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Morte Gemelle Kessler, Svelate le cause della morte

Alice ed Ellen Kessler sono morte insieme a 89 anni nella loro casa in Germania, realizzando il desiderio espresso di non separarsi nemmeno nella morte e ponendo fine a una vita vissuta in perfetta simbiosi.

Alice ed Ellen Kessler, le leggendarie gemelle del mondo dello spettacolo tedesco e italiano, sono morte insieme all’età di ottantanove anni nella loro abitazione di Grünwald, nei pressi di Monaco di Baviera. Secondo quanto riportato dal quotidiano tedesco Bild, le due artiste avrebbero scelto di ricorrere al suicidio assistito, una pratica legale in Germania a determinate condizioni, ponendo così fine a un’esistenza vissuta in perfetta simbiosi fin dalla nascita. La polizia di Monaco, intervenuta nella giornata del diciassette novembre duemilaventicinque, ha immediatamente escluso l’ipotesi di omicidio o il coinvolgimento di terze persone, mentre gli agenti della squadra speciale K12 hanno potuto solo constatare il decesso delle due sorelle.

Il loro addio rappresenta la conclusione coerente di una vita trascorsa all’insegna dell’inseparabilità, un legame che le gemelle avevano manifestato più volte di voler mantenere anche oltre la morte. In un’intervista rilasciata nell’aprile del duemilaventiquattro al quotidiano Bild, Ellen aveva dichiarato che il loro desiderio era quello di essere sepolte insieme in un’unica urna, accanto alle ceneri della madre Elsa, scomparsa a sessantanove anni, e a quelle del loro amato cane Yello, morto a quattordici anni. Nell’agosto dello stesso anno, durante i festeggiamenti per il loro ottantottesimo compleanno in un ristorante italiano, le Kessler avevano ribadito questo proposito con parole che oggi assumono un significato profetico, affermando che il loro desiderio più grande era quello di andarsene insieme, lo stesso giorno, poiché l’idea che una delle due potesse rimanere sola era troppo difficile da sopportare.

La scelta del suicidio assistito rientra pienamente nelle possibilità offerte dalla legislazione tedesca in materia di fine vita. In Germania, la morte assistita è consentita dalla sentenza della Corte Costituzionale federale del ventisei febbraio duemilaventi, che ha dichiarato l’illegittimità costituzionale del paragrafo duecentodiciassette del codice penale tedesco, il quale puniva l’agevolazione commerciale del suicidio. La Corte di Karlsruhe ha stabilito che ogni individuo possiede un diritto fondamentale all’autodeterminazione nella scelta di porre fine alla propria vita, diritto che trova fondamento nel principio di dignità umana sancito dall’articolo primo della Legge Fondamentale tedesca, in combinato disposto con l’articolo secondo. Secondo questa sentenza, tale diritto deve essere riconosciuto nella sua più ampia portata possibile, senza che possa essere circoscritto a una particolare condizione di salute, a una specifica fase della vita o alla verifica dell’accettabilità dei motivi che stanno alla base di una simile decisione.

La normativa tedesca stabilisce che la persona che intende ricorrere al suicidio assistito deve agire responsabilmente e di propria spontanea volontà, deve essere maggiorenne e possedere piena capacità giuridica. Un elemento cruciale della regolamentazione tedesca riguarda le modalità di esecuzione dell’atto: chi assiste al suicidio non può in alcun modo compiere personalmente l’atto letale, poiché questo configurerebbe un caso di eutanasia attiva, espressamente vietata dalla legge tedesca e punibile con pene fino a cinque anni di reclusione. Nel caso del suicidio assistito, quindi, la persona che desidera morire deve essere in grado di assumere autonomamente il farmaco letale, mentre chi l’assiste può fornire supporto organizzativo e la disponibilità del farmaco, ma non può somministrarlo direttamente.

La Germania si distingue da altri paesi europei per l’ampiezza dei criteri di accesso al suicidio assistito. A differenza di quanto avviene in altre nazioni, dove questa possibilità è riservata esclusivamente a persone affette da malattie terminali o che soffrono di dolori fisici insopportabili, la Corte Costituzionale tedesca non ha ristretto questo diritto a un gruppo specifico di pazienti, aprendo la possibilità anche a chi soffre di malattie psichiatriche o a chiunque, in piena capacità di intendere e di volere, decida in modo autonomo e responsabile di porre fine alla propria esistenza. Questo approccio ha suscitato un ampio dibattito nel paese, tanto che nel duemilaventitre il Bundestag ha esaminato due proposte di legge volte a regolamentare più precisamente la materia, entrambe però respinte, lasciando così un sostanziale vuoto normativo che affida alla giurisprudenza costituzionale la definizione dei principi fondamentali in materia.

Il sistema tedesco prevede inoltre la liceità dell’eutanasia passiva, che consiste nella possibilità per il malato di chiedere espressamente, per iscritto o davanti a testimoni, ai medici di interrompere la somministrazione di misure che lo mantengono in vita. È ammessa anche la cosiddetta eutanasia indiretta, che indica una morte anticipata come conseguenza della somministrazione di farmaci potenti contro il dolore, come la morfina, che possono accelerare il decesso del paziente. Tutte queste forme di assistenza alla morte sono legali purché corrispondano alla volontà espressa dal paziente capace di intendere e di volere, o a disposizioni precedentemente comunicate nel caso di pazienti non più in grado di esprimersi.

La vicenda delle gemelle Kessler riporta al centro del dibattito pubblico europeo la delicata questione del diritto a una morte dignitosa e autodeterminata. In Italia, dopo anni di discussioni e in assenza di una legge organica sulla materia, la Corte Costituzionale con la sentenza numero duecentoquarantadue del duemiladiciannove ha depenalizzato il reato di aiuto al suicidio nel caso in cui ricorrano precise condizioni: il malato deve soffrire di una patologia irreversibile che causa sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili, deve inoltre indicare espressamente la volontà di morire e deve essere in grado di somministrarsi autonomamente il farmaco letale. La Corte italiana ha così individuato uno spazio di non punibilità per l’aiuto al suicidio, in attesa che il legislatore intervenga con una regolamentazione compiuta della materia, cosa che a oggi non è ancora avvenuta nonostante le ripetute sollecitazioni della magistratura costituzionale.

Alice ed Ellen Kessler erano nate il venti agosto millenovecentotrentasei a Nerchau, piccola cittadina della Sassonia che dopo la seconda guerra mondiale venne inclusa nel territorio della Repubblica Democratica Tedesca. Fin dall’età di sei anni le due bambine frequentarono la scuola di danza, dimostrando fin da subito una predisposizione naturale per il palcoscenico. A undici anni furono avviate al programma per adolescenti del Teatro dell’Opera di Lipsia, dove affinarono le loro capacità tecniche e artistiche. A diciotto anni, appena raggiunta la maggiore età, le due sorelle presero la coraggiosa decisione di abbandonare la Germania Est per cercare fortuna nella Germania Ovest, scappando attraverso i confini ancora permeabili della cortina di ferro prima della costruzione del Muro di Berlino.

Iniziarono la loro carriera professionale come ballerine al Palladium di Düsseldorf, ma il vero trampolino di lancio arrivò tra il millenovecentocinquantacinque e il millenovecentosessanta, quando furono selezionate per entrare nel prestigioso corpo di ballo delle Bluebell Girls al Lido di Parigi, una delle compagnie di varietà più celebri d’Europa, fondata da Margaret Kelly. Fu proprio al Lido che le gemelle perfezionarono quello stile elegante, sincronizzato e magnetico che sarebbe diventato il loro marchio distintivo. Nel millenovecentocinquantanove rappresentarono la Germania Ovest all’Eurovision Song Contest, classificandosi all’ottavo posto con il brano Heute Abend wollen wir tanzen geh’n, guadagnandosi così una prima notorietà internazionale.

L’arrivo in Italia nel gennaio del millenovecentosessantuno segnò la svolta definitiva nella loro carriera. Le gemelle Kessler debuttarono nella trasmissione televisiva Giardino d’inverno, con la regia di Antonello Falqui, l’orchestra diretta dal maestro Gorni Kramer e le coreografie di Don Lurio, il ballerino e coreografo statunitense che le aveva scoperte e portate nel nostro paese. La loro presenza scenica impeccabile, le coreografie perfettamente sincronizzate e un’eleganza innata conquistarono immediatamente il pubblico italiano. Il successo fu tale che nell’ottobre dello stesso anno la Rai decise di includerle nel cast di Studio Uno, il varietà del sabato sera che avrebbe segnato un’epoca nella storia della televisione italiana.

In Studio Uno le gemelle Kessler cantarono e ballarono la sigla di apertura Da-da-un-pa, scritta dal paroliere Dino Verde e musicata dal maestro Bruno Canfora. Il brano, accompagnato da un balletto in cui le sorelle lanciavano le loro celebri gambe lunghe oltre un metro, divenne un vero e proprio fenomeno culturale, trasformandosi nell’inno alla seduzione e alla modernità della televisione italiana degli anni Sessanta. La coreografia, eseguita insieme ai Gemelli Black Burns e al fedele Don Lurio, che accanto alle loro figure statuarie appariva quasi minuscolo, divenne un’icona dell’epoca, tanto che la Rai, preoccupata che le gambe delle Kessler potessero turbare i sonni degli italiani nell’Italia ancora fortemente cattolica e tradizionalista del tempo, impose alle due artiste di indossare pesanti calze nere durante le loro esibizioni.

Nonostante questi tentativi di censura, le gemelle riuscirono a farsi amare da un pubblico trasversale, conquistando gli uomini italiani con il loro fascino e la loro bellezza, ma anche le donne, che canticchiavano le loro canzoni e ne ammiravano la professionalità e l’eleganza. Nell’edizione del millenovecentosessantacinque di Studio Uno presentarono un altro brano destinato a diventare immortale, La notte è piccola, che consolidò ulteriormente la loro popolarità. La versione originale di Da-da-un-pa utilizzata come sigla televisiva conteneva un testo particolare, in cui le gemelle cantavano in un francese un po’ maccheronico misto a italiano, dichiarando la loro gioia di essere tornate in Italia e ringraziando il pubblico che le aveva accolte con tanto calore.

Negli anni seguenti le gemelle Kessler divennero onnipresenti nella televisione italiana, partecipando a Canzonissima e a numerosi altri varietà di grande successo. La stampa tedesca le aveva già soprannominate le gambe della nazione, appellativo che entrò nell’immaginario collettivo italiano già dal millenovecentocinquantanove. Con i loro centosettantotto centimetri di altezza e le gambe che misuravano oltre centocinque centimetri, incarnavano un ideale di bellezza e modernità che la televisione italiana dell’epoca aveva raramente visto. Negli anni Settanta si dedicarono maggiormente al teatro e alle commedie musicali, senza tuttavia abbandonare completamente il piccolo schermo. Nel millenovecentosettantacinque posarono per il celebre mensile Playboy, confermando la loro capacità di reinventarsi e di sfidare i tabù dell’epoca pur mantenendo sempre classe e ironia.

La loro vita privata fu caratterizzata da relazioni importanti ma dalla scelta consapevole di non sposarsi mai. Alice, la più impulsiva e vivace delle due, ebbe una lunga relazione con il cantante francese Marcel Amont e successivamente con l’attore Enrico Maria Salerno, con cui visse una storia d’amore durata quattro anni e vissuta pubblicamente nonostante Salerno fosse sposato. Ellen, più equilibrata e metodica, visse invece una relazione di quasi vent’anni con l’attore Umberto Orsini, storia importante ma tormentata dai ripetuti tradimenti dell’uomo. Entrambe le sorelle raccontarono in diverse interviste di aver avuto anche altri flirt, incluso un episodio memorabile quando Ellen, allora diciannovenne, visse una notte con Burt Lancaster dopo averlo conosciuto al Lido di Parigi.

La decisione di non sposarsi venne dalle gemelle ricondotta alla loro infanzia e al modello familiare osservato da bambine. La madre, secondo i loro racconti, non aveva vissuto un matrimonio felice, e questo aveva influenzato profondamente la loro visione dell’unione formale. Con il tempo entrambe maturarono la convinzione che la libertà individuale, la centralità della carriera artistica e il fortissimo legame reciproco fossero elementi prioritari rispetto alla prospettiva di un matrimonio tradizionale. Negli anni Ottanta le gemelle condussero in Rai le trasmissioni Buonasera con Alice ed Ellen Kessler, la seconda edizione di Al Paradise e La fabbrica dei sogni, continuando a essere ospiti frequenti in numerosi altri programmi televisivi.

Verso la fine degli anni Ottanta fecero ritorno in Germania, stabilendosi definitivamente a Grünwald, esclusiva località residenziale a una dozzina di chilometri a sud di Monaco di Baviera, dove vissero in due appartamenti speculari e comunicanti, arredati con gusto simile ma mantenendo ciascuna la propria autonomia domestica. Continuarono però a mantenere un forte legame con l’Italia, tornando occasionalmente come ospiti in programmi televisivi e nel duemilaundici, dopo trent’anni di assenza dai palcoscenici teatrali, recitarono nello spettacolo Doctor Jekyll and Mister Hyde. Nel duemilaquattordici furono ospiti al Festival di Sanremo, ricevendo una calorosa accoglienza da un pubblico che non le aveva dimenticate e che continuava ad associarle ai fasti della televisione italiana degli anni Sessanta e Settanta.

Negli ultimi anni le due sorelle si erano ritirate progressivamente dal mondo dello spettacolo, vivendo in maniera riservata nella loro abitazione di Grünwald, dove trascorrevano le giornate insieme, pranzando a turno l’una a casa dell’altra, cucinando ciascuna per l’altra, mantenendo quella simbiosi che le aveva caratterizzate per tutta la vita. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera nell’agosto del duemilaventiquattro, il giorno dopo la festa di compleanno per i loro ottantotto anni celebrata in un ristorante italiano con le amiche, le gemelle avevano parlato apertamente del loro desiderio di morire insieme, spiegando che l’idea che una delle due potesse andarsene prima era semplicemente insopportabile. Avevano anche fatto riferimento alla possibilità di ricorrere all’eutanasia, affermando che se una delle due si fosse ridotta allo stato vegetativo, l’altra l’avrebbe aiutata a morire, rispettando così fino in fondo il patto di reciproca libertà e dignità che aveva caratterizzato la loro intera esistenza.

La loro scomparsa lascia un vuoto profondo nel mondo dello spettacolo europeo e italiano in particolare, dove le gemelle Kessler erano diventate parte integrante della memoria collettiva di un’epoca in cui la televisione rappresentava un fenomeno nuovo, capace di riunire milioni di persone davanti ai primi apparecchi in bianco e nero. Con le loro gambe lunghissime, i loro sorrisi perfettamente sincronizzati e la loro eleganza senza tempo, Alice ed Ellen Kessler hanno saputo attraversare mode ed epoche diverse, rimanendo sempre fedeli a se stesse e al loro stile inconfondibile. La loro scelta di andarsene insieme, nel modo che avevano liberamente deciso, rappresenta l’ultimo atto di coerenza di due artiste che hanno vissuto la propria vita secondo principi di indipendenza, autodeterminazione e profondo rispetto reciproco. Il dibattito sulla legittimità e sulle modalità del suicidio assistito continuerà certamente anche dopo la loro morte, ma la storia delle gemelle Kessler rimarrà un esempio di come un legame fraterno possa essere così forte da superare persino la soglia della morte, realizzando fino in fondo quel desiderio di unità che avevano sempre manifestato e che ora ha trovato la sua definitiva realizzazione. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!