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Picco di influenza in Australia, si temono numerosi contagi anche in Italia

L’Australia registra un aumento del 70% dei casi influenzali rispetto al 2024, con oltre 150.000 contagi e ospedali in crisi. Gli esperti italiani prevedono una stagione autunnale molto intensa con possibili 15-20 milioni di contagi, aggravata dalla bassa copertura vaccinale del 53,3% negli over 65.

L’Australia attraversa la fase più critica della propria stagione influenzale invernale, registrando numeri da record che hanno messo sotto pressione le strutture sanitarie del continente e lanciato un allarmante segnale di allarme per l’Europa e l’Italia. I dati ufficiali provenienti dall’emisfero australe descrivono una situazione epidemiologica senza precedenti, con oltre 150.000 casi confermati dall’inizio del 2025 e un incremento dei contagi del 70% rispetto all’anno precedente. Le infezioni hanno superato i 18.000 casi segnalati entro il mese di luglio, mentre le ospedalizzazioni sono aumentate del 50% in sole due settimane, causando una carenza critica di posti letto negli ospedali australiani.

Gli infettivologi italiani osservano con particolare attenzione l’evolversi della situazione australiana, poiché il ciclo stagionale dell’emisfero australe costituisce tradizionalmente un indicatore predittivo affidabile per ciò che attende l’Europa nei mesi autunnali e invernali. Il professor Fabrizio Pregliasco, direttore della Scuola di specializzazione in Igiene e medicina preventiva all’Università di Milano, ha dichiarato che “anche in Italia si prevede una prossima stagione influenzale molto intensa, con la co-circolazione di vari virus influenzali insieme anche al virus respiratorio sinciziale ed al virus SarsCoV2 del Covid”. La previsione trova conferma nell’analisi dei ceppi virali circolanti, che vedono protagonista il ceppo influenzale B Victoria, poco diffuso negli anni scorsi e quindi capace di colpire una popolazione con scarsa immunizzazione naturale.

L’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della Clinica di Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova, ha sottolineato come “si prevede nel prossimo inverno una stagione influenzale anche peggiore di quella appena trascorsa, che è stata la peggiore degli ultimi 20 anni”. Bassetti ha evidenziato un dato particolarmente preoccupante: durante l’inverno australiano, le ore di servizio delle ambulanze sono raddoppiate rispetto all’anno precedente, con il Sud Australia che ha registrato in luglio il peggior aumento mai documentato, con 5.866 ore aggiuntive di servizio. Il sistema sanitario australiano ha dovuto attivare misure straordinarie, inclusa l’apertura di un servizio sanitario alberghiero in un hotel di Adelaide per alleggerire la pressione sugli ospedali, dove si erano accumulate fino a 280 persone in attesa di un posto letto.

Il panorama epidemiologico che si delinea per l’Italia presenta caratteristiche di particolare complessità, con l’attesa circolazione simultanea di molteplici agenti patogeni respiratori in quello che gli esperti definiscono scenario di “tripledemia”. Oltre ai tradizionali ceppi influenzali A H1N1 e B Victoria, si prevede la co-circolazione del virus respiratorio sinciziale (RSV) e del SarsCoV2, creando un quadro sanitario che potrebbe replicare e potenzialmente superare la gravità della situazione australiana. I bambini sotto i 9 anni risultano particolarmente esposti ai contagi, mentre gli over 65 presentano il maggior rischio di forme gravi e ospedalizzazione.

La stagione influenzale 2024-2025 appena conclusa in Italia ha già segnato numeri da record, con circa 16,1 milioni di casi di sindrome simil-influenzale, costituendo “un numero mai registrato nelle precedenti stagioni” secondo l’ultimo bollettino dell’Istituto Superiore di Sanità. Questa cifra straordinaria rappresenta un precedente preoccupante in vista della prossima stagione, considerando che Bassetti stima un possibile coinvolgimento di “15-20 milioni di italiani” in caso di replica dello scenario australiano. Il virologo ha inoltre denunciato la persistente inadeguatezza della copertura vaccinale nazionale, sottolineando come “solo un italiano su quattro sceglie di vaccinarsi”.

I dati ufficiali confermano la criticità della situazione vaccinale italiana: la copertura negli over 65 si è attestata al 53,3% nella stagione 2023-2024, in calo rispetto al 56,7% della stagione precedente e molto distante dal target minimo del 75% raccomandato dal Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale. Nella popolazione generale, la copertura vaccinale è scesa al 18,9%, registrando una diminuzione rispetto al 20,2% della stagione precedente. Questi numeri appaiono particolarmente preoccupanti considerando che il Ministero della Salute ha già pubblicato le nuove linee guida per la stagione 2025-2026, confermando la disponibilità di vaccini aggiornati calibrati sui ceppi A H1N1 e B Victoria responsabili dell’ondata australiana.

Il professor Pregliasco ha precisato che “i due ceppi influenzali sono molto simili a quelli previsti nel vaccino antinfluenzale che secondo la circolare del ministero della Salute sarà disponibile da ottobre”. La strategia vaccinale prevede la somministrazione gratuita per over 60, persone con patologie croniche, donne in gravidanza, bambini dai 6 mesi ai 6 anni e operatori sanitari, con possibilità di estensione al resto della popolazione. Le formulazioni disponibili includeranno sia vaccini trivalenti che quadrivalenti, con particolare attenzione al nuovo ceppo B/Phuket/3073/2013-like e alle nuove varianti antigeniche di tipo A.

L’esperienza australiana evidenzia inoltre l’impatto demografico differenziato dell’influenza, con i bambini di età compresa tra 0 e 9 anni che hanno sperimentato i tassi di infezione più elevati, mentre le ospedalizzazioni e gli esiti severi si sono concentrati negli adulti oltre i 65 anni. Questa “doppia pressione dell’influenza” – alta trasmissione nelle popolazioni più giovani e alta gravità negli adulti anziani – rappresenta una sfida particolare per il sistema sanitario nazionale, che dovrà prepararsi a gestire simultaneamente un elevato numero di contagi e una significativa pressione ospedaliera.

Il ministro della Salute dell’Australia Meridionale Chris Picton ha descritto l’impatto dell’influenza come un fattore che “ha esacerbato la situazione creando un certo stress” sul sistema ospedaliero, aggiungendo che “l’influenza ha raggiunto il livello più alto visto in questo decennio e sta mettendo a dura prova i nostri ospedali”. La situazione ha comportato non solo un grande afflusso di pazienti, ma anche un significativo aumento delle assenze del personale sanitario colpito dall’influenza, creando un circolo vizioso che ha amplificato le difficoltà del sistema.

Gli esperti sottolineano l’importanza cruciale della sorveglianza genomica, che conferma come i ceppi della stagione 2025 dell’emisfero australe siano antigenicamente comparabili a quelli circolanti, suggerendo una potenziale efficacia elevata del vaccino. Tuttavia, i numeri elevati di casi evidenziano come le coperture vaccinali subottimali rimangano il principale fattore trainante della trasmissione, rendendo necessario un deciso incremento dell’adesione alle campagne vaccinali per evitare che anche l’Italia replichi lo scenario critico australiano.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!