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Bonus Mamme Lavoratrici 2025, domande fino al 9 dicembre: ecco come ottenere i 480 euro

Domande entro il 9 dicembre all’INPS per il bonus da 480 euro annui destinato alle madri lavoratrici con almeno due figli e reddito fino a 40.000 euro: dal 2026 l’importo salirà a 720 euro

Le lavoratrici madri con almeno due figli a carico hanno tempo fino a martedì 9 dicembre 2025 per presentare domanda all’INPS e ottenere il bonus mamme lavoratrici, un contributo economico di 40 euro mensili erogato in un’unica soluzione nel mese di dicembre per un importo complessivo che può raggiungere i 480 euro annui. La misura, introdotta con l’articolo 6 del decreto-legge numero 95 del 2025 e successivamente convertito in legge numero 118 del 2025, rappresenta un sostegno concreto al reddito delle madri lavoratrici e mira a favorire la conciliazione tra vita professionale e responsabilità familiari.

La scadenza originaria del 7 dicembre è stata prorogata al 9 dicembre considerando che il termine cadeva di domenica e che l’8 dicembre è giorno festivo. L’INPS ha precisato con la circolare numero 139 del 28 ottobre 2025 che le domande devono essere presentate entro quaranta giorni dalla pubblicazione del documento operativo. Per coloro che matureranno i requisiti necessari dopo il 9 dicembre ma comunque entro il 31 dicembre 2025, il termine per la presentazione della domanda slitta al 31 gennaio 2026. Questa proroga si applica ad esempio nel caso in cui nasca il secondo figlio dopo la scadenza principale ma prima della fine dell’anno.

>> Bonus mamme lavoratrici, aumenti fino a 720 euro dal 2026: cosa cambia e chi può richiederlo

Il contributo è destinato alle lavoratrici dipendenti, sia con contratto a tempo determinato che indeterminato, operanti nel settore pubblico o privato, nonché alle lavoratrici autonome iscritte a gestioni previdenziali obbligatorie come la Gestione Separata INPS o le casse professionali. Sono escluse espressamente le lavoratrici domestiche, categoria che comprende colf, badanti e babysitter. Il requisito fondamentale dal punto di vista reddituale prevede che la somma dei redditi da lavoro rilevanti ai fini fiscali percepiti nel 2025 non superi i 40.000 euro annui.

Per quanto riguarda la composizione del nucleo familiare, il bonus spetta alle madri con almeno due figli, compresi quelli adottati o in affidamento preadottivo, a condizione che il figlio più piccolo non abbia ancora compiuto dieci anni. Nel caso di madri con tre o più figli, il contributo è riconosciuto fino al compimento del diciottesimo anno di età del figlio più piccolo, ma solo se non si è titolari di un contratto di lavoro dipendente a tempo indeterminato. Questa esclusione è motivata dal fatto che le lavoratrici madri di tre o più figli con contratto a tempo indeterminato beneficiano di una misura alternativa più vantaggiosa, vale a dire l’esonero contributivo per invalidità, vecchiaia e superstiti fino a un massimo di 3.000 euro annui.

L’importo del bonus è pari a 40 euro per ciascun mese di effettiva attività lavorativa svolta nel corso del 2025. Questo significa che il contributo viene proporzionato ai mesi realmente lavorati, raggiungendo il massimo di 480 euro solo per chi ha svolto attività lavorativa per l’intero anno. Per le lavoratrici dipendenti il bonus spetta esclusivamente per i mesi di vigenza del rapporto di lavoro, con esclusione dei periodi di sospensione. Per le lavoratrici autonome o libere professioniste iscritte a casse previdenziali, il contributo è riconosciuto in relazione ai mesi di iscrizione alla cassa o al fondo di appartenenza durante l’anno 2025. Nel caso delle autonome iscritte alla Gestione Separata, il beneficio è invece legato ai periodi di effettiva attività lavorativa.

Una caratteristica particolarmente favorevole del contributo è la sua natura fiscale: l’importo di 40 euro mensili è completamente esentasse, non concorre alla formazione del reddito imponibile ai fini IRPEF e non è rilevante per il calcolo dell’ISEE. Questa esclusione dal calcolo dell’ISEE rappresenta un elemento di grande importanza pratica perché consente alle beneficiarie di cumulare il bonus mamme lavoratrici con altre misure di sostegno alle famiglie, come l’Assegno Unico Universale, senza che l’uno vada a penalizzare l’altro. La riforma delle regole ISEE ha infatti reso compatibili questi due strumenti, permettendo alle madri lavoratrici di godere appieno del sostegno senza temere ripercussioni negative su altre prestazioni.

L’erogazione del bonus avverrà in un’unica soluzione nel mese di dicembre 2025 per le domande presentate entro il 9 dicembre, compatibilmente con la tempistica di lavorazione delle istanze. Per le domande presentate successivamente, e comunque entro il 31 gennaio 2026 da parte di chi matura i requisiti dopo la prima scadenza, l’INPS ha comunicato che l’accredito potrebbe slittare a febbraio 2026. L’importo viene corrisposto direttamente dall’INPS alla lavoratrice, senza intermediazione del datore di lavoro, mediante accredito sul conto corrente indicato nella domanda.

La procedura per la presentazione della domanda può essere effettuata attraverso tre canali distinti. Il primo canale è il portale online dell’INPS accessibile all’indirizzo www.inps.it, dove le lavoratrici devono autenticarsi utilizzando le proprie credenziali digitali quali SPID di almeno livello 2, Carta d’Identità Elettronica 3.0, Carta Nazionale dei Servizi o identità digitale europea eIDAS. Il percorso da seguire all’interno del sito è il seguente: “Sostegni, Sussidi e Indennità”, quindi “Esplora Sostegni, Sussidi e Indennità”, poi “Per genitori”, successivamente “Vedi tutti i servizi” e infine “Nuovo Bonus mamme”. Dopo l’autenticazione si accede al “Punto d’accesso alle prestazioni non pensionistiche” dove è possibile compilare la domanda.

Il secondo canale è rappresentato dal Contact Center Multicanale dell’INPS, raggiungibile telefonicamente al numero verde 803.164 da rete fissa, servizio completamente gratuito, oppure al numero 06.164.164 da telefonia mobile a pagamento secondo le tariffe applicate dai diversi gestori telefonici. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì nelle fasce orarie dalle 8 alle 20 e il sabato dalle 8 alle 14, ora italiana. Il terzo canale prevede la possibilità di rivolgersi agli istituti di patronato autorizzati, che offrono assistenza gratuita nella compilazione e nell’invio della domanda.

Per quanto riguarda la documentazione necessaria, le lavoratrici devono dichiarare sotto la propria responsabilità, ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica numero 445 del 2000, il possesso dei requisiti previsti dalla normativa. In particolare è necessario indicare i dati anagrafici dei figli con la data di nascita o, nel caso di figli in affidamento preadottivo o adottati, la data di ingresso nel nucleo familiare, specificando se attribuito il codice fiscale di ciascun figlio. Qualora non sia possibile indicare il codice fiscale, le lavoratrici devono allegare apposita documentazione comprovante la filiazione e l’esistenza in vita dei figli dichiarati, come certificato di nascita o equipollente certificazione anagrafica. Occorre inoltre fornire informazioni sul tipo di attività lavorativa svolta, il reddito annuo previsto per il 2025 e le coordinate bancarie per il pagamento tramite codice IBAN.

Le lavoratrici madri con almeno due figli devono dichiarare che il figlio più piccolo ha età inferiore a dieci anni, mentre le madri con tre o più figli devono attestare che il figlio più piccolo ha età inferiore a diciotto anni. Le madri con tre o più figli titolari di contratto di lavoro dipendente devono inoltre specificare di non avere un rapporto di lavoro a tempo indeterminato nei mesi in cui richiedono il contributo, poiché in quel caso spetterebbe la diversa agevolazione della decontribuzione. Le informazioni fornite nella domanda saranno oggetto di verifiche incrociate da parte dell’INPS sui dati anagrafici, reddituali e contributivi delle richiedenti. In caso di dichiarazioni mendaci o non veritiere si applicano le sanzioni previste dal decreto del Presidente della Repubblica numero 445 del 2000 e si determina la decadenza dal beneficio con obbligo di restituzione delle somme eventualmente già percepite.

Il bonus mamme lavoratrici 2025 è una misura transitoria che sostituisce temporaneamente l’esonero contributivo inizialmente programmato per quest’anno e posticipato al 2026. Già dal prossimo anno infatti la misura subirà una modifica sostanziale con un incremento significativo dell’importo. Secondo quanto previsto dal Documento Programmatico di Bilancio trasmesso dal Ministero dell’Economia alla Commissione Europea e dalle prime anticipazioni sulla Legge di Bilancio 2026, il contributo mensile passerà dagli attuali 40 euro a 60 euro al mese, portando l’importo complessivo annuale da 480 a 720 euro. L’impianto della misura resterà sostanzialmente invariato senza ampliamento della platea dei beneficiari, mantenendo gli stessi requisiti relativi al numero di figli, ai limiti di età e alla soglia reddituale di 40.000 euro annui. Non è ancora stato specificato se anche nel 2026 il bonus verrà erogato in un’unica soluzione a dicembre oppure con modalità mensili, ma seguendo il modello attuale è probabile che il pagamento continui ad arrivare in un’unica tranche a fine anno.

Per il finanziamento del rafforzamento della misura nel 2026 saranno necessarie risorse aggiuntive rispetto ai 313 milioni già stanziati per il bonus mamme nell’anno in corso: secondo le stime per portare il contributo a 60 euro mensili occorreranno almeno altri 200 milioni di euro. Queste risorse dovrebbero essere reperite nell’ambito del pacchetto complessivo da 3,5 miliardi dedicato a famiglia e lotta alla povertà nei prossimi tre anni, di cui circa 1,5 miliardi andranno alla riforma dell’ISEE mentre il resto potrebbe coprire sia il bonus potenziato che altre misure sociali come la Carta “Dedicata a te”. Secondo l’Istituto Nazionale di Statistica, assumendo un tasso di adesione pari al cento per cento, il beneficio medio annuo individuale per il 2026 sarà di quasi 660 euro, calcolato moltiplicando i 60 euro mensili per il numero medio di mesi lavorati, con un costo totale stimato di circa 570 milioni di euro. Le famiglie beneficiarie rappresenterebbero il 3,2 per cento del totale delle famiglie residenti e il beneficio comporterebbe una variazione sui redditi familiari pari in media al 2,7 per cento.

È importante distinguere il bonus mamme lavoratrici da 40 euro mensili dalla misura della decontribuzione contributiva riservata alle lavoratrici madri con contratto a tempo indeterminato e almeno tre figli. Quest’ultima agevolazione, introdotta con la Legge di Bilancio 2024 e prorogata fino al 31 dicembre 2026, consiste in un esonero del cento per cento della quota dei contributi previdenziali per invalidità, vecchiaia e superstiti a carico della lavoratrice, nel limite massimo di 3.000 euro annui da riparametrare su base mensile, pari a massimo 250 euro al mese. La decontribuzione si applica a tutti i rapporti di lavoro dipendente a tempo indeterminato dei settori pubblico e privato, compreso il settore agricolo, con esclusione dei soli rapporti di lavoro domestico. Questa misura si sostanzia in un abbattimento totale della contribuzione previdenziale dovuta dalla lavoratrice, che resta in busta paga aumentando il netto percepito, diversamente dal bonus da 40 euro che viene erogato direttamente dall’INPS.

Le due misure non sono cumulabili tra loro: le lavoratrici madri di tre o più figli con contratto a tempo indeterminato beneficiano esclusivamente della decontribuzione più vantaggiosa da 3.000 euro annui e non possono accedere al bonus da 480 euro. Qualora una lavoratrice con tre o più figli cessi il rapporto di lavoro a tempo indeterminato e intraprenda un’attività autonoma o stipuli un contratto a termine, potrà allora accedere al bonus da 40 euro mensili per i mesi in cui svolge attività lavorativa diversa dal tempo indeterminato. La decontribuzione ha inoltre un diverso trattamento fiscale rispetto al bonus, essendo soggetta a prelievo fiscale la maggiore retribuzione netta percepita, mentre il bonus è completamente esente da tassazione.

Il sistema di accesso alle prestazioni INPS richiede necessariamente il possesso di un’identità digitale, rappresentando ormai da anni uno standard consolidato per l’interazione con la pubblica amministrazione italiana. Le lavoratrici che non fossero ancora in possesso di SPID, Carta d’Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi possono rivolgersi preventivamente agli uffici comunali per ottenere la CIE o agli identity provider accreditati per richiedere lo SPID. In alternativa, come già evidenziato, è sempre possibile avvalersi dell’assistenza telefonica del Contact Center o del supporto completamente gratuito offerto dai patronati presenti su tutto il territorio nazionale.

La misura del bonus mamme lavoratrici si inserisce in un quadro più ampio di politiche di sostegno alla famiglia e alla natalità che il governo italiano ha progressivamente implementato negli ultimi anni. Accanto al bonus mamme operano infatti altre prestazioni come l’Assegno Unico Universale, che rappresenta la misura cardine spettante per ogni figlio a carico con maggiorazioni per disabilità, nuclei numerosi, genitore solo o madre giovane. La già citata compatibilità tra bonus mamme e Assegno Unico, resa possibile dalla riforma delle regole ISEE che ha escluso entrambe le prestazioni dal calcolo dell’indicatore, permette alle famiglie di beneficiare contemporaneamente di entrambi gli strumenti senza che l’uno penalizzi l’altro.

Per una famiglia tipo con due figli e reddito da lavoro intorno ai 30.000 euro annui, la possibilità di cumulare l’Assegno Unico con il bonus mamme lavoratrici può rappresentare un incremento netto del sostegno pubblico di diverse centinaia di euro all’anno, costituendo una boccata d’ossigeno reale per i bilanci familiari. Questa razionalizzazione degli strumenti di welfare familiare risponde all’esigenza di superare le logiche burocratiche che troppo spesso hanno trasformato gli aiuti pubblici in ostacoli anziché in opportunità concrete di sostegno.

Considerando l’approssimarsi della scadenza del 9 dicembre, è fondamentale che le lavoratrici interessate verifichino tempestivamente il possesso dei requisiti e procedano senza indugio alla presentazione della domanda attraverso uno dei canali messi a disposizione dall’INPS. I datori di lavoro e i consulenti del lavoro sono invitati dalle circolari operative a informare tempestivamente le lavoratrici aventi diritto circa l’esistenza della misura e le modalità di accesso, facilitando così la massima diffusione del beneficio tra le potenziali beneficiarie. La finestra temporale aggiuntiva fino al 31 gennaio 2026 per chi matura i requisiti successivamente rappresenta una flessibilità importante del sistema, permettendo anche a chi diventa madre del secondo o terzo figlio nelle ultime settimane dell’anno di non perdere il diritto al contributo per i mesi già maturati.

Il bonus mamme lavoratrici 2025 costituisce pertanto uno strumento concreto di politica familiare che, pur con le sue limitazioni in termini di importo e di platea, rappresenta un segnale di attenzione verso le esigenze delle madri che cercano di conciliare responsabilità genitoriali e attività professionale. Il suo potenziamento previsto per il 2026 con l’innalzamento a 60 euro mensili testimonia la volontà di consolidare questo filone di intervento nel medio periodo, sebbene permangano ampi margini di miglioramento per quanto riguarda l’estensione della platea dei beneficiari e l’adeguatezza degli importi rispetto al reale costo della genitorialità. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!