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Rifugio Val di Fumo, la cagnolina respinta dal rifugio diventa un caso politico

Il caso del Rifugio Val di Fumo riaccende il dibattito sull’accesso degli animali domestici alle strutture alpine, evidenziando il conflitto tra rigidi regolamenti e necessità di soccorso in emergenza.

La vicenda del 15 agosto scorso in Val di Fumo ha riacceso il dibattito sui diritti degli animali domestici nelle strutture alpine, sollevando interrogativi che vanno oltre la semplice applicazione di un regolamento e toccano questioni di emergenza, sicurezza e civiltà. Una coppia di escursionisti, sorpresa da una tempesta di pioggia e grandine mentre rientrava a Malga Bissina con la propria cagnolina di quattordici anni, si è vista negare l’accesso al Rifugio Val di Fumo nonostante l’animale versasse in condizioni critiche.

Il racconto dell’escursionista, pubblicato sui social network dopo settimane di silenzio, descrive una situazione drammatica: la cagnolina anziana, di soli otto chilogrammi, si presentava bagnata, tremolante e infreddolita, con evidenti rischi di ipotermia o polmonite. La richiesta di riparo per pochi minuti, il tempo necessario ad asciugare e riscaldare l’animale, ha ricevuto una risposta categorica dal gestore: «Qui i cani non entrano». Quando la coppia ha insistito chiedendo almeno di sostare nell’ingresso, la replica è stata ancora più dura: «Il cane non è mica un bambino».

L’escalation della tensione ha raggiunto toni preoccupanti quando gli escursionisti hanno fatto presente che un rifugio di montagna dovrebbe garantire protezione e soccorso. Il gestore avrebbe reagito con minacce («Ti mollo una sberla») e un collaboratore della struttura avrebbe tentato di allontanare fisicamente la coppia. La frase che ha maggiormente colpito l’opinione pubblica, secondo la testimonianza riportata, è stata: «Tu puoi entrare, il cane resta a morire fuori».

Il quadro normativo che regola l’accesso degli animali domestici nei rifugi alpini risulta complesso e spesso contraddittorio. Il Regolamento Generale Rifugi del Club Alpino Italiano stabilisce chiaramente che «non si possono introdurre animali nei rifugi, salvo diverse disposizioni concordate tra Sezioni e Gestore». Il divieto si inasprisce per i locali adibiti a pernottamento, dove vige un «divieto assoluto di accesso agli animali». Parallelamente, la legislazione italiana non prevede alcun divieto generale per l’ingresso di cani nei pubblici esercizi, purché condotti con guinzaglio e museruola.

La discrezionalità del gestore emerge come elemento centrale della questione: ogni rifugio può stabilire un regolamento interno che vieti o limiti l’accesso agli animali, soprattutto per motivi di igiene, sicurezza o tutela della fauna. Questa autonomia decisionale, pur legittima dal punto di vista giuridico, genera situazioni di grande disparità territoriale e crea incertezza tra gli escursionisti che viaggiano con i propri animali domestici.

Le associazioni animaliste denunciano da tempo l’obsolescenza di questi regolamenti. L’Enpa del Trentino, attraverso la presidente Ivana Sandri, ha ribadito la richiesta di modifica delle norme interne del CAI: «Un cambio che risponde anche all’evoluzione della società». L’associazione aveva già sollevato la questione nel 2023, dopo un episodio analogo al bivacco della Vigolana, dove due ragazze con una cagnolina erano state costrette a rimettersi in cammino dopo le diciannove, mettendo a rischio la propria sicurezza.

La dimensione politica della vicenda si è manifestata attraverso l’intervento del deputato trentino Andrea de Bertoldi, che ha annunciato un’interrogazione parlamentare urgente al ministero competente. Il parlamentare della Lega ha definito l’episodio «una chiara violazione della normativa a tutela degli animali» e «una pagina pessima per l’accoglienza in montagna», sottolineando come gli animali da compagnia meritino di essere trattati «con responsabilità e dignità».

La questione delle emergenze rappresenta il nodo più delicato dell’intera vicenda. Se da un lato i regolamenti esistono per garantire ordine e sicurezza nelle strutture alpine, dall’altro lato la rigida applicazione di queste norme in situazioni di pericolo immediato solleva interrogativi etici e pratici. L’episodio della Val di Fumo ha evidenziato come il confine tra rispetto delle regole e dovere di soccorso possa diventare sottile, specialmente quando sono coinvolti animali domestici in condizioni di stress fisico.

La risposta della comunità escursionistica presente al rifugio durante l’episodio ha dimostrato valori di solidarietà che contrastano con l’atteggiamento della gestione: altri escursionisti hanno prestato coperte per asciugare l’animale e hanno messo a disposizione un fornelletto per riscaldarlo. Questo gesto spontaneo di aiuto ha permesso alla cagnolina di riprendersi, evidenziando come l’emergenza fosse reale e come la collaborazione umana possa sopperire alle carenze istituzionali.

L’evoluzione del panorama ricettivo montano mostra segnali di cambiamento in alcune aree. In Alto Adige esistono strutture che si definiscono esplicitamente “pet friendly” e hanno dedicato spazi specifici agli animali domestici, dimostrando come sia possibile conciliare accoglienza e regolamentazione. Anche in Trentino, alcuni rifugi hanno adottato politiche più flessibili, permettendo l’accesso agli animali in aree comuni sotto specifiche condizioni.

Il paradosso dei cani da soccorso emerge chiaramente nel dibattito: mentre le unità cinofile del soccorso alpino vengono celebrate per il loro ruolo cruciale nelle operazioni di salvataggio, i cani domestici che accompagnano gli escursionisti subiscono discriminazioni nell’accesso alle strutture. Thomas Colussa, esperto di montagna, ha sottolineato questa contraddizione: “È inutile decantare le imprese dei cani da soccorso, che sono straordinari, ma poi rendere complesso l’accesso di questi animali alla montagna”.

La normativa europea sulla protezione degli animali durante il trasporto e nelle emergenze fornisce un quadro di riferimento che potrebbe influenzare le politiche nazionali. Il regolamento prevede controlli e standard di benessere che, se applicati in modo estensivo, potrebbero modificare l’approccio delle strutture ricettive montane verso gli animali domestici.

Le implicazioni economiche della questione non possono essere ignorate: l’esclusione sistematica degli animali domestici dalle strutture alpine rischia di penalizzare un segmento crescente di turisti che considerano gli animali parte integrante della famiglia. Il mercato del turismo pet-friendly rappresenta una realtà economica significativa che il settore montano non può permettersi di trascurare indefinitamente.

La formazione del personale emerge come elemento chiave per gestire situazioni critiche con maggiore sensibilità. Episodi come quello della Val di Fumo evidenziano la necessità di preparare i gestori delle strutture alpine a valutare caso per caso le richieste di accesso, distinguendo tra situazioni ordinarie e emergenze che richiedono flessibilità nell’applicazione dei regolamenti.

Il silenzio del gestore del Rifugio Val di Fumo, che ha preferito non rilasciare dichiarazioni alle testate giornalistiche che hanno richiesto un commento, lascia aperte molte domande sulla versione ufficiale dei fatti. Questa mancanza di comunicazione contribuisce ad alimentare la polemica e impedisce un confronto costruttivo sulla gestione dell’episodio.

La prospettiva futura del settore ricettivo montano dovrà necessariamente confrontarsi con l’evoluzione sociale che vede negli animali domestici membri effettivi delle famiglie. L’irrigidimento su posizioni regolamentari datate rischia di creare un divario crescente tra l’offerta turistica montana e le aspettative di una clientela sempre più sensibile al benessere animale.

La vicenda della Val di Fumo rappresenta un caso emblematico che trascende la semplice cronaca locale per diventare simbolo di una tensione più ampia tra tradizione e modernità nell’approccio agli animali domestici. La sfida per il futuro consiste nel trovare un equilibrio tra il rispetto delle normative di sicurezza e igiene e il riconoscimento del valore affettivo e sociale degli animali da compagnia, specialmente in situazioni di emergenza dove la compassione dovrebbe prevalere sulla rigida applicazione delle regole.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!