Il presidente del Venezuela Nicolás Maduro ha annunciato ancora una volta che le festività natalizie inizieranno il 1° ottobre nel paese sudamericano, segnando la seconda volta consecutiva che il leader chavista anticipa il periodo festivo di quasi due mesi rispetto alla tradizionale celebrazione di dicembre. L’annuncio, pronunciato durante il suo programma televisivo settimanale “Con Maduro +”, rappresenta il decreto più precoce nella storia delle anticipazioni natalizie venezuelane, una pratica che Maduro ha adottato sistematicamente dal 2013.
“Ancora una volta quest’anno, il Natale inizia il 1° ottobre con gioia, commercio, attività, cultura, canti natalizi”, ha dichiarato Maduro durante la trasmissione di lunedì 8 settembre, spiegando che la decisione mira a “difendere il diritto alla felicità” del popolo venezuelano. Il presidente ha giustificato la sua scelta affermando che la formula applicata negli anni precedenti “ha funzionato molto bene per noi: per l’economia, per la cultura, per la gioia, per la felicità”.
Questa strategia di anticipazione delle festività natalizie non costituisce una novità nell’amministrazione Maduro, che ha utilizzato ripetutamente questa misura come strumento di politica interna. La prima volta che il Venezuela anticipò il Natale fu nel 2020, durante la pandemia di COVID-19, quando Maduro annunciò l’inizio delle festività il 15 ottobre. L’anno successivo, nel 2021, le celebrazioni furono fissate al 4 ottobre, mentre nel 2022 iniziarono il 1° novembre e nel 2023 addirittura il 1° settembre.
L’anticipo delle festività natalizie rappresenta per il governo venezuelano un’opportunità per incrementare la distribuzione di aiuti e pacchi alimentari nei quartieri popolari, includendo tradizionalmente prosciutti e altri generi alimentari attraverso i Comitati Locali di Approvvigionamento e Produzione (CLAP). Durante questo periodo, i dipendenti pubblici ricevono inoltre bonus aggiuntivi dal governo, una pratica che negli anni di crisi economica è diventata particolarmente significativa per famiglie che spesso dipendono dalle rimesse e dai sussidi governativi per sopravvivere.
Il contesto dell’annuncio di quest’anno è particolarmente complesso, caratterizzato da crescenti tensioni con gli Stati Uniti e da una profonda crisi politica interna. L’amministrazione Trump ha incrementato significativamente la presenza militare nei Caraibi, schierando navi da guerra e caccia F-35 nell’ambito di operazioni antidroga che Washington afferma essere dirette contro cartelli controllati dal governo venezuelano. Il 2 settembre, le forze statunitensi hanno affondato un’imbarcazione venezuelana, uccidendo 11 persone che secondo Trump appartenevano alla banda Tren de Aragua, designata come organizzazione terroristica.
In risposta all’escalation militare, Maduro ha annunciato il dispiegamento di 25.000 soldati lungo le coste e i confini del paese, più del doppio delle forze precedentemente stanziate, dichiarando che il Venezuela è “pronto per una lotta armata, se necessario”. Il presidente venezuelano ha definito la presenza militare statunitense “la più grande minaccia vista nel nostro continente negli ultimi cento anni”, pur mantenendo aperta la possibilità di dialogo con Washington.
Dal punto di vista economico, il Venezuela continua a confrontarsi con sfide strutturali significative nonostante alcuni miglioramenti rispetto al picco della crisi iperinflazionistica. Maduro ha annunciato che l’inflazione del 2024 si è attestata al 48% annuo, il livello più basso in 12 anni, e che l’economia ha registrato una crescita del 9% nell’anno precedente. Tuttavia, economisti indipendenti stimano tassi di inflazione compresi tra il 180% e il 200%, mentre il divario tra il tasso di cambio ufficiale e quello del mercato nero continua a complicare la vita quotidiana dei venezuelani.
La crisi politica scaturita dalle elezioni presidenziali del 28 luglio 2024 ha ulteriormente aggravato la situazione interna. Nonostante l’opposizione abbia pubblicato verbali elettorali che indicano una vittoria schiacciante del candidato Edmundo González Urrutia con il 67% dei voti, il Consiglio Elettorale Nazionale controllato dal governo ha proclamato vincitore Maduro senza fornire prove dettagliate. Le proteste successive hanno provocato oltre 25 morti e più di 2.400 arresti attraverso l'”Operazione Tun Tun”, una campagna repressiva che ha preso di mira manifestanti, figure dell’opposizione e difensori dei diritti umani.
La Conferenza Episcopale Venezuelana ha criticato duramente la decisione di anticipare il Natale, sottolineando che “il Natale inizia il 25 dicembre” e avvertendo che la festività “non dovrebbe essere utilizzata per scopi politici o di propaganda”. I vescovi hanno ribadito che il Natale è un tempo “di riflessione, pace e amore, e deve essere rispettato come tale”, riaffermando la responsabilità ecclesiastica nella determinazione dei tempi e delle modalità di celebrazione.
Analisti e oppositori interpretano l’anticipo natalizio come una manovra di distrazione dalle crescenti difficoltà del paese. José Ernesto Ruiz, un impiegato di Caracas, ha espresso il sentimento di molti venezuelani: “Il Natale dovrebbe essere un momento di gioia, riunioni familiari, feste, regali… ma senza denaro e con questa crisi politica, chi può credere che ci sarà un Natale anticipato?”. La strategia di Maduro viene percepita come un tentativo di mantenere la coesione sociale e deviare l’attenzione dai problemi strutturali attraverso la promessa di celebrazioni e distribuzione di aiuti.
L’economia venezuelana, seppur in ripresa parziale rispetto al collasso degli anni precedenti, continua a mostrare segni di fragilità. Il paese ha attraversato la peggiore contrazione economica della sua storia moderna, con il PIL che si è ridotto dell’80% tra il 2014 e il 2020 prima di registrare una crescita dell’8% nel 2022. La dollarizzazione de facto dell’economia, con oltre l’80% delle transazioni effettuate in valuta statunitense, ha contribuito a stabilizzare parzialmente la situazione, ma la maggior parte delle famiglie continua a dipendere da sussidi governativi e rimesse per sopravvivere.
L’anticipazione del Natale si inserisce quindi in un quadro complesso di manovre politiche ed economiche volte a mantenere il consenso popolare in un momento di particolare vulnerabilità per il regime chavista. Mentre Maduro promuove l’immagine di un paese in ripresa attraverso celebrazioni anticipate e promesse di prosperità, la realtà quotidiana di milioni di venezuelani rimane segnata da difficoltà economiche, repressione politica e incertezza sul futuro. La decisione di celebrare il Natale in ottobre rappresenta così non solo una curiosità calendario, ma un simbolo delle contraddizioni e delle sfide che caratterizzano il Venezuela contemporaneo sotto la leadership di Nicolás Maduro.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!