Nel cuore della regione polacca di Wielkopolska, presso il villaggio di Wyskoć, un gruppo di archeologi dell’Università Adam Mickiewicz di Poznań ha portato alla luce due imponenti strutture preistoriche che stanno riscrivendo le pagine della storia europea. Si tratta di tombe megalitiche risalenti a oltre 5500 anni fa, più antiche delle celebri piramidi di Giza, costruite tra il 2589 e il 2504 avanti Cristo. La scoperta, annunciata dal Complesso dei Parchi Paesaggistici della Provincia di Wielkopolska, rappresenta soltanto il secondo ritrovamento di questo tipo nell’area, dopo una prima identificazione avvenuta nel 2019.
Le strutture, soprannominate “piramidi polacche” per la loro forma monumentale e l’imponenza architettonica, sono state individuate nel Parco Paesaggistico intitolato al generale Dezydery Chłapowski, pioniere ottocentesco dell’agricoltura moderna in Polonia, che aveva trasformato i terreni della regione introducendo tecniche innovative apprese durante i suoi viaggi in Inghilterra. Il team di ricerca, guidato dalla dottoressa Danuta Żurkiewicz e dalla professoressa Iwona Sobkowiak-Tabaka, ha condotto gli scavi nell’ambito di un campo archeologico del Dipartimento di Archeologia dell’università poznaniana, utilizzando tecnologie avanzate di telerilevamento e prospezioni geofisiche.
Le tombe megalitiche presentano una caratteristica forma trapezoidale allungata, con dimensioni che raggiungono i duecento metri di lunghezza e circa quattro metri di altezza. La parte frontale delle strutture, orientata verso est, risulta significativamente più larga e alta rispetto alla sezione posteriore, che si assottiglia progressivamente fino a formare una sorta di coda verso occidente. Questa configurazione architettonica conferisce ai tumuli un profilo triangolare distintivo, che ha ispirato il soprannome di piramidi. La costruzione di questi monumenti funerari richiese uno sforzo collettivo straordinario e competenze ingegneristiche notevoli per l’epoca, considerando che gli antichi costruttori dovettero trasportare e posizionare massi ciclopici del peso fino a dieci tonnellate, utilizzando esclusivamente strumenti rudimentali e la forza lavoro umana, probabilmente supportata da animali da traino.
L’allineamento preciso delle strutture secondo i punti cardinali testimonia una sofisticata conoscenza astronomica da parte dei costruttori. Artur Golis, specialista capo per la conservazione della natura e del paesaggio presso il Complesso dei Parchi Paesaggistici della Provincia di Wielkopolska, ha sottolineato come l’orientamento verso est della facciata principale suggerisca un possibile legame simbolico con il culto solare e i cicli di rinascita. L’accuratezza geometrica e la complessità progettuale indicano che queste comunità neolitiche possedevano non solo capacità tecniche avanzate ma anche un’organizzazione sociale articolata, necessaria per coordinare la manodopera e le risorse indispensabili alla realizzazione di opere di tale portata.
Le tombe furono erette dalla Cultura del Bicchiere Imbutiforme, conosciuta anche con l’acronimo tedesco TRB, che si sviluppò nell’Europa centro-settentrionale tra il 4000 e il 2700 avanti Cristo. Questa società neolitica prende il nome dai caratteristici vasi a imbuto utilizzati dalle comunità dell’epoca, probabilmente destinati alla conservazione di liquidi. La cultura si estendeva dal bacino dell’Elba attraverso la Germania, i Paesi Bassi, la Scandinavia meridionale fino al bacino della Vistola in Polonia. Rappresenta una delle culture chiave del Neolitico europeo, costituendo un ponte fondamentale tra le società di cacciatori-raccoglitori del Mesolitico e le prime comunità agricole stanziali. Nonostante la Cultura del Bicchiere Imbutiforme fosse caratterizzata da una struttura sociale relativamente egualitaria, i monumenti megalitici erano riservati a figure di rilievo all’interno della comunità.
Secondo le ipotesi formulate dagli archeologi, le tombe ospitavano sepolture di personaggi di alto rango come capi tribù, sacerdoti o sciamani, deposti in posizione supina con le gambe orientate verso est, in direzione della parte frontale del megalite. Artur Golis ha spiegato che ogni generazione di una determinata comunità costruiva il proprio megalite, perpetuando attraverso le generazioni successive la memoria degli antenati e mantenendo vivi precisi rituali collettivi. Le sepolture erano generalmente singole e accompagnate da corredi funerari comprendenti ceramiche, asce di pietra levigata, ornamenti di rame e, in alcuni casi documentati in altre tombe simili nella regione della Cuiavia presso il Parco Culturale di Wietrzychowice, anche contenitori che potrebbero aver custodito oppio, suggerendo l’uso di sostanze psicotrope in contesti rituali o terapeutici.
Nei due tumuli recentemente scoperti a Wyskoć non sono ancora stati rinvenuti resti scheletrici umani, probabilmente a causa del degrado organico avvenuto nel corso dei millenni. Tuttavia, gli archeologi mantengono la speranza di recuperare oggetti del corredo funerario che potrebbero essere sopravvissuti al passare del tempo, fornendo preziose informazioni sulle pratiche culturali e religiose di queste antiche popolazioni. Le ricerche condotte mediante tecnologia LiDAR, un sistema di telerilevamento laser che permette di creare mappe tridimensionali dettagliate del terreno anche attraverso la vegetazione, hanno inoltre rivelato la presenza di decine di insediamenti contigui alle tombe, aprendo nuove prospettive per la comprensione dell’organizzazione territoriale e sociale delle comunità neolitiche nella regione.
La scoperta delle piramidi polacche assume particolare rilevanza nel contesto dell’archeologia europea, poiché queste strutture sono contemporanee al celebre sito di Stonehenge in Inghilterra, risalente a circa 4600 anni fa, e precedono di diversi secoli le piramidi egizie di Giza. Questo dato sfida alcune concezioni tradizionali sulla diffusione dell’architettura monumentale e sulla complessità delle società preistoriche europee. Le tombe megalitiche rappresentano infatti esempi raffinati di architettura funeraria, testimoniando come le comunità del Neolitico europeo avessero sviluppato competenze tecniche, organizzative e simboliche di notevole sofisticazione, comparabili a quelle delle grandi civiltà mediterranee e mediorientali.
Il confronto con altri siti megalitici europei evidenzia similitudini architettoniche e rituali che suggeriscono possibili contatti culturali o tradizioni condivise tra diverse regioni del continente. Le tombe a corridoio, i dolmen e i cromlech disseminati dall’Atlantico fino al Baltico presentano caratteristiche comuni nell’allineamento astronomico e nella funzione cerimoniale, indicando che le popolazioni neolitiche europee condividevano concezioni cosmologiche e pratiche funerarie complesse. Gli allineamenti verso i solstizi, gli equinozi e i lunistizi documentati in numerosi siti megalitici testimoniano una profonda comprensione dei cicli celesti e del loro significato simbolico per le società agricole, per le quali la previsione delle stagioni rivestiva importanza cruciale.
La preservazione di questi monumenti attraverso i millenni rappresenta una testimonianza della straordinaria abilità costruttiva degli antichi architetti neolitici, che progettarono le strutture per resistere alla forza distruttrice del tempo. Molte tombe megalitiche polacche furono purtroppo distrutte tra il diciannovesimo e il ventesimo secolo, quando venivano considerate depositi di materiale da costruzione gratuito. Quelle sopravvissute, come i megaliti del Parco Culturale di Wietrzychowice e ora quelli di Wyskoć, costituiscono quindi patrimoni archeologici di inestimabile valore, che permettono di gettare luce sulle origini della civiltà europea e sulle radici culturali delle popolazioni che abitarono il continente nel periodo neolitico.
Le prospezioni archeologiche proseguiranno nei prossimi mesi con scavi sistematici delle due piramidi e delle aree circostanti, al fine di raccogliere dati più dettagliati sulla cronologia, le pratiche funerarie e l’organizzazione sociale delle comunità della Cultura del Bicchiere Imbutiforme. Gli studiosi sperano di recuperare materiale organico che possa essere sottoposto a datazione radiocarbonica per affinare la cronologia dei monumenti e di individuare eventuali fasi costruttive successive che testimonino l’uso prolungato del sito attraverso le generazioni. La scoperta di Wyskoć arricchisce significativamente il panorama archeologico europeo, confermando come la Polonia centrale fosse un importante centro di sviluppo culturale durante il Neolitico e contribuendo a delineare un quadro più completo della preistoria del continente. Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!