Un’intensa attività solare ha catturato l’attenzione della comunità scientifica nella serata del 6 dicembre, quando il Sole ha rilasciato un brillamento di classe M8.1, uno dei più potenti degli ultimi mesi, quasi al limite della categoria X, la massima nella scala dei flare solari. L’evento, generato dalla regione attiva AR4299, è stato rivolto direttamente verso la Terra, scatenando una catena di fenomeni di rilievo, con effetti immediati sull’atmosfera e potenziali conseguenze nei prossimi giorni.
Il primo impatto si è manifestato con un blackout radio a onde corte sull’Oceano Pacifico: la temporanea ionizzazione della ionosfera terrestre ha provocato interruzioni delle trasmissioni su frequenze inferiori ai 20 MHz, durate tra i 15 e i 20 minuti. Ma questo è stato solo l’inizio. L’aspetto più significativo dell’evento è rappresentato dall’espulsione di massa coronale (CME), una gigantesca nube di particelle cariche che si è staccata dal Sole viaggiando nello spazio a milioni di chilometri orari.
I dati raccolti dai coronografi del NOAA e dell’osservatorio solare SOHO indicano un “full-halo CME”, ovvero una CME che si espande in tutte le direzioni, tipica dei fenomeni diretti verso la Terra. Le simulazioni del Goddard Space Flight Center della NASA confermano che una parte significativa della nube è sulla traiettoria del nostro pianeta, con un impatto atteso tra le prime ore del mattino e mezzogiorno del 9 dicembre.
Il Centro di Previsioni Meteospaziali NOAA ha emesso un’allerta per una tempesta geomagnetica di classe G3, un livello considerato “forte” sulla scala NOAA (che va da G1 a G5). Questo tipo di tempeste può influenzare la stabilità delle reti elettriche ad alta tensione, causare fluttuazioni nei sistemi di navigazione satellitare (come il GPS), disturbi nelle comunicazioni radio a onde corte e produrre aurore boreali visibili a latitudini insolitamente basse.
Sebbene la Terra sia protetta in larga parte dalla sua magnetosfera, l’intensità dell’impatto dipenderà dall’orientamento del campo magnetico interplanetario (IMF) associato alla CME: se sarà orientato verso sud, potrà connettersi più efficacemente con il campo geomagnetico terrestre, amplificando gli effetti della tempesta.
Gli scienziati monitorano costantemente l’evoluzione dell’attività solare, anche perché la nostra stella sta avvicinandosi al picco del ciclo solare 25, previsto tra il 2025 e il 2026, periodo in cui questi eventi saranno sempre più frequenti e intensi. Gli esperti raccomandano particolare attenzione alle infrastrutture critiche, alle comunicazioni satellitari e ai sistemi di navigazione, mentre gli appassionati di astronomia e fotografia possono prepararsi a spettacolari aurore nelle regioni settentrionali del globo. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!
