Il recente intervento della Polizia presso l’abitazione di Lulù Selassié, ex concorrente del Grande Fratello Vip, ha riportato l’attenzione pubblica su una vicenda giudiziaria che negli ultimi mesi ha coinvolto la giovane e la sua famiglia. Al centro della questione si trova il braccialetto elettronico, dispositivo imposto come misura cautelare a seguito della condanna per stalking ai danni dell’ex fidanzato Manuel Bortuzzo. La presenza ripetuta delle forze dell’ordine presso la residenza romana delle sorelle Selassié, dovuta a presunti malfunzionamenti del braccialetto, ha sollevato interrogativi sulle criticità tecniche del sistema e sulle ripercussioni personali e professionali per la protagonista e i suoi familiari. L’episodio si inserisce in un contesto di tensione mediatica e giudiziaria, con risvolti che toccano la sfera privata, la percezione pubblica e la gestione delle misure alternative alla detenzione.
Lucrezia Hailé Selassié, nota come Lulù, è stata condannata dal Tribunale di Roma a un anno e otto mesi di reclusione, con pena sospesa, per stalking nei confronti di Manuel Bortuzzo, atleta paralimpico e suo ex compagno. La sentenza, emessa al termine di un processo con rito abbreviato, ha accolto in larga parte le richieste della Procura, che aveva sollecitato una condanna a un anno e quattro mesi, ma il giudice ha ritenuto di dover infliggere una pena più severa alla luce della gravità dei comportamenti contestati. Secondo la ricostruzione degli inquirenti, la relazione tra i due, nata durante la partecipazione al reality show nel 2021, si sarebbe trasformata in un incubo per Bortuzzo dopo la rottura, con la giovane che avrebbe dato seguito a una serie di atti persecutori, appostamenti e minacce, arrivando a provocare nella vittima uno stato di ansia e paura tale da costringerlo a modificare radicalmente le proprie abitudini di vita e a temere per la propria incolumità. La misura del braccialetto elettronico è stata adottata per garantire il rispetto del divieto di avvicinamento imposto a tutela della parte lesa, considerata la reiterazione delle condotte e la loro intensità.
Il braccialetto elettronico rappresenta uno strumento tecnologico sempre più diffuso in Italia per il monitoraggio a distanza dei soggetti sottoposti a misure cautelari alternative alla detenzione, come i domiciliari o il divieto di avvicinamento nei casi di stalking. Il dispositivo, generalmente applicato alla caviglia, comunica costantemente con una centralina installata nell’abitazione del soggetto monitorato, trasmettendo dati relativi alla posizione e all’integrità del sistema. In caso di allontanamento dall’area consentita o di tentativi di manomissione, viene inviato un allarme alla centrale operativa delle forze dell’ordine, che può così intervenire tempestivamente. Tuttavia, la tecnologia non è esente da criticità: malfunzionamenti, falsi allarmi e difficoltà di gestione logistica possono rendere l’esperienza particolarmente gravosa per chi è sottoposto alla misura, oltre a generare disagi anche per i familiari e le forze dell’ordine chiamate a verificare la situazione.
Gli ultimi sviluppi della vicenda sono stati resi noti attraverso le dichiarazioni di Jessica Selassié, sorella di Lulù, nel corso di un’intervista al podcast Seconda Vita condotto da Gabriele Parpiglia. Jessica ha raccontato come il braccialetto elettronico abbia dato ripetutamente problemi tecnici, attivandosi senza motivo o segnalando anomalie che hanno richiesto l’intervento delle pattuglie di Polizia presso la loro abitazione di Roma, anche quando le sorelle si erano già trasferite a Milano. In almeno due occasioni, gli agenti hanno chiesto di verificare la presenza di Lulù, trovando invece il fratello, che ha dovuto spiegare il trasferimento della famiglia e la necessità di coordinarsi con le autorità milanesi. La stessa Jessica ha sottolineato come la vicenda abbia avuto pesanti ripercussioni sull’immagine pubblica delle sorelle, che si sono viste escluse da numerosi programmi televisivi e hanno incontrato difficoltà nel proseguire la propria carriera nel mondo dello spettacolo, attribuendo tale ostracismo alla condanna di Lulù e al clamore mediatico suscitato dal caso.
In diverse interviste, tra cui quella rilasciata a Gabriele Parpiglia, Lulù Selassié ha raccontato il profondo disagio vissuto durante i dieci mesi in cui ha dovuto indossare il braccialetto elettronico. La giovane ha spiegato di aver scelto il rito abbreviato non come ammissione di colpa, ma per evitare il rischio concreto di una detenzione in carcere, seguendo il consiglio del proprio legale. La misura restrittiva, oltre a limitarne drasticamente la libertà di movimento, le ha impedito di lavorare e di mantenere una vita sociale normale, costringendola a trascorrere l’estate chiusa in casa e a nascondere il dispositivo agli amici, temendo il giudizio e il pregiudizio dell’opinione pubblica. Ha descritto la sensazione di sentirsi “con l’anima spezzata”, percepita da tutti come colpevole e privata della possibilità di difendersi pubblicamente. Le richieste di revoca della misura, motivate anche dal trasferimento a Milano e dall’assenza di reale pericolo di incontro con la persona offesa, sono state respinte dal giudice, lasciando la giovane in una condizione di isolamento e frustrazione.
La vicenda ha avuto un’ampia eco sui media e sui social network, alimentando un dibattito acceso sia sulle responsabilità personali sia sull’efficacia e l’umanità delle misure cautelari applicate nei casi di stalking. Da un lato, la condanna di Lulù Selassié ha suscitato solidarietà nei confronti di Manuel Bortuzzo, vittima di comportamenti ritenuti persecutori e minacciosi, dall’altro ha generato riflessioni sulle difficoltà di reinserimento sociale per chi, pur avendo scontato una pena o una misura alternativa, si trova a dover affrontare lo stigma e la diffidenza dell’ambiente professionale e del pubblico. Le dichiarazioni delle sorelle Selassié, che denunciano una sorta di ostracismo televisivo e professionale, si inseriscono in questo quadro di tensione, evidenziando come la gestione mediatica di casi giudiziari possa avere effetti di lunga durata sulla vita delle persone coinvolte.