Il 15 maggio 2025 segna una svolta significativa nel panorama fiscale dei carburanti in Italia, con l’entrata in vigore del riallineamento delle accise previsto dalla riforma fiscale. Il decreto interministeriale, pubblicato a sorpresa nella serata del 14 maggio in Gazzetta Ufficiale, ha introdotto una revisione delle aliquote che interessa in modo diretto sia la benzina che il gasolio, modificando il quadro dei prezzi alla pompa e avviando un percorso di graduale equiparazione della tassazione tra i due principali carburanti utilizzati nel settore dei trasporti.
L’intervento normativo, firmato dai ministri dell’Ambiente e dell’Economia, stabilisce che l’accisa sulla benzina viene ridotta di 15 euro per mille litri, ovvero 1,5 centesimi di euro al litro, passando da 728,40 euro a 713,40 euro per mille litri. Parallelamente, l’accisa sul gasolio utilizzato come carburante subisce un incremento di pari entità, salendo da 617,40 euro a 632,40 euro per mille litri, sempre corrispondenti a 1,5 centesimi di euro in più per ogni litro erogato. La nuova aliquota, dunque, si attesta a 71,34 centesimi per litro per la benzina e a 63,24 centesimi per litro per il gasolio.
Questa misura rappresenta il primo passo di un percorso quinquennale di riallineamento delle accise, come previsto dagli obiettivi della Missione 7 del piano RePowerEU, che mira a promuovere una fiscalità più coerente con gli impegni ambientali europei e a ridurre progressivamente il ricorso ai combustibili fossili più inquinanti. Il decreto, inoltre, prevede che le maggiori entrate derivanti dall’aumento dell’accisa sul gasolio siano destinate al Fondo nazionale per il finanziamento del trasporto pubblico locale, con l’obiettivo di potenziare i servizi e ridurre l’impatto ambientale della mobilità urbana.
Le variazioni delle accise, pur apparendo marginali nell’immediato per il singolo consumatore, sono destinate a incidere progressivamente sulle abitudini di rifornimento e sulle scelte di mobilità. Secondo le rilevazioni dell’Osservatorio prezzi del ministero delle Imprese e del Made in Italy, nella giornata di giovedì 15 maggio, i prezzi medi dei carburanti alla pompa non avevano ancora pienamente incorporato l’effetto delle nuove aliquote. Tuttavia, si registrano già valori che evidenziano una tendenza al rialzo sia per la benzina che per il gasolio: la benzina self service si attesta a 1,702 euro al litro, mentre il diesel raggiunge 1,586 euro al litro. Per quanto riguarda il servito, la benzina si posiziona in media a 1,845 euro al litro e il diesel a 1,729 euro. Il Gpl al servito è quotato a 0,722 euro al litro e il metano a 1,454 euro al chilogrammo.
Il provvedimento si inserisce in un contesto europeo caratterizzato da una forte pressione fiscale sui carburanti. Secondo i dati forniti dalle associazioni dei consumatori, in Italia le tasse (Iva e accise) incidono per il 61,1% sul prezzo della benzina e per il 57,2% su quello del gasolio. Nel 2023, su una spesa complessiva di 70,9 miliardi di euro per i carburanti, ben 38,1 miliardi sono stati destinati all’erario sotto forma di imposte indirette. Questo livello di tassazione colloca il Paese al sesto posto nell’Unione Europea per il prezzo del gasolio e al settimo per quello della benzina, mentre al netto delle imposte l’Italia scende rispettivamente al diciassettesimo e ventiduesimo posto.
L’allineamento delle accise risponde a una duplice esigenza: da un lato, ridurre la forbice storica tra la tassazione della benzina e quella del gasolio, storicamente favorita per ragioni di politica industriale e di sostegno al trasporto pesante; dall’altro, incentivare una transizione verso carburanti meno inquinanti, in linea con le direttive comunitarie e con gli obiettivi di decarbonizzazione fissati per il prossimo decennio. Il gasolio, infatti, è considerato più impattante in termini di emissioni di particolato e ossidi di azoto rispetto alla benzina, motivo per cui la riforma fiscale punta a riequilibrare il trattamento fiscale dei due prodotti.
Secondo le stime elaborate dalle associazioni di categoria, l’aumento dell’accisa sul gasolio, considerando anche l’incidenza dell’Iva al 22%, si tradurrà in un aggravio di circa 1,83 centesimi al litro, ovvero 91,5 centesimi per un pieno da 50 litri, con un impatto annuo stimato in circa 22 euro per una famiglia che effettua due rifornimenti al mese. Al contrario, il risparmio per chi utilizza vetture a benzina sarà di analoga entità. Questi effetti, seppur contenuti, rappresentano un segnale chiaro della direzione intrapresa dal legislatore, che mira a scoraggiare progressivamente l’utilizzo del gasolio a favore di soluzioni più sostenibili.
Nonostante le promesse elettorali di una possibile abolizione delle accise sui carburanti, il governo ha scelto la strada del riordino e del graduale riallineamento, in linea con le richieste dell’Unione Europea e con le esigenze di bilancio pubblico. Il tema della tassazione sui carburanti resta comunque al centro del dibattito politico, con le associazioni dei consumatori che chiedono una revisione complessiva del sistema e l’introduzione di un modello unico di tassazione a livello comunitario, al fine di evitare distorsioni concorrenziali e di garantire una maggiore equità fiscale tra i diversi Stati membri.
In conclusione, il riallineamento delle accise rappresenta un passaggio cruciale nella strategia di riforma fiscale italiana, con effetti immediati sui prezzi dei carburanti e con ricadute destinate a manifestarsi nel medio periodo sia sul fronte della mobilità privata che su quello del trasporto pubblico. Il monitoraggio dei prezzi alla pompa e l’evoluzione del quadro normativo saranno determinanti per valutare l’efficacia delle misure adottate e per comprendere l’impatto reale sulle famiglie e sulle imprese, in un contesto di crescente attenzione alle tematiche ambientali e alla sostenibilità economica del sistema dei trasporti.