Enrico Varriale, nato a Napoli il 22 gennaio 1960, è stato per quarant’anni uno dei volti più noti del giornalismo sportivo italiano. Laureato in Giurisprudenza all’Università di Napoli, ha iniziato la propria carriera professionale nel 1985 collaborando con emittenti locali e il quotidiano Il Mattino, prima di approdare alla Rai nel 1986, dove ha prestato servizio inizialmente al Tg regionale campano.
Il 1989 segna il passaggio a Roma e l’ingresso nella redazione sportiva del Tg3, diretta da Aldo Biscardi, che lo lanciò come inviato de Il Processo del Lunedì. Negli anni Novanta Varriale diventa inviato speciale della nazionale italiana di calcio, seguendo la squadra azzurra in quattro campionati del mondo e in due europei, e consolida il proprio ruolo di giornalista e conduttore partecipando a programmi storici di Rai 2 quali 90° minuto e La Domenica Sportiva.
A partire dal 2000 conduce il contenitore Stadio Sprint, ruolo che manterrà fino al 2015, prima di tornare al commento dal vivo durante i Mondiali 2010 in Sudafrica e gli Europei 2012. Nel gennaio 2019 viene nominato vicedirettore di Rai Sport e nel settembre dello stesso anno assume la conduzione di 90° minuto, confermando la propria centralità nell’informazione sportiva di Viale Mazzini
L’annuncio della fine del rapporto di lavoro risale al 1° ottobre 2025 ed è stato diramato via e-mail dal direttore di Rai Sport, Paolo Petrecca. Con una comunicazione ufficiale al comitato di redazione, la Rai ha reso noto che il contratto di Varriale “è stato risolto per giusta causa”, senza tuttavia collegare formalmente questa decisione al processo penale in corso . Il termine “giusta causa” è stato motivato con il riferimento a “comportamenti gravemente scorretti in violazione degli impegni contrattuali”, una dicitura interna che in passato è stata utilizzata anche in altri casi di condotta violenta o appropriazione indebita di beni aziendali .
La decisione di licenziare per giusta causa un giornalista del calibro di Varriale rappresenta una scelta drastica da parte dell’azienda, volta a tutelare i propri valori di correttezza e l’immagine istituzionale. Nel linguaggio contrattuale della Rai, la “giusta causa” presuppone l’esistenza di fatti tali da rendere immediata la cessazione del rapporto di lavoro senza compensazione economica ulteriore.
Le vicende giudiziarie che hanno precipitato la decisione aziendale sono due procedimenti per stalking e lesioni ai danni di due donne, una delle quali sua ex compagna. Il primo processo si è concluso a giugno 2025 con una condanna in primo grado a dieci mesi di reclusione, pena sospesa, con l’obbligo di seguire un percorso di recupero per autori di violenza contro le donne; il secondo processo è ancora in corso presso il Tribunale di Roma .
Nel primo caso, accertata la responsabilità di Varriale per stalking e lesioni aggravate, le motivazioni del giudice hanno riportato episodi di violenze fisiche ripetute, offese, pedinamenti, appostamenti e minacce telefoniche con voce mascherata, alcune delle quali provenienti da utenze telefoniche riconducibili a indirizzi Rai ma abilmente oscurate per nascondere la fonte . Tra le testimonianze raccolte, l’ex compagna ha descritto “schiaffi che l’hanno fatta cadere a terra” e momenti in cui “veniva rinchiusa in casa a chiave” mentre riceveva minacce di morte .
Sebbene la Rai abbia precisato che il licenziamento non può essere formalmente inquadrato come conseguenza diretta di una sentenza non definitiva, fonti interne hanno chiarito che, dopo la condanna di primo grado, l’ambiente lavorativo è diventato insostenibile. L’azienda ha ritenuto che il protrarsi delle procedure giudiziarie, unitamente alla gravità degli addebiti, potesse arrecare un rilevante pregiudizio all’affidabilità e alla reputazione di Rai Sport.
L’addio di Varriale coinciderà con l’immediata cessazione di ogni attività redazionale e con la rimozione del suo nome dai programmi in corso di produzione. La decisione segna la fine di un percorso professionale segnato da numerosi riconoscimenti, tra cui il Microfono d’argento e il Premio Tommaso Maestrelli, e interviste prestigiose come quelle a Diego Maradona e Pierluigi Collina.
Il caso Varriale solleva inoltre questioni più ampie sulla responsabilità sociale delle aziende mediatiche nel gestire episodi di violenza di genere imputati a propri dipendenti, ribadendo l’importanza di politiche interne di tutela delle vittime e di interventi tempestivi per garantire un ambiente di lavoro sicuro e rispettoso.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!