Nel corso di una conferenza stampa svoltasi a Bruxelles presso il Parlamento europeo nella giornata del 2 dicembre 2025, è stata presentata la testimonianza di Daniel Black, giovane detransitioner ceco che ha deciso di intervenire pubblicamente per raccontare la propria esperienza di transizione di genere seguita da una successiva detransizione. L’evento, organizzato dall’associazione Pro Vita & Famiglia in collaborazione con l’eurodeputato della Lega Roberto Vannacci e il gruppo politico Patriots for Europe, ha portato al centro del dibattito europeo il fenomeno complesso e ancora largamente sottodimensionato della detransizione.
Black, durante il suo intervento, ha ripercorso i passaggi fondamentali della propria vicenda personale. A sedici anni, nel momento di una fragilità psicologica e di una sofferenza profonda, il giovane ceco è stato indirizzato verso un percorso di transizione di genere. Secondo la sua testimonianza, durante una visita della durata di soli trenta minuti presso una sessuologa specialista, avrebbe ricevuto “una sentenza, non una diagnosi”. Black afferma che in quella consultazione non è stata effettuata alcuna ricerca approfondita in merito alle cause reali della sua sofferenza psichica, ma gli è stato comunicato invece che era “nato nel corpo sbagliato” e che “soltanto ormoni e interventi chirurgici” avrebbero potuto “salvarlo”.
Secondo il racconto di Black, il percorso di medicalizzazione che ne è seguito ha avuto esiti che il giovane definisce “irreversibili”: trattamenti ormonali prolungati e, crucialmente, un intervento di castrazione chirurgica effettuato all’età di diciotto anni. Black dichiara di aver trascorso anni “intrappolato in un’identità che non era la mia” e di aver sperimentato conseguenze fisiche e psicologiche significative derivanti da tali interventi.
Nel dicembre del 2022, Black sostiene di aver raggiunto una consapevolezza progressiva della propria situazione. Non si è trattato, secondo la sua testimonianza, di una trasformazione improvvisa bensì di una realizzazione accumulata nel tempo, che lo ha condotto alla conclusione di “non potere andare avanti così”. A partire da quel momento, Black ha cominciato il proprio percorso di detransizione, tornando, secondo le fonti disponibili, al sesso biologico di nascita.
Durante l’intervento a Bruxelles, Black ha rivolto un appello diretto all’Unione europea affinché agisca “immediatamente” per proteggere i minori dalle pratiche che descrive come “medicalization frettolosa”. In particolare, ha chiesto il divieto dei bloccanti della pubertà e dei trattamenti ormonali di affermazione di genere senza “un’approfondita valutazione psicologica indipendente”. Ha inoltre sottolineato che “i corpi dei nostri figli non sono un errore” e che occorre interrompere gli “esperimenti sui bambini”.
L’evento ha visto la partecipazione di Antonio Brandi, presidente di Pro Vita & Famiglia, il quale ha ribadito la posizione dell’organizzazione secondo cui “la transizione di genere non è un fenomeno spontaneo, ma frutto della propaganda dell’ideologia gender”. Brandi ha affermato che ragazzi “a cui è stata promessa la felicità si ritrovano con un corpo ferito, mutilato, medicalizzato a vita”.
L’eurodeputato Vannacci ha inquadrato la questione entro il dibattito più ampio sulle politiche di genere dell’Unione europea, affermando che “dietro il dibattito sull’ideologia di genere ci sono persone reali, con sofferenza, disperazione e scelte sbagliate che condizionano la vita”. Ha inoltre sostiene che “l’Europa non può seguire una posizione dogmatica e deve assicurare che ogni decisione sui minori sia fondata su prudenza ed evidenze scientifiche”.
La questione della detransizione rimane un tema dibattuto all’interno della comunità scientifica internazionale. Secondo una ricerca di meta-analisi pubblicata nel 2024 sulla rivista “International Journal of Clinical and Health Psychology”, la rassegna ha analizzato quindici studi comprendenti complessivamente 2.689 persone che avevano detransizionato. Lo studio evidenzia come le persone che detransizionano frequentemente riportino esigenze di assistenza sanitaria fisica e mentale non soddisfatte.
A livello politico europeo, la questione della disforia di genere negli adolescenti ha assunto una dimensione rilevante nel contesto della nuova Strategia LGBTIQ+ 2026-2030 adottata dalla Commissione europea nell’ottobre 2025. Secondo il documento, la Commissione ha dichiarato che “sosterrà lo sviluppo di procedure legali di riconoscimento del genere basate sull’autodeterminazione e prive di restrizioni di età”. Tale posizione ha generato critiche da parte di organizzazioni che ritengono che minori non dispongano della maturità cognitiva necessaria per decisioni di tale portata.
La questione della psicoterapia esplorativa versus affermazione immediata dell’identità rivendicata rimane un punto di divisione significativa. Mentre alcuni esperti sostengono che la ricerca psicologica approfondita sia essenziale prima di intraprendere percorsi medici irreversibili, altri argomentano che ritardi nell’affermazione dell’identità possano aggravare la sofferenza psichica dei giovani. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
