La perizia genetica condotta dalla specialista Denise Albani del gabinetto di polizia scientifica ha riacceso il dibattito sul delitto di Garlasco del 13 agosto 2007, confermando la compatibilità del materiale genetico trovato sotto le unghie di Chiara Poggi con la linea maschile della famiglia di Andrea Sempio, l’indagato oggi 38enne accusato di omicidio in concorso. Tuttavia, i legali dell’imputato hanno immediatamente contestato il valore probatorio di questi risultati, sollevando obiezioni significative sulla nature della traccia biologica e sulla insufficienza dei dati per provare il coinvolgimento nel delitto.
La comunicazione tramite posta certificata inviata dalla perita Albani alle parti nell’ultima fase dell’incidente probatorio ha rappresentato una conclusione particolarmente importante nel procedimento giudiziario pavese. La genetista, nominata dal giudice per le indagini preliminari Daniela Garlaschelli del Tribunale di Pavia, ha indicato mediante tabelle e grafici una “piena concordanza” tra l’aplotipo Y rilevato nel 2007 su due unghie della vittima ventiseienne e la linea paterna del profilo biologico di Sempio. Questo risultato, derivante dall’analisi biostatistica, rappresenta tuttavia solamente un elemento della complessa valutazione che continuerà nel corso dell’udienza prevista per il 18 dicembre presso il Tribunale pavese.
I consulenti del perito della procura di Pavia, Carlo Previderé, avevano già raggiunto conclusioni analoghe nella loro relazione, ma la conferma fornita dalla perita di Tribunale assume un rilievo istituzionale maggiore per il prosieguo del procedimento. La tecnica della biostatistica, applicata per la prima volta a questo materiale genetico, rappresenta uno strumento scientifico non disponibile al tempo delle prime indagini del 2007 e della successiva archiviazione del 2014. I dati elaborati da Albani indicano la presenza di 12 marcatori sui 16 previsti dal kit standard internazionale, una quantità che consente comunque una comparazione pur nella sua parzialità.
Nonostante questi risultati, i legali di Andrea Sempio – Liborio Cataliotti e Angela Taccia, affiancati dai consulenti Armando Palmegiani e Marina Baldi – hanno mantenuto una posizione di netta contrapposizione alle conclusioni della perita. In una nota ufficiale diffusa immediatamente dopo la ricezione delle anticipazioni via pec, i rappresentanti legali dell’indagato hanno definito come “meri dati biostatistici” gli elementi forniti da Albani, sottolineando che “anche ove fossero stati correttamente interpretati, non saremmo né sorpresi né preoccupati”. Questa affermazione ha rappresentato un segnale di fiducia nella solidità della difesa, anche di fronte alla conferma indipendente del tribunale.
L’elemento centrale della contestazione offensiva della difesa risiede nella natura mista e degradata del materiale genetico ritrovato sulle unghie della vittima. La stessa perita Albani ha dovuto riconoscere nel corso dell’incidente probatorio del 26 settembre scorso che il Dna in questione era un “aplotipo parziale misto, degradato e di bassa intensità”, con un profilo non consolidato. I legali di Sempio hanno pertanto enfatizzato che, qualora venisse confermato che l’autore dell’omicidio è una singola persona, questo elemento non comporterebbe comunque un valore probatorio significativo, data la composizione mista del campione biologico.
Una questione tecnica cruciale che separa gli esperti riguarda il concetto di identificabilità individuale del profilo genetico. La perita Albani ha precisato che un aplotipo Y, quale quello rinvenuto, non è di per sé identificativo di un singolo individuo. Si tratta di un marcatore genetico condiviso da tutti i soggetti imparentati in linea paterna, permettendo dunque solamente di circoscrivere un “contesto familiare di appartenenza” piuttosto che di attribuire la traccia a una persona specifica. Questo distinguo metodologico assume un’importanza fondamentale nel prosieguo del procedimento, poiché una comparazione non individualizzante presenta intrinsecamente limitazioni probatorie significative.
I legali della difesa hanno inoltre mosso rilievi di particolare rilevanza sulla causale temporale e modalità del contatto biologico. Secondo la comunicazione ufficiale della difesa, il materiale genetico disponibile non fornisce gli elementi essenziali per stabilire se il contatto tra Sempio e la vittima fosse diretto e contemporaneo al delitto oppure se derivasse da un trasferimento indiretto attraverso oggetti toccati dall’indagato in altri momenti durante i quali ha frequentato l’abitazione della famiglia Poggi. Questa lacuna informativa, secondo la difesa, rappresenta un vuoto probatorio che invalida qualsiasi valutazione affrettata dei dati genetici disponibili.
La perizia di Denise Albani ribalta sostanzialmente le valutazioni fornite anni addietro dal genetista Francesco De Stefano, perito della Corte d’Appello bis. De Stefano aveva ritenuto il medesimo campione biologico “non consolidato” e l’aveva quindi scartato, una valutazione che aveva contribuito sia alla condanna di Alberto Stasi che alla precedente richiesta di archiviazione dell’indagine su Sempio nel 2017 da parte dell’allora procuratore aggiunto Mario Venditti, oggi a sua volta sottoposto a indagine per corruzione in atti giudiziari nell’ambito del cosiddetto Sistema Pavia.
Gli approfondimenti tecnici di Albani hanno inoltre accertato che i campioni analizzati nelle precedenti valutazioni non erano omogenei dal punto di vista metodologico. Nella sessione a 5 microlitri del campione, l’esperta ha riscontrato un aplotipo parziale misto composto da 12 marcatori, dato che differiva dalle precedenti metodologie adottate. La perita ha inoltre sottolineato che la parzialità del profilo genetico lo rende sostanzialmente non riproducibile, nel senso che eventuali successive analisi potranno fornire risultati variabili, diversamente da quanto accaduto per altre tracce biologiche riscontrate sulla scena del delitto che hanno dimostrato profili stabili e pienamente interpretabili.
Ugo Ricci, genetista che aveva operato quale consulente della difesa di Alberto Stasi nel procedimento concluso con condanna nel 2014, ha confermato all’agenzia Agi l’affidabilità delle conclusioni fornite dalla perita Albani. Ricci ha dichiarato che “c’è una conferma esplicita sulla concordanza tra il dna sulle unghie di Chiara Poggi e quello di Sempio”, sottolineando che tali risultati confermavano quanto lui stesso e il collega internazionale Lutz Rower avevano depositato presso la Procura nel 2023 mediante loro consulenza indipendente. Ricci ha inoltre aggiunto, con tono neutrale, che “ora siamo spettatori di quello che succederà in base alle risultanze investigative”.
L’elemento che complica ulteriormente il quadro probatorio riguarda la presiede della procura di Pavia, coordinata dal procuratore Fabio Napoleone e dall’aggiunto Stefano Civardi, che da mesi sta conducendo una riapertura investigativa su Sempio per il delitto di Garlasco. Questa nuova direttrice d’indagine si inserisce nel più ampio contesto del Sistema Pavia, con la conseguente indagine su Venditti per violazione dei doveri d’ufficio. Il Dna riscontrato sulle unghie della vittima rappresenta così uno dei pilastri su cui potrebbe pogiarsi l’edificio probatorio della nuova inchiesta.
In vista dell’udienza del 18 dicembre 2025, le parti sono chiamate a discutere non solamente della compatibilità genetica accertata, ma anche e soprattutto delle modalità attraverso cui la traccia biologica sia pervenuta a contatto con il corpo della vittima. La questione cruciale che dovrà trovare chiarimento riguarda se il contatto sia avvenuto mediante interazione diretta tra Andrea Sempio e Chiara Poggi negli istanti del delitto, oppure se rappresenti un trasferimento secondario derivante da altri momenti nei quali l’indagato aveva frequentato l’abitazione della famiglia Poggi in occasioni precedenti. Questa valutazione, che esorbita dalle questioni puramente genetiche e entra nel terreno della ricostruzione fattuale degli eventi, sarà destinata a determinare il valore effettivo delle prove nel procedimento giudiziario.
La difesa di Sempio ha intanto mantenuto un atteggiamento di ferma tranquillità di fronte alle anticipazioni della perizia, interpretando la compatibilità genetica riscontrata come un dato insufficiente a spostare significativamente gli equilibri del procedimento. I consulenti della difesa hanno rimarcato come le risultanze fornite dalla perita Albani rappresentino solamente un frammento di una valutazione più complessa, priva dei dati contextuali necessari per trarre conclusioni determinative circa la responsabilità dell’indagato nel delitto del 2007. Il deposito della perizia completa atteso per i primi giorni di dicembre dovrà fornire ulteriori elementi per valutare se i rilievi critici della difesa manterranno la loro solidità anche alla luce della relazione definitiva e delle valutazioni che verranno formulate dalle altre parti. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
