Scarica l'App NewsRoom.
Non perderti le ULTIME notizie e le ALLERTA METEO in tempo reale.

Scarica GRATIS

Smog, ecco qual è la zona più inquinata d’Italia: per le prossime ore la situazione sarà CRITICA

Inquinamento alle stelle in queste ore su molte città italiane ma c’è una zona della penisola che subirà le maggiori conseguenze da questa stabilità meteo.

La combinazione tra condizioni meteorologiche eccezionalmente stabili e un territorio tra i più urbanizzati e industrializzati d’Europa sta riportando la Valle Padana al centro dell’emergenza smog, confermandola come la zona più inquinata d’Italia e una delle aree con i peggiori indici di qualità dell’aria del continente. Nei prossimi giorni, e almeno fino alla metà del mese, la persistenza di un esteso campo di alta pressione sul bacino del Mediterraneo e sull’Europa centrale favorirà un vero e proprio “blocco” atmosferico, con cieli spesso grigi sulle pianure del Nord, nebbie fitte e aria praticamente ferma nei bassi strati: uno scenario ideale per l’accumulo di polveri sottili, ossidi di azoto e altri inquinanti emessi da traffico, riscaldamenti domestici, comparto industriale e attività agricole.

L’inquinamento atmosferico è indicato dalle principali agenzie europee come il più grande rischio per la salute ambientale nel continente, responsabile di centinaia di migliaia di morti premature ogni anno, in larga parte legate all’esposizione cronica alle polveri sottili, in particolare il particolato fine Pm2.5, capace di penetrare in profondità nell’apparato respiratorio fino a raggiungere il flusso sanguigno, e al particolato Pm10, responsabile di patologie respiratorie e infiammatorie di varia natura. Le evidenze epidemiologiche correlano concentrazioni elevate e persistenti di questi inquinanti a un aumento del rischio di malattie cardiovascolari, broncopneumopatie croniche, ictus, tumori polmonari e a un deterioramento progressivo delle condizioni di salute nelle fasce di popolazione più esposte, in particolare anziani, bambini e persone affette da patologie pregresse.

In questo quadro generale, la Pianura Padana rappresenta un caso emblematico: i dati più recenti elaborati da reti di monitoraggio europee e da servizi di osservazione satellitare mostrano come su quest’area si registrino, con preoccupante regolarità, superamenti dei limiti di legge per Pm10 e Pm2.5 ben oltre le soglie fissate dalla normativa europea, che prevede per il Pm10 un valore limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo da non superare per più di 35 giorni all’anno. In diverse città del Nord, in particolare tra Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna, il numero di giorni di sforamento risulta spesso doppio o triplo rispetto a questa soglia, con intere settimane consecutive di aria classificata come scadente o pessima, soprattutto nei mesi freddi e in condizioni di prolungata stabilità atmosferica.

Il motivo per cui la Valle Padana è così vulnerabile a episodi di smog esteso e persistente va ricercato nella somma di fattori morfologici, climatici e antropici. Dal punto di vista geografico l’area funziona come una grande conca chiusa su tre lati: a nord dalle Alpi, a ovest dalle Alpi e dagli Appennini liguri, a sud dalla dorsale appenninica, con un’unica apertura verso est in direzione dell’Adriatico. Questa configurazione, combinata con il regime di venti generalmente deboli nelle stagioni autunnale e invernale, limita la capacità dell’atmosfera di disperdere gli inquinanti che vengono rilasciati quotidianamente al suolo, favorendone invece la concentrazione negli strati più bassi.

Il blocco anticiclonico previsto nei prossimi giorni accentua ulteriormente questo meccanismo. In presenza di alta pressione, l’aria in quota tende a scendere e riscaldarsi, mentre al suolo, nelle ore notturne, il raffreddamento è più marcato, soprattutto laddove il cielo rimane sereno. Si crea così il fenomeno dell’inversione termica: l’aria più fredda e pesante ristagna a contatto con il terreno, mentre quella più mite si dispone negli strati superiori, impedendo il rimescolamento verticale che normalmente contribuisce a diluire le sostanze inquinanti. In pratica, la pianura si ritrova intrappolata sotto una sorta di “coperchio” atmosferico che soffoca la dispersione degli inquinanti e ne favorisce l’accumulo, giorno dopo giorno, soprattutto in assenza di piogge e di ventilazione significativa.

I modelli previsionali indicano che fino almeno al 16-17 dicembre la situazione rimarrà dominata da questo assetto barico, con stabilità diffusa sull’Italia settentrionale e su buona parte delle regioni centrali interne. Sulle aree pianeggianti di Piemonte, Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna è attesa la formazione di nebbie dense e persistenti, spesso estese anche nelle ore diurne, o comunque sostituite da nubi basse e foschie che manterranno l’atmosfera intrappolata in un volume d’aria sempre più ristretto. Queste condizioni, già tipiche delle fasi anticicloniche invernali, assumeranno un ruolo decisivo nel determinare un peggioramento progressivo degli indici di qualità dell’aria nei principali centri urbani e lungo le direttrici più trafficate della rete autostradale e tangenziale del Nord.

Al fattore meteorologico si somma il peso di un contesto socioeconomico ad altissima densità di emissioni. La Valle Padana ospita alcune tra le aree metropolitane più popolose del Paese, un sistema produttivo fortemente industrializzato, una rete infrastrutturale fitta e un parco veicolare particolarmente intenso, con flussi quotidiani di auto e mezzi pesanti che alimentano costantemente le emissioni di ossidi di azoto, particolato primario e composti organici volatili. Durante il semestre freddo, inoltre, il contributo dei riscaldamenti domestici, soprattutto dove si utilizzano ancora apparecchi poco efficienti o combustibili solidi, si aggiunge al carico emissivo proveniente dal traffico e dall’industria. In molte aree, infine, le attività agricole, in particolare le pratiche di gestione dei reflui zootecnici e delle fertilizzazioni, rilasciano ammoniaca che, combinandosi in atmosfera con altri inquinanti, contribuisce alla formazione di particolato secondario.

Questi elementi concorrono a spiegare perché numerosi studi europei indichino il nord Italia, e in particolare la fascia padana compresa tra Piemonte orientale, Lombardia, Veneto e parte dell’Emilia, come uno dei massimi hotspot d’inquinamento atmosferico del continente, con concentrazioni medie annue di Pm2.5 e Pm10 spesso ben oltre i valori raccomandati dall’Organizzazione mondiale della sanità. In questa prospettiva, l’episodio in corso e quello atteso nei prossimi giorni non rappresentano un’anomalia isolata, ma piuttosto l’ennesima conferma di una criticità strutturale che si ripresenta con una frequenza crescente, anche in relazione ai cambiamenti del clima che favoriscono periodi più lunghi di alta pressione e scarsa ventilazione nelle stagioni invernali.

L’impatto sulla salute pubblica di condizioni di smog persistente come quelle che stanno interessando e interesseranno la Valle Padana è particolarmente rilevante. L’esposizione prolungata a concentrazioni elevate di polveri sottili e ossidi di azoto è associata a un incremento degli accessi ospedalieri per problemi respiratori e cardiocircolatori, a un peggioramento dei sintomi nei soggetti asmatici, alla maggiore incidenza di episodi acuti in persone con broncopatie croniche ostruttive e a un aumento di mortalità nelle fasce più fragili della popolazione. Le giornate con visibilità ridotta, aria stagnante e odore percepibile di smog non sono solo un segnale visibile del problema, ma corrispondono a un rischio concreto e silenzioso per la salute, anche quando non si manifestano immediatamente sintomi evidenti.

L’evoluzione attesa della situazione meteorologica fa ritenere che, in assenza di cambiamenti significativi nello scenario atmosferico, la qualità dell’aria possa ulteriormente peggiorare nei prossimi giorni, con un accumulo progressivo di inquinanti nei bassi strati e un possibile aumento dei valori medi giornalieri registrati dalle centraline di monitoraggio. Le nebbie e le foschie previste tra il mattino e le ore serali sulle pianure del Nord non svolgeranno un ruolo di purificazione, ma fungeranno piuttosto da indicatore visibile della stagnazione dell’aria, mentre il mancato arrivo di fronti perturbati e di ventilazione sostenuta impedirà il ricambio e la diluizione delle sostanze inquinanti.

In questo contesto, la Valle Padana si conferma, per caratteristiche morfologiche e concentrazione di attività umane, il cuore critico dell’inquinamento atmosferico italiano, una sorta di grande “vasca” dove l’aria fatica a muoversi e in cui ogni fase di alta pressione prolungata si traduce rapidamente in un innalzamento dei livelli di smog. Il blocco meteorologico in atto e previsto fino a metà mese non fa che esasperare una fragilità ben nota, trasformando le prossime giornate in un nuovo banco di prova per il sistema di monitoraggio e per le politiche di contenimento degli inquinanti, mentre milioni di cittadini si troveranno ancora una volta a respirare un’aria che, soprattutto nelle aree urbane e nelle zone a forte densità di traffico, rischia di spingersi oltre le soglie considerate sicure per la salute.

Con l’alta pressione destinata a restare ben salda sul Mediterraneo e sull’Europa centro-occidentale per diversi giorni, l’orizzonte a breve termine appare segnato da una persistente stabilità atmosferica, da un progressivo indebolimento della ventilazione nei bassi strati e da una conseguente tendenza all’aumento degli inquinanti nelle principali aree urbane della Valle Padana. Il quadro complessivo conferma come la combinazione di blocchi anticiclonici, inversioni termiche e intensa pressione antropica continui a fare della pianura del Nord Italia il punto più critico della mappa dello smog nazionale, con ricadute dirette sulla qualità della vita e sulla salute delle popolazioni che vi risiedono. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!