Un’era si conclude per la robotica domestica americana. iRobot, l’azienda con sede nel Massachusetts che ha rivoluzionato il mercato delle aspirapolvere intelligenti attraverso il marchio Roomba, ha formalmente presentato istanza di fallimento ai sensi del Capitolo 11 della legge fallimentare statunitense, segnando il trasferimento del controllo della società alla cinese Shenzhen PICEA Robotics e alla sua controllata Santrum Hong Kong. La procedura, avviata il 14 dicembre presso il Tribunale Distrettuale del Delaware, rappresenta il capitolo conclusivo di una parabola discendente che dalla pandemia di Covid-19 in poi ha visto l’azienda passare da una valutazione di 3,56 miliardi di dollari nel 2021 a circa 140 milioni attuali.
Il fallimento di iRobot non costituisce soltanto una vicenda commerciale di rilievo, bensì l’emblematico manifestarsi di una tendenza globale dove le politiche protezioniste e la concorrenza asiatica riscrivono gli equilibri nell’economia americana. Fondata nel 1990 da ingegneri del Massachusetts Institute of Technology, iRobot aveva registrato il proprio apice nel 2020 con ricavi di 1,6 miliardi di dollari, registrando una successiva contrazione progressiva che ha portato i guadagni a 681 milioni nel 2024, con ulteriori previsioni di crollo fino a 525 milioni per l’anno in corso. Il primo Roomba, lanciato sul mercato nel 2002, rappresentò un momento di discontinuità nel settore della pulizia domestica, inaugurando il segmento dei robot aspirapolvere oggi valutato globalmente a circa 16 miliardi di dollari e destinato a raggiungere 31,7 miliardi entro il 2033.
La catena di eventi che ha condotto al tracollo finanziario di iRobot affonda le proprie radici in molteplici fattori convergenti. Nel gennaio 2024, il colosso del commercio elettronico Amazon ha ufficialmente ritirato la propria proposta di acquisizione da 1,7 miliardi di dollari, un’operazione annunciata nel 2022 e successivamente bloccata dalle autorità di regolamentazione dell’Unione Europea, le quali avevano espresso sostanziali preoccupazioni riguardanti potenziali rischi competitivi. Tale fallimento negoziale ha privato iRobot della stabilità finanziaria e delle risorse strategiche che avrebbero potuto garantirne la sopravvivenza in un mercato caratterizzato da crescente competizione asiatica.
Particolarmente rilevante nella genesi della crisi risulta l’impatto dei dazi commerciali perseguiti dall’amministrazione Trump. L’azienda ha quantificato in 23 milioni di dollari gli extra-costi sostenuti nel 2025 conseguenti alle tariffe del 46 percento imposte dall’amministrazione statunitense sui beni importati dal Vietnam, nazione dove viene fabbricata la stragrande maggioranza dei dispositivi Roomba destinati al mercato nordamericano. Tale situazione rappresenta un’ironia storica considerando che iRobot aveva deliberatamente delocalizzato la produzione dal territorio cinese al Vietnam proprio al fine di ridurre la propria dipendenza dalla Repubblica Popolare e diversificare le proprie catene di fornitura, strategia che si è rivelata controproducente alla luce della successiva imposizione di tariffe doganali.
Secondo i termini dell’accordo di ristrutturazione raggiunto con PICEA, società che già ricopriva i ruoli di principale finanziatore e produttore per iRobot, la transazione prevede l’acquisizione del 100 percento delle quote azionarie della società statunitense, determinando l’eliminazione totale della quota ordinaria dei precedenti azionisti. In virtù di tale struttura, gli azionisti di iRobot non percepiranno alcuna compensazione relativa al loro investimento, configurando una perdita completa del capitale investito. L’amministratore delegato Gary Cohen ha dichiarato che la transazione rappresenta “una pietra miliare cruciale per garantire il futuro a lungo termine di iRobot”, sottolineando come l’operazione rafforzerà le fondamenta finanziarie dell’azienda e preserverà la continuità operativa per consumatori, clienti e partner.
La procedura di insolvenza è attesa concludersi entro febbraio 2026, durante il quale iRobot continuerà l’operatività ordinaria senza interruzioni significative nella fornitura di servizi, nel supporto dei prodotti e nella gestione delle proprie piattaforme applicative. Una volta completata la ristrutturazione, iRobot diverrà società privata interamente controllata da PICEA, con le proprie azioni ritirate dai listini del Nasdaq Stock Market. Tale transizione rappresenterà il trasferimento della proprietà di una delle società più rappresentative dell’innovazione tecnologica americana verso la sfera di controllo cinese, configurando un passaggio simbolicamente significativo negli equilibri della competizione globale nel settore della robotica domestica.
La struttura finanziaria della transazione rivela ulteriori dettagli sulla profondità della crisi iRobot. Nel novembre del 2025, Santrum Hong Kong ha acquisito i diritti relativi al prestito concesso a iRobot nel 2023 da diversi fondi collegati al fondo di investimento Carlyle, assumendone il controllo quale nuovo amministratore del credito. Il valore complessivo del debito assunto corrisponde a 190,7 milioni di dollari tra capitale e interessi ancora da rimborsare, dimensione che evidenzia come PICEA stia acquisendo una società profondamente indebitata quale conseguenza di una progressiva erosione della redditività.
L’assorbimento di iRobot da parte di PICEA, società che vanta oltre 7.000 dipendenti distribuiti globalmente e ha commercializzato più di 20 milioni di aspirapolvere robot, consente alla società cinese di consolidare la propria posizione nel segmento della robotica domestica. Già nel marzo del 2024, iRobot aveva pubblicamente manifestato “sostanziali dubbi” sulla propria capacità di continuare ad operare nei mercati internazionali, ipotesi resa concreta dall’incertezza macroeconomica, dalla sempre più agguerrita concorrenza asiatica e dall’impatto dei dazi sulla domanda dei consumatori. Il periodo successivo ha visto l’azienda implementare un piano di ristrutturazione che ha comportato la riduzione del proprio organico di oltre il 50 percento, misura rivelatasi insufficiente a invertire la tendenza negativa.
L’acquisizione di iRobot da parte di PICEA rappresenta inoltre l’estensione della supremazia manifatturiera cinese in un settore ad altissima crescita quali è quello della robotica domestica. Mentre l’azienda americana affrontava le sfide poste dalla concorrenza asiatica e dalle limitazioni normative internazionali, i concorrenti cinesi hanno consolidato quote di mercato sempre più significative. Tale scenario sintetizza le tensioni geopolitiche che caratterizzano il commercio globale nella contemporaneità, dove le politiche tariffarie statunitensi, sebbene teoricamente volte a tutelare gli interessi industriali americani, hanno paradossalmente accelerato il trasferimento della proprietà di asset tecnologici strategici verso attori cinesi.
La dissoluzione della quotazione in Borsa di iRobot del Nasdaq comporterà inoltre implicazioni rilevanti per gli investitori istituzionali e retail che avevano sottoscritto le azioni della società nel corso dei 20 anni di presenza sui mercati finanziari. La capitalizzazione azionaria, che era stata sostenuta dalla percezione di innovazione e dalla posizione dominante nel mercato della robotica domestica, si è progressivamente erosa a causa della contrazione dei ricavi, dell’assenza di prospettive di crescita nel breve termine e dell’incapacità di competere efficacemente con i concorrenti asiatici a prezzi inferiori. La decisione della gestione di ricorrere al Capitolo 11 rappresenta il riconoscimento formale di questa realtà economica e finanziaria.
Il fallimento di iRobot segna la conclusione di un capitolo importante nella storia dell’innovazione tecnologica americana nel campo della robotica domestica. Sebbene il marchio Roomba continuerà ad operare sotto la proprietà cinese e la società dovrebbe mantenere una qualche attività nel mercato globale, la perdita di indipendenza rappresenta simbolicamente il declino della capacità competitiva americana in una tecnologia che essa stessa aveva inventato e inizialmente dominato globalmente. L’epilogo della vicenda iRobot costituisce pertanto un “case study” emblematico circa le conseguenze interconnesse delle politiche commerciali protezioniste, della regolamentazione antitrust internazionale e della competizione manifatturiera asiatica nel ridisegnare gli equilibri dell’economia globale contemporanea. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
