Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha annunciato una riforma strutturale delle forze armate italiane, dichiarando apertamente che la legge 244, che limita il personale militare a 170mila unità, deve essere abrogata perché “lo spirito con cui è nata è morto”. L’annuncio è arrivato durante la Giornata dell’Unità Nazionale e delle Forze Armate, celebrata il 4 novembre 2025 presso il Comando Operativo di Vertice Interforze a Roma Centocelle, dopo i collegamenti con vari teatri operativi internazionali.
Secondo Crosetto, il personale militare va aumentato e reso più efficiente, con una necessità stimata di circa 30mila unità aggiuntive per raggiungere le 200mila unità complessive. Una carenza che trova riscontro nelle dichiarazioni dei vertici militari: il Capo di Stato Maggiore dell’Esercito Carmine Masiello ha evidenziato la mancanza di 40-45mila unità, mentre l’ammiraglio Enrico Credendino, Capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ha affermato che servirebbero almeno altri 9mila marinai per portare l’organico dalle attuali 30mila alle necessarie 39mila unità.
Il ministro ha sottolineato come il contesto geopolitico sia profondamente cambiato, rendendo obsoleto il modello di difesa precedente. Durante il suo intervento ad Ancona, alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Crosetto ha dichiarato che viviamo “tempi complessi, in cui la pace non è più scontata”, spiegando che le guerre del XXI secolo non si combattono solo sul terreno ma “nello spazio, nel cyberspazio, nella dimensione cognitiva, attraverso una guerra ibrida e invisibile che si gioca sui dati, sull’informazione, sulle percezioni”.
La riforma proposta da Crosetto non sarà presentata come un decreto legge del ministro della Difesa, ma come una discussione parlamentare in cui “parleranno le Forze armate e non un sottosegretario o ministro”. Una scelta strategica per evitare, come ha spiegato il ministro, che la riforma cada “nella stupidità delle contrapposizioni politiche”. La riforma verrà scritta direttamente con i militari e sarà quella voluta dalle forze armate, non dall’apparato politico.
Tra i temi centrali della riforma vi è la necessità di parlare di requisiti piuttosto che di inclusività. Crosetto ha chiarito che “le Forze armate devono essere efficienti, non inclusive”, sottolineando come esistano differenze sostanziali tra chi deve combattere nelle forze speciali, chi deve essere addestrato a guidare i droni o chi deve andare in combattimento. Il ministro ha inoltre evidenziato l’importanza di garantire tutele al personale, parlando esplicitamente di condizioni di lavoro, alloggi e altre necessità materiali per chi serve nelle forze armate, spiegando che “fare il comandante di una nave non è come fare il dirigente di uno stabilimento industriale”.
Un altro punto fondamentale della proposta di Crosetto riguarda l’operazione “Strade sicure”, che impiega attualmente circa 6.800 militari in 58 città italiane per garantire la sicurezza in concorso con le forze di polizia. Il ministro ha dichiarato che è arrivato il momento di tornare indietro, sostenendo che “dovremmo aumentare le forze di polizia per riportare i militari al loro lavoro originario”. Una posizione che ha generato immediate reazioni politiche, con il presidente del Senato Ignazio La Russa, ministro della Difesa quando l’operazione venne lanciata nel 2008, che ha replicato affermando che Crosetto “si sbaglia” e che l’operazione “risulta negli anni tra i provvedimenti più apprezzati dall’opinione pubblica” e che “occorrerebbe non solo confermare ma anzi ampliare l’operazione”.
Anche il deputato e vicecapogruppo vicario della Lega Igor Iezzi ha respinto la proposta di Crosetto, dichiarando che “altro che tagliare i militari di Strade Sicure, anzi: il contingente in strada andrebbe aumentato di almeno altre mille unità”, definendo il presidio “prezioso per tutto il territorio italiano”. Rassicurazioni sul mantenimento del dispositivo sono arrivate dal ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, secondo quanto riferito da Domenico Pianese, segretario del sindacato Coisp, che ha incontrato il titolare del Viminale.
Il piano strategico del Ministero della Difesa, datato 8 maggio 2025, prevede investimenti per 10 miliardi di euro per raggiungere la soglia del 2% del PIL nella spesa militare, in linea con gli impegni NATO. Tra le novità più rilevanti del documento vi è la proposta di istituire una riserva militare che possa attingere anche a personale senza esperienza militare pregressa, per contrastare gli effetti dell’invecchiamento del personale attivo. Il piano prevede inoltre un ampio programma di comunicazione pubblica per diffondere una “Cultura della Difesa”, con eventi pubblici, iniziative editoriali, campagne televisive e social, collaborazioni con il mondo della scuola, dello sport e del cinema, con l’obiettivo dichiarato di rendere la spesa militare socialmente accettabile.
Crosetto ha anche fornito una tempistica precisa per la costruzione di una difesa aerea nazionale autonoma, affermando che servirebbero “6-7 anni per avere una difesa aerea minimamente paragonabile a quella di Israele”. Il ministro ha spiegato che il problema della difesa aerea richiede uno scudo che parta dallo spazio e che, mentre l’Aeronautica italiana è una delle migliori, agli aerei mancano alcune dotazioni necessarie. Ha inoltre chiarito che raggiungere una difesa aerea paragonabile a quella americana è impossibile nel breve termine.
Nel suo messaggio per la Giornata delle Forze Armate, Crosetto ha sottolineato come il tema di quest’anno, “Difesa, la forza che unisce”, non sia uno slogan ma “un principio concreto” che attraversa ogni azione delle forze armate. La Difesa, ha spiegato il ministro, “lega territori e generazioni, collega città e borghi, accorcia le distanze tra la periferia e il cuore dello Stato” e “unisce perché costruisce fiducia: tra istituzioni e cittadini, tra cittadini stessi, tra chi opera nei reparti e chi riceve la protezione dello Stato”.
Le dichiarazioni di Crosetto hanno suscitato critiche anche da parte del Movimento 5 Stelle, con i capigruppo nelle Commissioni Difesa di Camera e Senato, Arnaldo Lomuti e Bruno Marton, che hanno accusato il ministro di aver fatto “affermazioni gravi e false” riguardo all’aumento delle spese per la difesa, sostenendo che tale incremento sottrarrà risorse ad altri settori o richiederà aumenti di tasse, contrariamente a quanto affermato da Crosetto. I rappresentanti pentastellati hanno inoltre contestato la posizione del ministro secondo cui l’aumento delle spese militari non dovrebbe essere oggetto di dibattito politico, affermando che “siamo ancora in democrazia e non siamo in stato di guerra”.
La questione del personale militare rappresenta una criticità strutturale emersa negli anni, con le forze armate italiane che dal decennio 2014-2024 avevano progressivamente ridotto il numero di professionisti in un contesto geopolitico che si riteneva più favorevole. Al momento l’Italia dispone di circa 160mila militari tra Esercito, Marina ed Aeronautica, oltre a poco più di 100mila carabinieri. L’obiettivo delle 150mila unità complessive previsto dalla legge delega 244 del 2012 era in fase di graduale conseguimento, ma secondo Crosetto tale modello va completamente rivisto alla luce dei nuovi scenari strategici. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
