Papa Francesco, al secolo Jorge Mario Bergoglio, è stato un pontefice che ha segnato profondamente la storia della Chiesa cattolica con il suo stile sobrio e la sua vicinanza ai fedeli. Dietro la figura pubblica del Papa, tuttavia, si nascondono numerosi aspetti meno noti della sua vita personale che rivelano un uomo dalla personalità sfaccettata e dalle esperienze sorprendentemente variegate. La sua recente scomparsa ha riacceso l’interesse verso quei dettagli biografici che illuminano il percorso umano e spirituale di Bergoglio, dalle origini argentine fino al soglio pontificio.
Una delle rivelazioni più inattese sulla vita di Papa Francesco riguarda la sua esperienza giovanile come buttafuori in una discoteca. Prima di intraprendere il cammino sacerdotale, il giovane Bergoglio svolse infatti questo particolare lavoro, dimostrando fin da allora quella capacità di relazionarsi con persone di ogni estrazione sociale che avrebbe poi caratterizzato anche il suo pontificato. Questo episodio, raccontato in diverse occasioni dallo stesso Pontefice, rappresenta un elemento di contatto con la vita quotidiana e le esperienze comuni dei giovani, aspetto che ha sempre contraddistinto il suo approccio pastorale incentrato sulla prossimità e la comprensione delle realtà ordinarie.
Particolarmente significativa è stata la scoperta della sua vocazione sacerdotale, avvenuta in modo quasi improvviso quando aveva appena sedici anni. Come riportato dalle fonti, fu durante la festa di San Matteo Apostolo, il 21 settembre 1953, che Bergoglio ebbe la rivelazione della sua chiamata. In un giorno di festa studentesca che in Argentina coincide con l’inizio della primavera, il giovane Jorge Mario sentì il bisogno di confessarsi e, entrando in una chiesa, incontrò un sacerdote che non conosceva. Quell’esperienza sacramentale rappresentò per lui un momento di svolta decisivo, al punto che uscendo dalla confessione avvertì chiaramente che qualcosa in lui era cambiato, percependo quella che descrisse come “una voce, una chiamata” che lo convinse di dover diventare sacerdote.
Un aspetto sorprendente della salute di Papa Francesco è legato alla mancanza di un polmone, condizione con cui ha convissuto per gran parte della sua vita. Questa menomazione fisica, raramente menzionata dai media, non gli ha impedito di svolgere le sue funzioni pastorali con l’energia e la determinazione che lo hanno sempre contraddistinto. La rimozione del polmone avvenne durante la sua giovinezza in seguito a una grave infezione, e rappresenta un elemento che rende ancora più straordinaria la sua capacità di affrontare i numerosi impegni e viaggi apostolici che hanno caratterizzato il suo pontificato, dimostrando una forza d’animo e una resistenza fisica notevoli nonostante la limitazione respiratoria.
Poco noto è anche il fatto che Jorge Mario Bergoglio, prima di entrare in seminario, conseguì un diploma come tecnico chimico e lavorò per un breve periodo in un laboratorio di analisi alimentari. Questa formazione scientifica, apparentemente distante dal percorso teologico intrapreso successivamente, ha in realtà influenzato profondamente il suo modo di affrontare le questioni contemporanee, conferendogli una particolare apertura al dialogo con la scienza e una spiccata attenzione alle tematiche ambientali, come dimostrato dall’enciclica Laudato Si’, dedicata alla cura del creato e alla responsabilità ecologica dell’umanità.
Particolarmente interessante è la rivelazione che Papa Francesco, all’età di 42 anni, quando era già leader dell’ordine dei Gesuiti in Argentina durante la dittatura militare, si rivolse a una psicoanalista per un periodo di sei mesi. Come egli stesso ha raccontato in un’intervista raccolta nel libro “Papa Francesco: Politica e Società”, le sessioni settimanali con una psicoanalista ebrea lo aiutarono a “chiarire alcune cose” in un momento complesso della sua vita. Questo particolare della biografia bergogliana testimonia la sua apertura mentale e la capacità di riconoscere l’importanza del supporto psicologico, aspetto che ha poi trovato riscontro anche nelle posizioni assunte durante il pontificato rispetto al valore delle scienze umane nell’accompagnamento delle persone.
I gusti gastronomici di Papa Francesco rivelano il suo legame con le origini piemontesi della famiglia. Il piatto prediletto del Pontefice era infatti la Bagna Cauda, una preparazione tipica del Piemonte a base di acciughe, olio e aglio utilizzata come salsa per le verdure. Questa preferenza culinaria emerse pubblicamente nel novembre 2022, quando il Papa si recò ad Asti per una riunione familiare con la cugina novantenne Daniela di Tiglione, occasione in cui poté gustare il suo piatto preferito. Questo dettaglio gastronomico evidenzia quanto le radici italiane, e in particolare piemontesi, abbiano continuato a rappresentare un elemento significativo nella vita personale di Bergoglio, nonostante la nascita e la formazione in Argentina.
Un aspetto poco conosciuto della giovinezza di Papa Francesco riguarda la sua passione per il tango e la milonga, balli popolari argentini che amava praticare prima di intraprendere il cammino sacerdotale. Questa inclinazione artistica, rivelata in diverse occasioni, dimostra come il futuro Pontefice fosse pienamente immerso nella cultura popolare della sua terra natale, aspetto che ha poi influenzato anche il suo modo di intendere la fede come esperienza profondamente radicata nelle tradizioni e nella vita quotidiana delle persone, capace di esprimersi anche attraverso le manifestazioni culturali e artistiche proprie di ciascun popolo.
Singolare è stata la scelta di Papa Francesco di mantenere il passaporto argentino anche dopo l’elezione al soglio pontificio, pagando personalmente le pratiche per il rinnovo dei documenti. Secondo quanto riportato da fonti diplomatiche, il Pontefice espresse chiaramente il desiderio di “viaggiare per tutto il mondo con il passaporto argentino”, rinunciando all’utilizzo esclusivo del passaporto diplomatico vaticano, tradizionalmente numerato 001. Questa decisione, apparentemente marginale, riflette l’attaccamento di Bergoglio alle proprie radici e la volontà di mantenere un legame formale con la sua patria d’origine, nonostante il ruolo universale assunto con il pontificato.
La passione di Papa Francesco per il cinema rappresenta un altro aspetto sorprendente della sua personalità. Come ha rivelato in diverse interviste, la sua cultura cinematografica si deve principalmente ai genitori che lo portavano frequentemente nelle sale cinematografiche di quartiere a Buenos Aires. Tra i suoi film preferiti figuravano soprattutto opere del neorealismo italiano, in particolare “La Strada” di Federico Fellini, con cui dichiarava di identificarsi profondamente per il riferimento implicito a San Francesco, “Roma città aperta” di Roberto Rossellini e “I bambini ci guardano” di Vittorio De Sica. Questi film hanno segnato la sua formazione culturale, aiutandolo a comprendere, attraverso il linguaggio cinematografico, la realtà della guerra mondiale che l’Argentina non aveva vissuto direttamente ma conosceva attraverso i racconti dei numerosi immigrati europei.
Infine, una caratteristica distintiva del pontificato di Francesco è stata la sua scelta di risiedere non nel tradizionale appartamento papale del Palazzo Apostolico, ma nella più modesta Casa Santa Marta, utilizzata normalmente come foresteria per i prelati in visita. Questa decisione, presa fin dal giorno della sua elezione nel 2013, rappresenta una delle espressioni più evidenti dello stile sobrio e della volontà di vicinanza agli altri che hanno caratterizzato il suo ministero petrino. Rifiutando le comodità e il distacco simbolico rappresentati dall’appartamento pontificio, Bergoglio ha voluto manifestare concretamente quella “Chiesa povera per i poveri” che ha costituito uno dei principali messaggi del suo pontificato, dimostrando con i fatti prima che con le parole la sua concezione del ministero papale come servizio piuttosto che come posizione di potere.