L’inchiesta condotta dal programma televisivo Le Iene su Rocco Siffredi continua ad alimentare polemiche e dibattiti mediatici, con nuove testimonianze che aggravano la posizione del celebre attore hard italiano. Nella puntata andata in onda martedì 29 aprile, l’inviata Roberta Rei ha presentato un’intervista esclusiva a Marika Milani, attrice che ha mosso pesanti accuse contro Siffredi, descrivendo presunti episodi di violenza e comportamenti abusivi avvenuti durante le riprese di alcune scene. Si tratta del secondo capitolo di un’inchiesta iniziata due settimane fa, quando altre interpreti avevano già denunciato situazioni analoghe, tutte fermamente respinte dal diretto interessato.
La testimonianza shock di Marika Milani
Il racconto di Marika Milani, trasmesso durante il servizio televisivo, descrive nel dettaglio situazioni che, se confermate, solleverebbero interrogativi significativi sulle condizioni lavorative nell’industria dell’intrattenimento per adulti. La giovane attrice ha rivelato circostanze inquietanti riguardanti la realizzazione di alcune scene particolarmente estreme, nelle quali sarebbero stati impiegati uomini non professionisti che, secondo la sua testimonianza, pagavano circa duemila euro per partecipare alle riprese. “Mi sono ritrovata quaranta ragazzi davanti e ho provato schifo, erano tutti intorno a me e poi mi facevano male perché erano inesperti e violenti”, ha dichiarato Milani durante l’intervista, aggiungendo che, a differenza degli attori professionisti che conoscono le modalità appropriate di interazione sul set, questi partecipanti inesperti avrebbero causato situazioni potenzialmente pericolose e dolorose.
Particolarmente grave risulta l’accusa relativa a presunte negligenze sanitarie: la Milani sostiene di aver contratto la sifilide durante le riprese presso l’accademia gestita da Siffredi, sollevando dubbi sull’efficacia dei controlli medici preventivi cui vengono sottoposti i partecipanti. “So che una volta sono andata a Praga e sono risultata positiva alla sifilide, mi volevo buttare giù dalla finestra”, ha raccontato visibilmente turbata, aggiungendo che anche altri colleghi che avevano lavorato con lei in precedenti scene sarebbero risultati positivi al medesimo test.
La testimonianza di Milani si fa ancora più inquietante quando descrive un episodio specifico avvenuto presumibilmente lontano dalle telecamere: “Un giorno mi fa una scena di casting, però ho avuto necessità di andare in bagno, mi ci ha portata lui, ha smontato il doccino e vi lascio immaginare cosa ha fatto”. L’attrice ha poi proseguito raccontando il ritorno nella cosiddetta “stanza dei trofei”, dove la situazione sarebbe degenerata ulteriormente: “Io ricordo esattamente la sua faccia, non era la sua, era il volto del Diavolo. Lui continuava, io ero sul divano con la testa schiacciata da un suo piede e non ce la facevo più, ero esausta”.
La replica di Rocco Siffredi
Di fronte alle gravi accuse mosse nei suoi confronti, Rocco Siffredi ha risposto con fermezza, negando categoricamente ogni addebito e parlando esplicitamente di una “terribile congiura” orchestrata ai suoi danni. Relativamente alla questione della sifilide, l’attore ha fornito una versione completamente diversa degli eventi, affermando che la positività di Marika Milani sarebbe stata riscontrata in seguito a scene girate a Praga con altri attori, escludendo qualsiasi responsabilità sua o della sua produzione: “Un mese dopo una mia scena Marika Milani è andata a Praga a fare scene con ragazzi neri, poi è venuta da me a Budapest e lì abbiamo scoperto che era positiva, ma non c’entriamo nulla noi”.
Quanto alle presunte violenze durante le riprese, Siffredi ha dichiarato di aver rivisionato tutto il materiale video realizzato con la Milani, sostenendo che “nei video non c’è mai un taglio” e che, al contrario di quanto affermato dall’attrice, sarebbe stata lei stessa a incitarlo a proseguire nelle scene contestate. L’attore ha inoltre ribadito la convinzione che esista un complotto ai suoi danni, affermando di possedere prove concrete: “Ci sono ragazze che sono state pagate per dire cose contro di me. Qualcuno sta giocando anche con Le Iene per farmi passare malissimo”.
Il presunto complotto e il nome di Stephane Pacaud
Centrale nella difesa di Siffredi è l’ipotesi di un complotto orchestrato da figure influenti del settore, tra cui emergerebbe il nome di Stephane Pacaud, imprenditore francese considerato uno dei più potenti magnati dell’industria pornografica mondiale. Nato nella regione di Le Creusot in Francia tra il 1975 e il 1978, Pacaud è proprietario di importanti siti pornografici come XVideos e XNXX, oltre che di studi di produzione come Bang Bros e di pubblicazioni storiche quali Penthouse.
Nonostante la sua enorme influenza nel settore, Pacaud è rimasto per anni una figura estremamente riservata, tanto che diverse fonti affermano che persino alcuni membri della sua famiglia ignorassero la natura della sua attività professionale. Stimato in possesso di un patrimonio di circa 500 milioni di euro, l’imprenditore francese gestisce un impero mediatico che genera miliardi di visualizzazioni mensili e rappresenta di fatto uno dei principali concorrenti di Siffredi nell’industria dell’intrattenimento per adulti.
Secondo quanto affermato da Siffredi durante la sua difesa, esisterebbe un tentativo coordinato di screditare la sua immagine professionale, con testimonianze orchestrate e presumibilmente remunerate per danneggiare irreparabilmente la sua reputazione. Le motivazioni di tale presunta cospirazione potrebbero risiedere nella competizione commerciale all’interno di un settore altamente redditizio, ma al momento non esistono elementi oggettivi che possano confermare questa teoria.
Un’inchiesta in evoluzione
La controversia sembra destinata a prolungarsi nelle prossime settimane, con l’inviata Roberta Rei che ha anticipato la possibilità di presentare ulteriori testimonianze in future puntate de Le Iene. La situazione appare particolarmente complessa, caratterizzata da versioni diametralmente opposte dei fatti e da accuse incrociate che dipingono uno scenario inquietante, indipendentemente dalla prospettiva che si decide di adottare.
L’attenzione mediatica suscitata dal caso solleva inevitabilmente interrogativi più ampi sulle condizioni lavorative nell’industria pornografica, sulle misure di tutela della salute e della sicurezza degli interpreti e sui rapporti di potere che caratterizzano questo particolare ambito dell’intrattenimento. Resta da vedere se le accuse mosse contro Siffredi porteranno a sviluppi di carattere legale o se rimarranno circoscritte all’ambito mediatico, alimentando un dibattito pubblico su tematiche raramente affrontate con la necessaria profondità.
Particolarmente controversa appare la posizione di Marika Milani, che in passato aveva espresso valutazioni completamente differenti sull’esperienza professionale con Siffredi. In un’intervista rilasciata nel 2022, quando partecipava alla Rocco Academy in qualità di coach, l’attrice aveva infatti descritto l’esperienza come “indimenticabile”, definendo Siffredi “un maestro nel far sentire l’attrice a proprio agio sul set”. Questa evidente contraddizione rappresenta uno degli elementi di maggiore complessità nell’interpretazione delle vicende recenti, sollevando interrogativi sulle ragioni del drastico cambiamento nella percezione e nel racconto dell’esperienza vissuta.