A quasi due decenni dal delitto di Garlasco, l’omicidio di Chiara Poggi torna al centro dell’attenzione investigativa e mediatica con un dettaglio inquietante che riemerge dagli atti: la sera prima del delitto, qualcuno avrebbe acceso le luci all’interno della villetta di Gropello Cairoli appartenente alla nonna della giovane, Mariuccia Galli. Un’abitazione che, secondo ogni logica e documentazione, doveva essere completamente disabitata. La donna, infatti, si trovava ricoverata in una struttura riabilitativa a seguito di un incidente stradale, e la casa risultava vuota e senza accessi regolari in quel periodo.
La segnalazione iniziale risale ai giorni immediatamente successivi all’omicidio, avvenuto il 13 agosto 2007. Una vicina di casa ha riferito, in una trasmissione televisiva andata in onda di recente, che il marito – un agricoltore abituato a rincasare intorno alle 22 – aveva notato chiaramente una luce accesa all’interno dell’abitazione quella notte. La testimonianza era stata raccolta dai carabinieri nel corso delle prime fasi investigative, quando un maresciallo e un altro militare si presentarono alla porta della coppia per raccogliere informazioni sugli orari e sulle circostanze del presunto avvistamento. Secondo quanto emerso, non si trattò di un’osservazione isolata: almeno altre due persone avrebbero confermato in maniera autonoma di aver visto le luci accese nella casa disabitata.
Il dettaglio appare oggi ancora più significativo alla luce della riapertura delle indagini che vedono come unico indagato Andrea Sempio, amico della vittima, già coinvolto nella prima fase dell’inchiesta ma in seguito completamente scagionato. La nuova pista, però, rilancia interrogativi mai del tutto sopiti sulla gestione delle indagini iniziali. In particolare, colpisce la scelta degli inquirenti di non eseguire un sopralluogo interno alla casa della nonna: il 23 agosto 2007 fu effettuato un controllo esterno, ma nessuna verifica approfondita degli ambienti interni venne realizzata. Una lacuna che oggi appare difficile da giustificare, alla luce di quanto potrebbe essere accaduto tra quelle mura.
L’ipotesi che qualcuno si sia introdotto nella villetta di Mariuccia Galli nelle ore immediatamente precedenti all’omicidio apre un ventaglio di possibilità investigative finora poco esplorate. Tra queste, la possibilità che la casa sia stata utilizzata come punto di osservazione o di passaggio da parte di una persona coinvolta nei fatti, o che possa addirittura aver ospitato un incontro clandestino connesso, in maniera diretta o indiretta, con la morte di Chiara. A complicare ulteriormente il quadro, il fatto che quella casa fosse talvolta frequentata da Marco Poggi, fratello della vittima, che però risulta essere stato in montagna con i genitori durante i giorni dell’omicidio.
A distanza di diciotto anni, l’identità di chi si trovasse realmente in quell’abitazione resta avvolta nel mistero. Il dato, se confermato, potrebbe rappresentare un anello mancante nella lunga catena di elementi ancora oscuri che circondano l’omicidio di via Pascoli. Resta ora da capire se i nuovi sviluppi investigativi sapranno fare luce anche su questo dettaglio, finora trascurato, ma potenzialmente decisivo. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
