Il caso giudiziario che vede coinvolto Rocco Siffredi, accusato di presunti abusi e violenze da diverse attrici del mondo dell’hard, continua ad arricchirsi di nuove testimonianze. Dopo le denunce di ex performer come Marika Milani e le dichiarazioni a difesa di Valentina Nappi, nella serata di ieri è intervenuta anche Filomena Mastromarino, conosciuta nel settore come Malena, intervistata nel programma Le Iene dall’inviata Roberta Rei.
L’attrice pugliese, che ha condiviso numerosi set professionali con Siffredi durante la sua carriera nell’industria pornografica, ha voluto precisare immediatamente la sua posizione, smentendo categoricamente chi sosteneva che avesse difeso il collega: “Io non ho mai difeso Rocco, anzi sono delusa. Mi sono immedesimata tanto in quelle ragazze, perché non è giusto e non deve andare così. Se è no è no, sempre”.
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Malena ha tracciato una netta distinzione tra la sua esperienza professionale e quanto emerso dai video mostrati nel servizio televisivo di Italia 1: “Sono rimasta scioccata nel vedere quelle immagini, perché non è il set che io conosco, non è il set che ho vissuto. Io non ho fatto casting con lui. Nei set dove ho lavorato, quando alzavo una mano o mi lamentavo, tutto si fermava. C’erano i fotografi, chi curava le luci, una telecamera accesa ventiquattr’ore su ventiquattro.”
L’ex pornostar ha sottolineato un aspetto cruciale che differenzia la sua esperienza da quella delle accusatrici: “Quello che si vede nei filmati è un ufficio dove le ragazze sono andate per fare casting. In quel momento erano delle donne, non erano ancora delle attrici, è questa la differenza fondamentale. Se lo dobbiamo chiamare cinema per adulti, il cinema richiede una professionalità. Alla luce di quanto ho visto nel servizio non c’è niente di professionale”.
L’intervista ha toccato anche il tema delle tutele all’interno dell’industria pornografica, con Malena che ha dichiarato apertamente: “Se devo parlare del mio lavoro adesso lo faccio con verità, perché non ho più nulla da nascondere. Non sono mai stata violentata o abusata fisicamente, però se devo usare la parola tutela, sicuramente non c’è. Anzi, se ti permetti di dire che non lo vuoi fare più, vieni anche insultata. Sono stanca del sistema, perché è un sistema basato sull’ignoranza e visto che io non sono ignorante, basta”.
Malena ha anche risposto indirettamente alle dichiarazioni di Valentina Nappi, che nei giorni scorsi aveva difeso Siffredi sostenendo che “nessuno obbliga nessuno” e che se un’attrice continua a girare lo fa “per soldi”: “La sua mi sembra una risposta da maschio. Lei è la Nappi e ha una posizione diversa. In quei video non c’era nulla di professionale. Guardando quei filmati mi sono chiesta ‘ma cosa sono queste clip?’, sembravano più roba personale che professionale”.
Al centro delle accuse contro Siffredi c’è la questione del consenso e dei limiti da rispettare durante le riprese. Su questo punto Malena è stata categorica: “Se siamo due persone serie e c’è un patto, se io ti dico che quella cosa non la voglio fare, non la fai e poi la fai lo stesso o me la richiedi, a casa mia c’è un’altra parola, si chiama stupro. Quando sei nuda, sei indifesa, non sai che fare, poi incide il fatto di non essere richiamata, di fare una brutta figura con le altre attrici. Io ci credo che una non ha la forza di dire no. Va condannato chi non riesce a fermarsi al no”.
L’attrice ha anche smentito le voci secondo cui avrebbe lasciato l’industria a causa di problemi psicologici, come aveva suggerito lo stesso Siffredi: “Rocco dice che non sto bene, ma non ho mai avuto problemi psicologici e non ho necessità di rivolgermi a uno psichiatra. Sono sana come un pesce. Mi sono semplicemente resa conto di non voler fare più quel lavoro. Dicono che sono malata, rovinano e screditano la mia immagine, non vogliono che io abbia altre opportunità in ambiti diversi. Perché non posso pentirmi?”
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Parlando delle gang bang, pratica molto frequente nelle produzioni di Siffredi, Malena ha evidenziato come queste abbiano preso una piega diversa nel tempo: “Non vorrei che sia stata la fretta di produrre troppo. Nelle prime c’erano attori professionisti oltre ai non professionisti. Devi avere esperienza per poterlo fare, altrimenti la ragazza si fa male e lo vive come un trauma. Ho sempre detto alle ragazze di non imitarmi, ma non sempre il consiglio veniva seguito”.
L’intervista si è conclusa con un messaggio diretto a Siffredi: “Lui ha voluto essere il numero uno? Si tiene le critiche, le cose che non vanno bene. Anche i grandi sbagliano. Ed è così bello dire ‘ho sbagliato, sistemiamo le cose’. Io però da lui non ho sentito dire quello”. Parole che si inseriscono in un dibattito sempre più acceso all’interno dell’industria pornografica, dove il tema del consenso e delle tutele per i performer sta finalmente emergendo con forza anche in Italia.
Il caso Siffredi porta alla luce la necessità di una regolamentazione più stringente del settore, come già avviene in altri paesi. Proprio su questo aspetto, Malena ha consigliato alle ragazze che decidono di intraprendere questa carriera di andare in America: “È tutto regolamentato”. E alla domanda sul perché in Italia non siano mai state fatte delle leggi a tutela degli attori, ha risposto: “Perché chi le rappresentava non le ha mai chieste”.