh, dovrebbe essere una donna’, ma non so se sia la scelta giusta». L’attrice si è dunque inserita nel filone di pensiero volto al rispetto della tradizione del personaggio e dei codici narrativi che lo contraddistinguono sin dagli esordi.
Nel marzo 2025, un promemoria interno agli Amazon MGM Studios ha chiarito definitivamente la posizione della produzione: James Bond non cambierà né genere né nazionalità. La spia rimarrà un uomo britannico – o proveniente dal Commonwealth – così come previsto dalla visione originale di Ian Fleming e tramandata dai produttori storici Barbara Broccoli e Michael G. Wilson. Proprio quest’ultimo passaggio rappresenta una svolta epocale nella gestione del franchise, dal momento che la famiglia Broccoli ha detenuto i diritti creativi del personaggio per oltre sessant’anni, cedendoli ora ad Amazon per una cifra stimata di circa un miliardo di dollari.
L’attesa per il nuovo film, il ventiseiesimo della serie, si accompagna a una serie di speculazioni sempre più fitte riguardo all’identità del prossimo interprete. Secondo i bookmaker e i media specializzati, i nomi di Aaron Taylor-Johnson, James Norton e Theo James si contendono la palma del successore di Daniel Craig, il quale aveva portato una svolta notevole con l’interpretazione di un Bond più introspettivo e vulnerabile, fortemente radicato nel presente. Se il mandato creativo di Amazon resta fedele ai valori fondanti della saga, è altrettanto vero che l’intenzione esplicita è quella di rinnovarne il linguaggio e la cifra stilistica, affidando la scrittura a Steven Knight e la regia a Denis Villeneuve, regista di culto noto per film dal forte impatto visivo e narrativo come Dune.
Steven Knight, intervistato a BBC Radio 5 Live, ha affermato di voler realizzare “un Bond più forte e audace”, lasciando la porta aperta a una reinvenzione che non tradisca il passato, ma sappia dialogare con le esigenze e le aspettative del pubblico contemporaneo. Denis Villeneuve, prescelto per la regia, ha ribadito di considerare Bond “territorio sacro” da onorare e innovare al tempo stesso, con il supporto di produttori di primo piano come Amy Pascal e David Heyman. L’uscita del nuovo film è prevista per il 2028, a conferma della volontà di ricostruire su basi solide e di pianificare con attenzione la nuova fase del franchising.
L’evoluzione narrativa e produttiva della saga di James Bond, dunque, appare segnata da una profonda tensione tra fedeltà alla tradizione e necessità di innovazione. Da un lato, la posizione ferma di Helen Mirren e Pierce Brosnan sul mantenimento della figura maschile del personaggio sancisce la persistenza di uno dei tratti distintivi del mito di 007; dall’altro, l’ingresso di Amazon MGM Studios e il coinvolgimento di talenti come Steven Knight e Denis Villeneuve suggeriscono la volontà di trasformare la saga in chiave produttiva e stilistica, pur nel rispetto dei suoi codici fondamentali. In questo scenario, il futuro interprete di James Bond sarà chiamato a incarnare non solo l’eredità di una macchina narrativa senza eguali, ma anche la sfida di restare emblematico di un’epoca in continuo mutamento, capace di parlare agli spettatori di oggi senza snaturare la propria identità.
La polemica sollevata da Helen Mirren, se da un lato appare rivelatrice dei limiti e delle contraddizioni di un personaggio nato in un’epoca di profondo patriarcato, dall’altro sottolinea come il cinema – pur nelle sue potenzialità di cambiamento e innovazione – debba fare i conti con le radici culturali e i modelli storici che ne hanno decretato il successo mondiale. Il caso James Bond, proprio per la sua portata simbolica e per la longevità della serie, costituisce uno degli esempi più emblematici del moderno conflitto tra memoria e rinnovamento, tra rispetto delle origini e apertura alle istanze dell’attualità.
Nel breve e nel lungo periodo, la figura di Bond continuerà probabilmente a polarizzare il dibattito pubblico, confermando la centralità di una riflessione più ampia sulle dinamiche di rappresentazione, sulle identità di genere e sulle traiettorie evolutive dei classici della cultura popolare. Nell’attesa che venga annunciato il prossimo volto dell’agente segreto, la saga di 007 si conferma come terreno privilegiato per interpretare e comprendere il rapporto tra industria dell’intrattenimento, tradizione e cambiamento sociale.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!