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La maleducazione a portata di vivavoce, quando gli over 50 trasformano lo smartphone in megafono pubblico

Mentre i giovani silenziano i telefoni per rispetto, molti over 50 invadono gli spazi pubblici con conversazioni in vivavoce, trasformando lo smartphone in uno strumento di maleducazione sonora.
Immagine generata a scopo dimostrativo - NewsGroup AI

Nelle piazze, sui mezzi pubblici, in fila al supermercato o al bar: c’è un nuovo (si fa per dire) sottofondo urbano che si sta diffondendo con preoccupante costanza. È la voce squillante e amplificata di conversazioni telefoniche in vivavoce, provenienti perlopiù da adulti e anziani che, con fare disinvolto, trasformano lo smartphone in un megafono personale. Un comportamento fastidioso, maleducato e anacronistico, che sembra sfidare ogni minima regola di convivenza civile e buon senso.

Mentre le generazioni più giovani — cresciute tra notifiche, gruppi WhatsApp e social — hanno imparato a silenziare i propri dispositivi, affidandosi a vibrazioni discrete e cuffiette, la fascia over 50 sembra aver preso una direzione opposta: suonerie a volume massimo, chiamate gestite in vivavoce anche in luoghi pubblici e conversazioni private sbandierate senza ritegno. Come se la tecnologia, invece di facilitare la comunicazione, fosse diventata uno strumento di invasione sonora.

Il dato curioso è che la modalità silenziosa non è affatto una moda passeggera, ma una scelta consapevole. Non disturbare e non essere disturbati: è questa la filosofia che guida i più giovani, attenti a non sovrapporre la propria sfera privata a quella pubblica. Al contrario, molti adulti sembrano vivere il telefono come una protesi della propria voce, ignorando del tutto l’ambiente che li circonda. Perché dover condividere con un vagone intero la prenotazione di una visita medica o il battibecco con un parente? Perché obbligare un’intera sala d’attesa ad ascoltare aggiornamenti sul trasloco del figlio?

Non si tratta di un semplice “fastidio generazionale”, ma di una vera e propria forma di maleducazione diffusa. Il telefono in vivavoce usato in pubblico non è solo una scelta tecnologica discutibile, è soprattutto un gesto di disattenzione verso gli altri, spesso accompagnato da un’arroganza passiva: l’idea che ciò che si ha da dire sia così importante da meritare l’attenzione (forzata) di chiunque si trovi nei paraggi.

Certo, non tutti gli over 50 sono rumorosi per definizione, e non tutti i giovani sono campioni di discrezione. Ma è evidente che il gap culturale nell’uso dello smartphone riflette una diversa percezione dello spazio pubblico. Dove i più giovani cercano invisibilità e silenzio, molti adulti pretendono attenzione e tolleranza, come se il mondo intero dovesse adattarsi alle loro abitudini.

E allora forse è il momento di cominciare a dirlo chiaramente: non è accettabile usare il vivavoce in pubblico. Non è una necessità tecnica, non è un’abitudine innocua, e non è nemmeno una questione di età. È una mancanza di rispetto. E basta.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!