Diciotto anni dopo l’omicidio di Chiara Poggi, emergono dalle carte processuali elementi investigativi che potrebbero aver cambiato il corso delle indagini, se fossero stati adeguatamente approfonditi nel 2007. La relazione biodattilo redatta dal Ris di Parma aveva infatti isolato tre profili genetici femminili senza identità, rinvenuti in punti cruciali della scena del crimine, che non furono mai comparati con il DNA delle donne che frequentavano abitualmente la villetta di via Pascoli.
La classificazione contenuta a pagina 145 della relazione tecnica del Ris, comandato all’epoca dal generale Luciano Garofano oggi consulente dell’indagato Andrea Sempio, distingue chiaramente i profili genetici attribuiti alla vittima da quelli rimasti senza identificazione. Mentre i campioni biologici di Chiara Poggi vengono catalogati con la dicitura “vittima”, tre reperti vengono classificati come “profili X” non riconducibili alla giovane uccisa: il reperto numero 57 prelevato dalla maniglia della porta a soffietto della cantina, il numero 59 dalla leva del miscelatore del bagno e il numero 60 dalla maniglia interna del portone d’ingresso.
La presenza di materiale genetico femminile su questi specifici elementi assume particolare rilevanza investigativa considerando la loro collocazione strategica nella dinamica dell’omicidio ricostruita dai magistrati. La porta a soffietto della cantina costituisce infatti il punto dove fu rinvenuto il corpo esanime di Chiara, gettato secondo l’accusa dopo la brutale aggressione. La leva del miscelatore del bagno rappresenta invece il luogo dove, secondo la sentenza di condanna, Alberto Stasi si sarebbe ripulito dal sangue prima di allontanarsi dalla villetta. La maniglia interna del portone d’ingresso si trova infine in prossimità dell’impronta numero 10, attribuita dagli investigatori a uno degli aggressori in fuga dalla scena del crimine.
Gli esami di caratterizzazione genetica condotti all’epoca sui tre reperti femminili restituirono risultati negativi, probabilmente a causa di un numero insufficiente di marcatori per garantire l’identificazione del profilo. Tuttavia, il materiale biologico avrebbe potuto essere sottoposto a comparazione per esclusione con i tamponi salivari di tutte le persone di sesso femminile che avevano accesso alla casa nei giorni precedenti il delitto del 13 agosto 2007. Tale procedura investigativa, standard nelle indagini forensi, non venne mai eseguita dai carabinieri del nucleo investigativo di Milano, lasciando così irrisolto un elemento potenzialmente decisivo per la ricostruzione della dinamica omicidiaria.
La mancata comparazione assume maggiore significato alla luce delle attuali indagini della procura di Pavia, che vede Andrea Sempio indagato per omicidio in concorso con altre persone. L’ipotesi accusatoria di un delitto commesso da più soggetti trova infatti riscontro nella presenza di tracce biologiche multiple sulla scena del crimine, comprese quelle femminili mai identificate. La formulazione del capo d’imputazione “omicidio in concorso” suggerisce che gli inquirenti pavesi ritengano credibile la presenza di complici nell’esecuzione del delitto, rendendo ancora più inspiegabile l’omessa verifica sui profili genetici femminili rinvenuti diciotto anni fa.
L’intera porta a soffietto della cantina venne smontata e trasportata nei laboratori di Parma per gli accertamenti tecnici, che esclusero la presenza di impronte o DNA del fidanzato Alberto Stasi, ma accertarono sulla superficie una impronta digitale di Marco Poggi, due impronte digitali e una palmare non attribuite, oltre al DNA femminile rimasto ignoto sulla maniglia. Analoghi approfondimenti interessarono il rubinetto del lavabo del bagno, fatto letteralmente a pezzi dagli investigatori per cercare tracce ematiche perfino nel sifone, nel tentativo di dimostrare che le impronte di due anulari di Stasi sul dispenser fossero l’ultimo gesto dell’assassino prima della fuga.
Le attuali indagini, coordinate dal procuratore Fabio Napoleone e dall’aggiunto Stefano Civardi, hanno portato alla luce attraverso il maxi incidente probatorio disposto dal gip Daniela Garlaschelli una serie di elementi che rafforzano l’ipotesi della presenza di più persone nella villetta al momento dell’omicidio. Tra questi, la scoperta del DNA maschile denominato “ignoto 3” nel cavo orofaringeo di Chiara Poggi, successivamente ricondotto a contaminazione durante l’autopsia, e la rianalisi con tecnologie forensi avanzate dei margini ungueali della vittima, dove sarebbero state isolate tracce genetiche attribuite a Sempio.
Il caso dei tre profili femminili non identificati solleva interrogativi sulla completezza delle prime indagini, considerando che la comparazione con le persone che frequentavano abitualmente casa Poggi rappresentava una procedura investigativa standard e relativamente semplice da eseguire. L’omessa verifica appare ancora più singolare considerando la collocazione strategica dei reperti biologici femminili, rinvenuti proprio sui punti di contatto che l’assassino o gli assassini avrebbero dovuto necessariamente toccare durante l’esecuzione del delitto e la successiva fuga.
La presenza di DNA femminile in punti nevralgici della scena del crimine, unita alla formulazione dell’attuale capo d’imputazione per omicidio in concorso, delinea uno scenario investigativo che la procura di Pavia sta tentando di ricostruire attraverso le nuove tecnologie forensi disponibili. L’incidente probatorio in corso, che ha già analizzato decine di reperti conservati per diciotto anni, rappresenta l’ultima occasione per fare chiarezza su elementi investigativi che avrebbero potuto orientare diversamente le indagini originarie, se fossero stati adeguatamente approfonditi nel 2007.
Gli sviluppi processuali delle prossime settimane, con l’analisi definitiva dei margini ungueali di Chiara Poggi e l’eventuale estensione dell’incidente probatorio ad altri reperti, potrebbero finalmente fornire risposte su uno dei cold case più controversi della cronaca nera italiana, dove l’identificazione di quel DNA femminile rimasto per diciotto anni sepolto nelle carte processuali potrebbe rivelarsi la chiave di volta per una verità giudiziaria ancora incompleta.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!