L’uragano Melissa, ora classificato come un sistema di categoria 3 sulla scala Saffir-Simpson, si sta imponendo come uno degli eventi ciclonici più violenti mai registrati sull’Atlantico occidentale. Con venti sostenuti fino a 295 km/h nel momento di massima intensità, il ciclone ha travolto la Giamaica nella giornata di martedì, lasciando dietro di sé una scia di devastazione strutturale e interruzioni massicce dei servizi essenziali. Appena 24 ore dopo, il sistema ha colpito la costa sud-orientale di Cuba, confermando le previsioni emesse dal National Hurricane Center di Miami, che già da lunedì monitorava un’evoluzione estremamente pericolosa.
Nel momento in cui il nucleo del ciclone si trovava a circa 70 chilometri a nord-ovest di Guantánamo e 335 chilometri a sud delle Bahamas centrali, l’occhio di Melissa ha impattato con violenza le province cubane di Granma, Santiago de Cuba, Guantánamo, Holguín e Las Tunas. Le stazioni meteorologiche locali hanno registrato raffiche superiori ai 240 km/h e pressioni barometriche in calo fino a 935 hPa, un valore coerente con uragani di categoria superiore, benché una parziale perdita d’intensità sia stata osservata durante l’interazione con la massa terrestre.
L’effetto orografico dell’oriente cubano ha incrementato l’intensità delle precipitazioni: accumuli pluviometrici superiori a 500 millimetri in meno di 36 ore sono stati segnalati nelle aree montuose della Sierra Maestra, con conseguente rischio elevato di flash flood e frane. L’NHC ha emesso un’allerta per onde di tempesta (storm surge) fino a 3,6 metri, particolarmente pericolose nelle zone costiere non protette da barriere naturali. L’energia cinetica dell’uragano ha generato inoltre un campo di vento estremamente ampio, contribuendo all’estensione dei danni anche in aree non direttamente investite dall’occhio del ciclone.
Sul fronte umanitario, Cuba affronta l’impatto del disastro in una condizione di vulnerabilità sistemica. La persistente crisi energetica ha reso più complessa la risposta delle autorità: blackout su larga scala, carenze di carburante e infrastrutture danneggiate rallentano le operazioni di soccorso. Sono già centinaia di migliaia gli evacuati, trasferiti in rifugi temporanei o alloggiati presso familiari nelle zone meno esposte.
La Giamaica, colpita per prima, riporta un bilancio provvisorio di tre vittime e danni ingenti alle infrastrutture sanitarie: almeno quattro ospedali hanno subito compromissioni strutturali, mentre più di 500.000 persone sono rimaste senza elettricità. Le autorità locali parlano di “distruzione senza precedenti” in alcune parrocchie meridionali come St. Elizabeth, dove interi villaggi sono finiti sott’acqua.
Il presidente cubano Miguel Díaz-Canel ha definito l’evento come “il più potente uragano mai giunto sul nostro territorio”, invitando la popolazione a mantenere la massima prudenza nelle ore successive al passaggio del nucleo del ciclone, quando il rischio di frane e alluvioni secondarie si manterrà elevato.
Sebbene i modelli numerici indichino una graduale attenuazione dell’intensità ciclonica man mano che Melissa si sposta verso nord-est in direzione dell’Atlantico aperto, la persistenza di condizioni meteo estreme, in particolare sul quadrante sud-occidentale del sistema, continuerà a rappresentare una minaccia concreta fino a quando il ciclone non si sarà definitivamente allontanato dal bacino caraibico. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
