Il quadro economico europeo registra un capovolgimento storico che vede l’Italia non più relegata al ruolo di «grande malato d’Europa», mentre la Francia assume oggi il primato negativo della pressione fiscale più elevata nell’Area Euro. La rilevazione diffusa dalla CGIA di Mestre documenta come nel 2024 i contribuenti francesi abbiano versato complessivamente 57 miliardi di euro di tasse e contributi in più rispetto agli italiani, con un prelievo fiscale che ha raggiunto il 45,2 per cento del PIL, record assoluto tra i paesi dell’eurozona.
L’analisi comparativa tra Roma e Parigi evidenzia come l’Italia presenti oggi indicatori economici più favorevoli su diversi fronti strategici. Il tasso di disoccupazione italiano si attesta al 5,7 per cento, contro il 7,7 per cento francese, registrando una differenza di due punti percentuali a favore del nostro paese. Nel commercio internazionale, l’export italiano ha superato quello francese di oltre 33 miliardi di dollari nel corso del 2024, consolidando la posizione competitiva del sistema produttivo nazionale sui mercati globali.
La performance economica italiana si distingue particolarmente nell’analisi della crescita del prodotto interno lordo. Nel periodo compreso tra il 2019 e il 2024, l’Italia ha conseguito una crescita del PIL reale del 5,8 per cento, superiore al 4,3 per cento della Francia e al risultato nullo della Germania. Solo la Spagna ha registrato performance migliori nello stesso arco temporale. Ancora più significativo risulta il dato relativo al PIL pro capite, dove l’Italia guida con una crescita del 7,2 per cento, mentre altri paesi europei, inclusa la Germania, mostrano contrazioni.
La situazione dei conti pubblici italiani presenta segnali di miglioramento che si riflettono direttamente sui mercati finanziari. Lo spread sui titoli di Stato italiani ha raggiunto i minimi storici, con il differenziale rispetto ai titoli francesi sceso a soli 30 punti base, un minimo che riporta agli scenari del 2008. Il paradosso finanziario vede i BTP italiani beneficiare dell’instabilità politica francese, in un fenomeno di «contagio inverso» che rafforza la posizione dell’Italia sui mercati internazionali.
La crisi politica francese ha contribuito significativamente al deterioramento del quadro economico transalpino. Le dimissioni del primo ministro François Bayrou, terzo capo del governo costretto a lasciare in poco più di un anno, sono conseguenza diretta dell’impossibilità di approvare manovre correttive necessarie per il risanamento dei conti pubblici. Il deficit francese ha raggiunto nel 2024 il 5,8 per cento del PIL, quasi il doppio del limite del 3 per cento fissato dai trattati europei, mentre il debito pubblico ha superato i 3.345 miliardi di euro, pari al 116 per cento del prodotto interno lordo.
Nonostante i progressi registrati, permangono nodi strutturali nell’economia italiana che richiedono interventi mirati. Il tasso di occupazione femminile rimane il più basso dell’Unione Europea, mentre la crescita delle retribuzioni continua a presentare dinamiche stagnanti. Le disuguaglianze sociali mostrano tendenze all’aumento, aggravate da fattori critici quali la complessità burocratica, l’articolazione del sistema fiscale, l’elevato costo dell’energia e i deficit infrastrutturali che frenano la competitività del sistema produttivo nazionale.
La capacità di resilienza dell’economia italiana emerge chiaramente nell’analisi della reazione agli shock del triennio 2020-2022, caratterizzato dalla pandemia e dal caro energia. Gli interventi pubblici a sostegno dei redditi, combinati con le risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e l’istituzione della ZES Unica per il Mezzogiorno, hanno rappresentato fattori determinanti per la tenuta del sistema economico. La Zona Economica Speciale Unica ha già rilasciato oltre 800 provvedimenti autorizzativi, riconoscendo 2,55 miliardi di euro di credito d’imposta nel 2024, con un impatto economico complessivo stimato in 37 miliardi di euro e la generazione di circa 34.000 nuovi posti di lavoro.
Il confronto con i principali partner europei evidenzia come l’Italia abbia saputo coniugare politiche di sostegno alla crescita con un graduale miglioramento della situazione fiscale. La pressione fiscale italiana si attesta al 42,6 per cento del PIL, posizionandosi al sesto posto nell’Unione Europea, con valori inferiori rispetto a Danimarca, Francia, Belgio, Austria e Lussemburgo. Rispetto ai principali partner economici, l’Italia mantiene una pressione fiscale superiore a quella tedesca di 1,8 punti percentuali e a quella spagnola di 5,4 punti, ma significativamente inferiore a quella francese.
La dinamica degli scambi commerciali bilaterali conferma la solidità della posizione italiana nei rapporti con la Francia. Nel 2024, le esportazioni italiane verso la Francia hanno raggiunto i 62,1 miliardi di euro, mentre le importazioni si sono attestate a 45,8 miliardi, generando un saldo commerciale positivo di 16,3 miliardi di euro. I settori trainanti dell’export italiano includono macchinari e apparecchiature, prodotti alimentari, autoveicoli, metallurgia, articoli in gomma e materie plastiche, confermando la diversificazione e la competitività del sistema produttivo nazionale.
L’evoluzione del quadro macroeconomico europeo presenta tuttavia elementi di preoccupazione che potrebbero influenzare le prospettive di crescita italiana. Il rallentamento delle economie tedesca e francese, principali destinatari dell’export nazionale, unitamente agli effetti delle politiche commerciali dell’amministrazione statunitense, potrebbe generare ricadute negative sul sistema economico italiano. La necessità di mantenere la competitività internazionale richiede pertanto un approccio strategico che sappia consolidare i risultati raggiunti e affrontare le sfide strutturali ancora aperte.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!