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Meteo, Inverno 2025-2026: le proiezioni indicano un ritorno al Grande Freddo

Modelli e segnali dinamici concordi: l’inverno 2025-2026 rischia di essere il più freddo degli ultimi dieci anni, con ripetute irruzioni artiche e rischio neve fin sulle coste adriatiche.

L’inverno 2025-2026 si preannuncia tra i più rigidi degli ultimi anni, con caratteristiche termiche e dinamiche che potrebbero rievocare le stagioni più fredde del passato recente. I principali modelli climatici a lungo termine, tra cui GFS, ECMWF e CANSIPS, convergono verso una configurazione atmosferica favorevole a frequenti discese di aria artico-continentale sul continente europeo, innescate dalla persistenza di una Niña nel Pacifico e da un possibile indebolimento del vortice polare stratosferico.

Il fenomeno della Niña – raffreddamento anomalo delle acque equatoriali del Pacifico centrale e orientale – influenza su scala globale la circolazione atmosferica. In Europa, specialmente quando si accompagna a un vortice polare debole, può tradursi in un pattern di blocco atlantico con maggiori incursioni fredde dai quadranti nord-orientali. Le simulazioni del modello canadese CANSIPS, in particolare, disegnano uno scenario “glaciale” per l’Europa centrale e meridionale, con anomalie termiche negative persistenti e condizioni ideali per la formazione di ondate di gelo ripetute.

In Italia, queste configurazioni potrebbero determinare un inverno marcatamente dinamico: a brevi pause anticicloniche miti seguirebbero rapide irruzioni fredde, con rischio elevato di nevicate a quote basse, specialmente lungo le regioni adriatiche e nell’entroterra centro-meridionale. La possibilità di neve fino alle coste su Abruzzo, Molise, Basilicata e Calabria non può essere esclusa, mentre la Pianura Padana – per la sua struttura geografica chiusa e la tendenza all’inversione termica – potrebbe sperimentare lunghi periodi di gelo e nebbie dense, con episodi di neve da cuscinetto freddo.

Il quadro previsionale è ulteriormente rafforzato da un’anomalia fredda già attiva sin dai mesi estivi: luglio e agosto hanno registrato temperature inferiori alla media su vaste aree dell’Europa orientale e meridionale, trend che è proseguito anche a settembre e si sta consolidando in questo inizio di ottobre. Questa persistenza dell’anomalia negativa è un segnale preoccupante per l’andamento termico dei mesi a venire, suggerendo una stagione invernale lunga e precoce.

Dal punto di vista energetico, uno scenario simile comporta implicazioni significative: con una domanda di riscaldamento potenzialmente molto alta, i mercati del gas e dell’elettricità si preparano a gestire un inverno che potrebbe mettere sotto pressione le reti di distribuzione. Gli operatori del settore sottolineano la necessità di monitorare costantemente l’evoluzione atmosferica, poiché un vortice polare instabile rappresenta uno dei principali driver per eventi estremi su scala continentale.

Nonostante l’intrinseca incertezza delle proiezioni stagionali – che non vanno interpretate come previsioni puntuali, ma come tendenze probabilistiche – la convergenza di più indicatori dinamici e termici verso uno scenario freddo rafforza la validità del segnale. Se confermato, l’inverno 2025-2026 potrebbe rappresentare un punto di svolta rispetto alle recenti stagioni invernali miti, riportando condizioni che ricordano gli inverni “classici” del passato, caratterizzati da gelo, neve diffusa e temperature abbondantemente sotto la media.

Le previsioni meteo vengono elaborate a partire dai dati forniti dai modelli internazionali ECMWF e GFS, successivamente verificati e interpretati dalla redazione di www.newsroomitalia.it - Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!