L’avvocato Fabrizio Gallo ha confermato di continuare a difendere Massimo Lovati, ex legale di Andrea Sempio indagato per l’omicidio in concorso di Chiara Poggi nel caso di Garlasco, nonostante le crescenti tensioni emerse negli ultimi giorni tra i due professionisti. Dopo aver annunciato in diretta televisiva l’intenzione di rinunciare al mandato, Gallo ha fatto marcia indietro, dichiarando all’Adnkronos che continuerà ad assistere il proprio cliente con la formula lapidaria: “Lo difendo perché il mio compito è un altro, faccio da trentacinque anni l’avvocato, io continuo nel mio mandato difensivo”. La vicenda si colloca nel contesto dell’inchiesta della Procura di Brescia sulla presunta corruzione in atti giudiziari che vede coinvolti l’ex procuratore aggiunto di Pavia Mario Venditti e Giuseppe Sempio, padre dell’indagato, con riferimento all’archiviazione del procedimento a carico di Andrea Sempio avvenuta nel duemiladiciassette.
Le divisioni tra Gallo e Lovati sono emerse con forza nella giornata dell’undici novembre duemilaventicinque, quando durante la trasmissione Ore 14 condotta da Milo Infante su Rai Due, l’avvocato ha appreso in diretta della convocazione del proprio assistito presso la Procura di Brescia. La notizia era stata anticipata dal programma Chi l’ha visto attraverso Alfredo Scaccia, presentato come nuovo portavoce di Lovati. Gallo ha manifestato visibile disappunto per essere stato tenuto all’oscuro sia della convocazione sia della nomina del portavoce, dichiarando con fermezza: “Fino alle venti di ieri sera non ero a conoscenza né di una convocazione né dell’esistenza di un addetto stampa. Non sono un pupazzo, sono pronto a togliere il disturbo”. Il legale ha poi tentato senza successo di contattare telefonicamente Lovati in diretta per ottenere chiarimenti, trovando la linea occupata, circostanza che ha alimentato ulteriormente il clima di incomprensione reciproca.
Il disappunto di Gallo è apparso tanto più marcato considerando che il difensore ha precisato di aver ricevuto un messaggio dal proprio assistito soltanto alle quattro e trenta del mattino, quando ormai la notizia della convocazione era già di dominio pubblico. La mancanza di comunicazione preventiva ha rappresentato per il penalista romano una violazione dei principi di rispetto e collaborazione che dovrebbero caratterizzare il rapporto tra avvocato e cliente, tanto da spingerlo a paventare pubblicamente l’idea di rimettere l’incarico. Tuttavia, dopo un colloquio chiarificatore con Lovati avvenuto nelle ore successive, Gallo ha deciso di proseguire nella difesa, pur sottolineando la necessità di comprendere meglio l’arrivo nel team difensivo di figure quali il portavoce e presunti manager televisivi, dei quali ha dichiarato di voler rimanere estraneo.
L’ingresso di Alfredo Scaccia come portavoce
A complicare ulteriormente il quadro è giunta la nomina di Alfredo Scaccia quale portavoce di Massimo Lovati, scelta che ha sorpreso non solo l’avvocato Gallo ma l’intero ambiente legale milanese e pavese. Scaccia è un ex avvocato del foro di Frosinone che ha abbandonato la professione forense dopo essere stato arrestato nel marzo duemilaventicinque nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma per corruzione, accesso abusivo a sistema informatico e rivelazione di segreti d’ufficio, insieme al figlio Gabriele, anch’egli penalista, e a un luogotenente dei carabinieri. Scaccia ha pubblicamente annunciato di voler lasciare per sempre la toga, dichiarando che quando la legge chiama a rispondere personalmente di ipotesi di reato, la toga non ha più senso che la si indossi. Dopo la revoca dei domiciliari disposta dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Roma, Scaccia è tornato alla ribalta come consulente per la comunicazione e le strategie legali, presentandosi ora nel ruolo di portavoce per “portare equilibrio nel caos delle notizie”, come ha egli stesso spiegato all’agenzia AGI.
La presenza di Scaccia accanto a Lovati ha suscitato perplessità anche all’interno dello stesso team difensivo. Gallo ha ammesso candidamente di non conoscere Scaccia e di aver appreso della sua nomina soltanto attraverso i media, circostanza che ha acuito il senso di esclusione dal processo decisionale del proprio assistito. La scelta di avvalersi di un ex avvocato con un passato giudiziario ancora da chiarire, considerando che il processo per corruzione inizierà il nove gennaio duemilaventisei, ha alimentato interrogativi sulla strategia comunicativa adottata da Lovati in una fase particolarmente delicata dell’inchiesta bresciana. Il portavoce ha precisato che Lovati si è presentato in Procura a Brescia il tredici novembre alle sedici come persona interessata, senza l’assistenza di alcun difensore, per riferire quanto già dichiarato alla stampa, sottolineando che l’ex legale di Sempio non risulta indagato.
L’ampliamento del team difensivo con Christian Alviani
Ad affiancare Fabrizio Gallo nella difesa di Massimo Lovati è subentrato un altro legale, l’avvocato Christian Alviani del foro di Frosinone, nominato per seguire Lovati in una seconda inchiesta a Milano per diffamazione aggravata. Il procedimento è nato da una denuncia presentata dai fratelli Enrico e Fabio Giarda, ex avvocati di Alberto Stasi condannato in via definitiva a sedici anni di carcere per il delitto di Garlasco. Lovati è accusato di aver reso dichiarazioni diffamatorie e calunniose nei confronti dello studio legale Giarda lo scorso tredici marzo duemilaventicinque, sostenendo che il DNA ritrovato sulle unghie della vittima fosse frutto di una macchinazione della difesa Giarda o di una macchinazione organizzata dagli investigatori dello studio degli avvocati difensori di Stasi che clandestinamente avrebbero prelevato il DNA a Sempio. Le affermazioni di Lovati, rilasciate in particolare durante un’intervista con Fabrizio Corona nella trasmissione Falsissimo, hanno alimentato polemiche e portato a un procedimento disciplinare da parte dell’Ordine degli Avvocati di Pavia.
La composizione del team difensivo di Lovati appare dunque articolata e non priva di complessità organizzative. Accanto a Gallo e Alviani, entrambi avvocati con competenze specifiche su diversi filoni giudiziari, si inserisce la figura del portavoce Scaccia, la cui presenza ha generato malumori interni e interrogativi sulla gestione complessiva della comunicazione. Gallo ha chiuso ogni ulteriore commento pubblico sull’argomento con una frase sibillina: “Certo vorrei capire l’arrivo di questo addetto stampa, di eventuali manager televisivi”, lasciando intendere che le dinamiche decisionali intorno a Lovati sfuggono in parte al controllo dello stesso collegio difensivo. La situazione evidenzia un clima di evidente trambusto, come rilevato dall’agenzia Adnkronos, in un momento in cui Lovati è chiamato a fornire elementi chiave nell’inchiesta per corruzione che coinvolge l’ex procuratore Venditti e il padre di Andrea Sempio.
Le minacce ricevute e il clima di tensione
A rendere ancora più complesso il quadro sono giunte le minacce ricevute da Massimo Lovati e dallo stesso avvocato Gallo. Una lettera anonima contenente l’inequivocabile messaggio “È meglio che ti stai zitto” è stata ritrovata sabato sera sotto la porta dello studio di Lovati dall’avvocato Gallo, che ha definito il contenuto “pesantissimo” e rappresentante motivo di grandissima preoccupazione. Gallo ha reso pubblica la missiva durante la trasmissione Mattino Cinque condotta da Federica Panicucci, dichiarando: “Sono preoccupato, ho una famiglia. È un atto di intimidazione e non è il primo, sono una serie di atti”. Il legale ha raccontato di altri episodi inquietanti, tra cui la percezione di essere seguito da una macchina e di aver ricevuto avvertimenti da parte di persone a Garlasco che lo invitavano a stare attento a quello che faceva. Gallo ha presentato un esposto ai carabinieri, pur ammettendo che la missiva potrebbe essere opera di mitomani attratti dalla risonanza mediatica del caso, ma non escludendo che possa trattarsi di qualcosa di più serio.
Il sospetto del legale è che le minacce possano essere collegate al caso di corruzione che ha visto coinvolto Giuseppe Sempio e l’ex procuratore Mario Venditti, con particolare riferimento alla volontà di Lovati di chiarire alcune circostanze relative alle somme di denaro versate per la difesa di Andrea Sempio nel duemiladiciassette. Gallo ha spiegato che la lettera è arrivata dopo aver dichiarato pubblicamente di essere disposto ad andare in Procura a Brescia per verificare se e quando i magistrati avessero intenzione di sentire Massimo Lovati. L’avvocato ha inoltre denunciato di essere stato oggetto di voci pesanti, tra cui l’accusa da parte di una direttrice di un giornale di essere stato mandato da esponenti della ndrangheta per proteggere Lovati o per impedirgli di parlare per conto di un’associazione criminale. Gallo ha smentito categoricamente tali insinuazioni, precisando di aver conosciuto Lovati in una trasmissione televisiva e di aver accettato l’incarico dopo essersi confrontati professionalmente, senza alcuna dietrologia o coinvolgimento di organizzazioni criminali. Anche questa circostanza è stata oggetto di denuncia formale ai carabinieri.
La convocazione di Lovati in Procura a Brescia
Massimo Lovati è stato convocato dalla Procura di Brescia per comparire davanti alla sostituta procuratrice Claudia Moregola nella giornata del tredici novembre duemilaventicinque alle ore sedici. La notifica è stata recapitata nella tarda mattinata del dodici novembre da parte della Guardia di Finanza del gruppo di Pavia. Secondo quanto precisato dal portavoce Alfredo Scaccia, Lovati si è presentato da solo, senza l’assistenza di alcun difensore, in quanto convocato come persona interessata e non come indagato. L’audizione rientra nel filone d’indagine condotto dal sostituto procuratore Moregola e dal procuratore Francesco Prete, che stanno cercando di chiarire se vi fu effettivamente un pagamento illecito per ottenere l’archiviazione di Andrea Sempio dall’accusa di avere ucciso Chiara Poggi, avvenuta il ventitré marzo duemiladiciassette. Lovati, che ha difeso Sempio fin dalla sua prima archiviazione, ha sempre confermato le parole dei genitori di Andrea e ha ammesso di aver ricevuto soldi in nero per il lavoro svolto nel duemiladiciassette, circostanza che ora è al centro dell’attenzione degli inquirenti bresciani.
Gli inquirenti vogliono approfondire il tema dei sessantamila euro versati agli avvocati per tre mesi di lavoro nell’indagine aperta nel dicembre duemiladiciassette e poi chiusa con l’archiviazione di Sempio. Secondo la Procura, quei soldi non sarebbero stati destinati solo ai legali ma anche a Venditti per chiedere l’archiviazione di Sempio, poi accolta dal giudice per le indagini preliminari. La tesi accusatoria sostiene che il padre dell’indagato avrebbe pagato per incassare l’archiviazione, mentre Giuseppe Sempio sostiene che i soldi prestati dai familiari siano serviti per pagare in nero il pool difensivo, cioè i due legali Federico Soldani e Simone Grassi e Massimo Lovati. Lovati ha ammesso i pagamenti in nero, mentre Grassi ha dichiarato ai media che la sua retribuzione è stata l’esposizione mediatica in televisione e sui giornali e non il denaro. La presenza di Lovati davanti ai magistrati bresciani rappresenta dunque un passaggio significativo per chiarire alcuni passaggi relativi alla fase finale delle indagini su Sempio e alla documentazione che aveva accompagnato la richiesta di archiviazione.
Il difficile equilibrio tra difesa tecnica e gestione mediatica
La vicenda che coinvolge Massimo Lovati e il suo difensore Fabrizio Gallo mette in luce le difficoltà di gestione di un caso giudiziario ad altissima risonanza mediatica, dove la sovrapposizione tra difesa tecnica, strategia comunicativa e visibilità pubblica genera tensioni e incomprensioni. Gallo ha più volte ribadito di voler concentrarsi esclusivamente sul proprio mandato difensivo, dichiarando di non voler fare la balia di Lovati e di voler rimanere estraneo a dinamiche che esulano dalla professione forense. Tuttavia, l’ingresso di figure come il portavoce Scaccia e l’ipotesi di coinvolgimento di manager televisivi hanno complicato il quadro, generando un clima di diffidenza e innervosimento che lo stesso Gallo ha denunciato pubblicamente. Il legale ha sottolineato di essere venuto a Pavia per dare un supporto professionale, ma di aver incontrato fin dal secondo giorno ostacoli e tentativi di osteggiamento, con dichiarazioni vergognose sul proprio conto che lo avevano quasi spinto a lasciare la difesa.
Nonostante le frizioni e le divisioni emerse con forza negli ultimi giorni, l’avvocato Gallo ha confermato di continuare nel proprio mandato difensivo, affiancato dall’avvocato Christian Alviani. La decisione di proseguire appare motivata dal senso di responsabilità professionale e dalla richiesta esplicita di Lovati, che secondo quanto riferito dallo stesso Gallo gli avrebbe detto: “Tu mi devi aiutare”. Resta tuttavia evidente che il rapporto tra i due professionisti è segnato da incomprensioni e mancanza di comunicazione, elementi che potrebbero complicare ulteriormente la gestione di una vicenda già estremamente complessa sul piano giudiziario e mediatico. L’audizione di Lovati a Brescia ha rappresentato un passaggio delicato, nel quale l’ex legale di Andrea Sempio ha dovuto fornire elementi utili all’indagine senza l’assistenza formale del proprio difensore, scelta che riflette la particolare natura della convocazione come persona interessata e non come indagato.
Le conseguenze disciplinari e le ulteriori inchieste
Oltre alle tensioni con il proprio difensore, Massimo Lovati deve affrontare le conseguenze delle proprie dichiarazioni pubbliche rilasciate in televisione e sui media. L’Ordine degli Avvocati di Pavia ha avviato un procedimento disciplinare nei suoi confronti in relazione alle affermazioni rese durante l’intervista con Fabrizio Corona, nelle quali Lovati ha fatto riferimento a presunte macchinazioni e a legami con massonerie bianche, tirando in ballo il nome del defunto avvocato e professore Angelo Giarda, fondatore dell’omonimo studio. Tali dichiarazioni hanno portato a una denuncia-querela da parte dei fratelli Giarda, che potrebbero presentare una seconda denuncia dopo ulteriori esternazioni pubbliche di Lovati. L’avvocato pavese rischia richiami o sanzioni disciplinari, in un momento già particolarmente difficile della propria carriera professionale, considerando che Andrea Sempio ha deciso a metà ottobre di revocargli il mandato affidandosi a un nuovo difensore, Liborio Cataliotti, che affiancherà l’avvocata Angela Taccia.
La revoca del mandato da parte di Sempio è avvenuta proprio a causa delle numerose esternazioni pubbliche di Lovati, anche in televisione, che hanno alimentato dubbi e critiche, portando la famiglia dell’indagato a scegliere una nuova linea difensiva. Nonostante la revoca, l’avvocato Gallo ha dichiarato che se Sempio lo richiamasse, Lovati tornerebbe a difenderlo a braccia aperte, pur ammettendo che i due non si sono più sentiti dopo la conclusione del rapporto professionale. La vicenda evidenzia quanto sia delicato il confine tra diritto di cronaca, libertà di espressione dell’avvocato e rispetto del codice deontologico forense, soprattutto in casi di grande rilevanza mediatica dove ogni dichiarazione viene amplificata e scrutinata dall’opinione pubblica e dagli organi giudiziari. L’inchiesta della Procura di Brescia rischia di allargarsi ulteriormente, come paventato dallo stesso avvocato Gallo, che ha dichiarato all’agenzia Open che è pacifico che arriveranno altri indagati, riferendosi alla complessità dei rapporti finanziari e professionali emersi durante le indagini sull’archiviazione di Andrea Sempio nel duemiladiciassette. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
