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Parigi, Nicolas Sarkozy condannato per associazione a delinquere

Nicolas Sarkozy condannato a Parigi per associazione a delinquere nel caso dei fondi libici. L’ex presidente ricorrerà in appello, ma la sua ombra pesa sulla Quinta Repubblica.
Credit © France Télévisions

Parigi ha scritto oggi una nuova e amara pagina nella storia politica francese: Nicolas Sarkozy, ex presidente della Repubblica, è stato riconosciuto colpevole di associazione a delinquere nel processo sul presunto finanziamento illecito della sua campagna elettorale del 2007 da parte del regime libico di Muammar Gheddafi. A stabilirlo è stato il tribunale della capitale francese, che ha invece assolto Sarkozy dalle accuse più gravi di corruzione passiva e appropriazione indebita. Secondo la giudice Nathalie Gavarino, il leader conservatore ha «consentito ai suoi stretti collaboratori di agire allo scopo di ottenere sostegni finanziari» dalla Libia, avallando così un sistema illecito che si sarebbe sviluppato tra il 2005 e il 2007, proprio in coincidenza con la sua scalata all’Eliseo.

Nel dispositivo di condanna compaiono anche due figure chiave dell’entourage dell’ex capo di Stato: Claude Guéant, ex ministro dell’Interno e braccio destro di Sarkozy, è stato condannato per corruzione passiva, associazione a delinquere, falso in atto pubblico e traffico di influenze, anche se è stato assolto da alcuni capi d’accusa legati al riciclaggio e al finanziamento illecito. Guéant, secondo gli inquirenti, avrebbe accettato almeno 500mila euro in contanti provenienti da fonti libiche. Condanna anche per Brice Hortefeux, altro ex ministro e fedelissimo dell’ex presidente, ritenuto colpevole di associazione a delinquere ma assolto da altri capi di imputazione legati all’uso illecito di fondi pubblici. Totalmente scagionato, invece, Eric Woerth, tesoriere della campagna presidenziale del 2007, per il quale i giudici non hanno ravvisato elementi di colpevolezza.

Le radici dell’inchiesta affondano nel 2011, quando una clamorosa dichiarazione del colonnello Gheddafi e successivi documenti emersi da fonti libiche accusarono Sarkozy di aver ricevuto milioni di euro in contanti per sostenere la propria candidatura all’Eliseo. Accuse che l’ex presidente ha sempre respinto con fermezza, definendole una “montatura politica”. E anche oggi, di fronte al verdetto, i suoi legali hanno fatto sapere che presenteranno ricorso, il che congelerà temporaneamente qualsiasi esecuzione della sentenza in attesa dell’appello. I pubblici ministeri avevano chiesto per lui una pena di sette anni di reclusione, ma al momento non è stata ancora resa nota la condanna definitiva.

Il processo, che ha coinvolto tredici imputati, tra cui imprenditori e uomini d’affari, si colloca in un contesto più ampio di scandali che negli ultimi anni hanno segnato la parabola dell’ex presidente, già condannato in altri procedimenti penali. Ma il caso dei fondi libici rappresenta il più grave, perché tocca il cuore stesso della democrazia francese: la trasparenza del finanziamento elettorale. E con il verdetto di oggi, la giustizia francese ha stabilito un principio forte, anche se ancora non definitivo, sul confine tra politica e illegalità.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!