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Reggio Emilia, scuola cancella Gesù dal Natale. “Oggi è nato il buon Gesù” diventa “Oggi è festa ancor di più”

Privare il Natale di Gesù è svuotare la festa della sua anima: l’inclusione non passa per la rinuncia alle radici, ma dal rispetto di ciò che siamo.
Immagine generata con AI a scopo illustrativo

A Reggio Emilia, nella scuola elementare San Giovanni Bosco, il Natale è arrivato con una riscrittura che sa di rinuncia. In nome dell’inclusione, la figura di Gesù è stata rimossa dal testo italiano di “Jingle Bells”, intitolato “Din Don Dan”, modificando due strofe per evitare – così si sostiene – di offendere gli alunni di altre religioni. Un gesto che ha suscitato indignazione, portato all’attenzione pubblica dal capogruppo della Lega in consiglio comunale, Alessandro Rinaldi, che ha parlato senza mezzi termini di “scelta sbagliata, ideologica e profondamente diseducativa”.

I versi “Aspettando quei doni che regala il buon Gesù” sono diventati “Aspettano la pace e la chiedono di più”, mentre “Oggi è nato il buon Gesù” è stato trasformato in un generico “Oggi è festa ancor di più”. Non si tratta semplicemente di una rielaborazione artistica: è un’operazione culturale, un intervento chirurgico sulla nostra identità. L’intento dichiarato è nobile – non escludere nessuno – ma l’effetto è opposto: si esclude la nostra storia, si oscurano le radici di una tradizione millenaria.

Nel tentativo di non turbare, si finisce per negare. Ma l’inclusione non può e non deve passare attraverso l’auto-cancellazione. Soprattutto in un momento dell’anno che, piaccia o no, ha un’identità ben precisa: il Natale è, prima di tutto, la celebrazione della nascita di Gesù Cristo. Privarlo di questo significato vuol dire svuotarlo, renderlo qualcosa di indistinto, un contenitore generico di “buoni sentimenti” senza fondamento.

Questo episodio si inserisce in un contesto più ampio, che papa Benedetto XVI aveva lucidamente individuato nel suo celebre discorso del 2006 a Ratisbona e in molte altre occasioni, mettendo in guardia contro un’Europa che sembra vergognarsi di sé stessa, delle sue radici cristiane, della sua storia. In quell’Occidente che – ammoniva – rischia di perdere la propria anima in nome di un relativismo etico e culturale che, nel tentativo di accogliere tutto, finisce per non credere più a nulla. “La cultura moderna – diceva Benedetto – è minacciata da un’auto-limitazione della ragione, che la rende incapace di interrogarsi sul senso ultimo delle cose”.

Togliere Gesù dalle canzoni di Natale a scuola, anche se può sembrare un gesto piccolo, è invece un sintomo chiaro di questa deriva. Un segnale preoccupante di un’educazione che non insegna ad accogliere nella differenza, ma pretende di appiattire tutto per non avere contrasti. Ma una convivenza autentica si costruisce nel rispetto reciproco, non nel nascondimento.

Chi ha paura di dire che il Natale celebra Gesù? Perché mai dovremmo spiegare ai bambini che per accogliere l’altro dobbiamo rinunciare a ciò che siamo? Il messaggio cristiano, d’altronde, è già universale nella sua essenza: è amore per il prossimo, è dono, è pace. Ma senza la verità, anche la pace diventa una parola vuota. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!