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La PM Gallucci, “Stavo indagando su tutti i partiti ma mi dissero di puntare sulla Lega”

La pm Anna Gallucci rivela di aver subito pressioni durante le indagini a Termini Imerese: le fu chiesto di concentrarsi sulla Lega ignorando il centrosinistra, dopo il rifiuto arrivò un procedimento disciplinare.
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Una testimonianza destinata a infiammare ulteriormente il dibattito sulla riforma della giustizia arriva dalle pagine de La Verità, dove il pubblico ministero Anna Gallucci, attualmente in servizio presso la Procura di Pesaro, ha raccontato la propria esperienza professionale maturata durante gli anni trascorsi alla Procura di Termini Imerese, rivelando episodi che sollevano interrogativi profondi sull’autonomia dei sostituti procuratori rispetto ai vertici degli uffici requirenti.

Nell’intervista rilasciata al giornalista Giacomo Amadori, la magistrata quarantatreenne, iscritta alla corrente moderata di Magistratura Indipendente e già presidente della sottosezione riminese dell’Associazione nazionale magistrati, ha descritto nel dettaglio le dinamiche interne che avrebbero condizionato il suo lavoro investigativo su un’inchiesta riguardante presunte irregolarità elettorali a Termini Imerese, vicenda che coinvolgeva esponenti sia del centrodestra sia del centrosinistra.

Secondo quanto riferito da Gallucci, l’atmosfera sarebbe mutata radicalmente nel momento in cui le indagini hanno iniziato a toccare ambienti politici progressisti. «Mi era successo di occuparmi sia del centrodestra che del centrosinistra in un’inchiesta sul voto a Termini Imerese», ha spiegato la pm, aggiungendo che «quando mi sono imbattuta nel centrosinistra ho avuto qualche grattacapo, della cui gravità inizialmente non mi sono neppure resa conto. Però l’atmosfera è subito cambiata».

Il racconto della magistrata prosegue entrando nel merito delle disposizioni ricevute dai vertici dell’ufficio giudiziario siciliano. Il procuratore Ambrogio Cartosio le avrebbe impartito come direttiva quella di procedere con richiesta di misura cautelare esclusivamente per i fatti che riguardavano il partito Noi con Salvini, la formazione che all’epoca rappresentava il braccio siciliano della Lega. Tale indicazione, sempre stando alle dichiarazioni di Gallucci, sarebbe stata presentata come «iniziativa condivisa con il procuratore generale Roberto Scarpinato», oggi senatore del Movimento 5 Stelle, con il quale tuttavia la sostituta non si sarebbe mai confrontata direttamente.

Le risultanze investigative che toccavano altri gruppi politici, secondo la ricostruzione offerta dalla pm, sarebbero state giudicate irrilevanti dal dottor Cartosio, il quale le avrebbe indicato di chiedere l’archiviazione. Una disposizione che Gallucci ha deciso di non seguire, ritenendo di dover procedere nei confronti di tutti i soggetti emersi dalle indagini. «Ho ritenuto di dover procedere ugualmente nei confronti di tutti i soggetti che erano emersi dalle indagini, spiegando le mie ragioni», ha dichiarato nell’intervista.

Da quel momento i rapporti con il procuratore sarebbero mutati drasticamente. La magistrata riferisce di aver subito l’avvio di un procedimento disciplinare, una nota negativa da parte di Scarpinato e un rapporto di professionalità negativo da parte di Cartosio. Il Consiglio superiore della magistratura, ascoltata la sua posizione su questi aspetti, non avrebbe dato seguito alle richieste dei due magistrati, ma Gallucci sottolinea di aver trascorso anni a difendersi da quelle iniziative. Il procedimento disciplinare, precisa la pm, formalmente non riguardava l’inchiesta, «anche se è stato intrapreso da Scarpinato e da Cartosio dopo il confronto sull’indagine che riguardava la Lega».

Un ulteriore elemento significativo riguarda la conferenza stampa indetta all’indomani delle elezioni politiche del 2018, quelle che videro la vittoria del Movimento 5 Stelle e della Lega di Salvini, partiti che avrebbero successivamente governato insieme. In quell’occasione, organizzata per comunicare l’esecuzione di una misura cautelare nei confronti di un presunto esponente del partito Noi con Salvini, il procuratore Cartosio avrebbe ritenuto irrilevante precisare, come invece proposto dalla stessa Gallucci, che dalle indagini era emerso che il senatore Matteo Salvini non fosse neppure a conoscenza della vicenda.

L’inchiesta alla quale fa riferimento la pm è quella che nell’aprile 2018 portò agli arresti domiciliari i fratelli Salvino e Mario Caputo, accusati di voto di scambio e attentato ai diritti politici del cittadino. Salvino Caputo, ex deputato regionale e ex sindaco di Monreale, era all’epoca commissario straordinario del movimento Noi con Salvini per i comuni della provincia di Palermo. Il Tribunale del Riesame di Palermo annullò successivamente l’ordinanza cautelare emessa dal Gip di Termini Imerese. L’indagine coinvolse in totale novantasei persone, tra cui diversi esponenti politici di vari schieramenti.

La vicenda raccontata dalla magistrata si inserisce nel più ampio dibattito sulla gerarchizzazione degli uffici requirenti, tema che Gallucci affronta direttamente nell’intervista. «Dobbiamo verificare se ci sia un problema di gerarchizzazione degli uffici requirenti», osserva la pm, ponendo una domanda che ritiene centrale: «Oggi se un dirigente dell’ufficio non è d’accordo per qualsiasi motivo con quello che dice il suo sostituto su un’indagine, magari su un’indagine che il dirigente vorrebbe che non fosse portata avanti, chi è che tutela il sostituto? Quest’ultimo, in questo momento, è certamente più debole del suo capo che ha il potere di valutarlo».

Proprio questa riflessione sulla tutela dell’autonomia dei sostituti conduce Gallucci a esprimere una posizione favorevole alla riforma costituzionale della giustizia, un cambio di prospettiva rispetto alle posizioni che aveva manifestato nel 2022, quando si era espressa contro il referendum sulla responsabilità civile delle toghe e aveva espresso giudizi negativi sulla separazione delle carriere. «Sono favorevole alla riforma perché ritengo che la parte più significativa sia il sorteggio dei consiglieri del Csm», dichiara oggi la magistrata, aggiungendo che «con la Cartabia, di fatto, la separazione sia già avvenuta e quindi le modifiche attuali cristallizzino una situazione già esistente».

La pm pesarese respinge inoltre le obiezioni di chi sostiene che la riforma metterebbe il pubblico ministero sotto il controllo dell’esecutivo, definendola «proprio una bugia perché per realizzarla occorrerebbe un’altra riforma costituzionale che non è prevista». Tuttavia, avverte che «a furia di ripetere che esiste tale pericolo finirà che il cittadino ci crederà», assicurando che «se poi, in futuro, una simile proposta verrà fatta sarò la prima a schierarmi contro».

La riforma costituzionale della magistratura, che introduce la separazione delle carriere tra magistratura giudicante e requirente, lo sdoppiamento del Consiglio superiore della magistratura e l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare, è stata approvata definitivamente dal Senato il 30 ottobre 2025. Il 18 novembre la Corte di Cassazione ha ammesso il referendum confermativo, formulando il quesito che sarà sottoposto ai cittadini. Il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha più volte sottolineato che il sorteggio per l’elezione dei consiglieri del Csm mira a «evitare quel mercimonio di cariche e di funzioni che esiste oggi nell’ambito delle correnti della magistratura».

Magistratura Indipendente, la corrente cui appartiene Anna Gallucci, è la più antica delle formazioni organizzate all’interno dell’Associazione nazionale magistrati, fondata nel 1962 e tradizionalmente considerata la componente moderata della magistratura italiana. Alle ultime elezioni per il rinnovo del comitato direttivo centrale dell’Anm, svoltesi nel gennaio 2025, MI si è confermata la corrente più votata con 2.065 preferenze, ottenendo undici rappresentanti su trentasei nel parlamentino delle toghe. Tra i magistrati che negli anni hanno rivestito cariche in Magistratura Indipendente figurano nomi illustri come Paolo Borsellino e Pier Luigi Vigna.

La testimonianza di Gallucci si aggiunge a un crescente numero di voci all’interno della magistratura che manifestano apertura verso la riforma, segnando una possibile frattura rispetto alla posizione ufficiale dell’Anm, i cui vertici hanno espresso forte contrarietà al progetto governativo. Secondo alcuni osservatori, una parte significativa dei magistrati non sarebbe pregiudizialmente contraria alla separazione delle carriere e vedrebbe di buon occhio il sorteggio per l’elezione dei consiglieri del Csm, preferendo tuttavia mantenere un profilo basso per timore di possibili ritorsioni da parte delle correnti più politicizzate. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!