Le proiezioni stagionali del Centro Europeo per le Previsioni Meteorologiche dipingono uno scenario inquietante per il prossimo mese di giugno, con anomalìe termiche che potrebbero raggiungere i +3°C rispetto alle medie climatiche su vasta parte dell’Europa centro-occidentale, Italia compresa. L’analisi dei dati ECMWF rivela una configurazione atmosferica che richiama drammaticamente quella dell’estate 2003, quando l’Europa fu colpita da una delle ondate di calore più devastanti della storia moderna, responsabile di oltre 18.000 decessi nel solo territorio italiano.
I modelli climatici internazionali, inclusi ECMWF, NOAA e Copernicus, mostrano un consenso elevato riguardo l’instaurarsi di condizioni termiche sopra la norma per l’Europa meridionale, con particolare intensità prevista tra Lazio, Toscana, Basilicata e Puglia, dove le anomalie potrebbero attestarsi tra +0,5°C e +2°C su buona parte della penisola. La causa principale di questa anomalia termica va ricercata nella particolare configurazione barica prevista, caratterizzata da valori di pressione atmosferica superiori alla media climatica su Francia, Penisola Iberica e Italia centro-occidentale, con un massimo anomalo attorno ai +0,9 hPa che favorirà l’espansione precoce dell’anticiclone subtropicale verso il bacino del Mediterraneo.
L’anticiclone africano, spesso responsabile delle ondate di calore più intense, dovrebbe manifestare la sua presenza già dalla prima decade di giugno, portando masse d’aria di diretta estrazione sahariana verso l’Italia settentrionale e le coste tirreniche. Le prime vere fiammate di calore sono attese con temperature che potrebbero schizzare diffusamente oltre i 34-35°C nelle pianure del Nord e nelle regioni del Centro-Sud, mentre le aree più esposte includeranno la Toscana interna, la Puglia e le valli della Sicilia e della Calabria, dove la combinazione tra aria secca e soleggiamento prolungato spingerà i valori termici verso l’alto con particolare intensità.

Il paragone con l’estate del 2003 emerge con prepotenza dalle analisi climatiche attuali, considerando che anche quell’anno l’ondata di calore estremo seguì una primavera caratterizzata da frequenti piogge e marcata instabilità atmosferica, esattamente come quella che stiamo vivendo nel 2025. L’estate del 2003 rimane la più calda degli ultimi 100 anni in Italia, con temperature che tra il 12 e il 14 giugno superarono i 34 gradi nel 50% delle città italiane, mentre luglio registrò un’ondata di caldo estremo ininterrotta dal 12 al 29 del mese, con Bologna che toccò i 37°C e una media mensile delle massime in Italia di oltre 31 gradi. Il culmine si raggiunse in agosto, quando l’ondata di calore più lunga durò dal 2 al 28 del mese, con una media delle temperature massime a 33,4°C, valore mai raggiunto negli ultimi 100 anni.
Le conseguenze di quell’estate furono drammatiche, con temperature massime che raggiunsero i 41,1°C a Firenze il 5 agosto, 40,7°C a Trento l’11 agosto, 40,4°C a Piacenza il 15 agosto e 40,4°C a Milano Centro il 5 agosto. L’impatto sanitario fu devastante, con Bologna che registrò un aumento del 20-30% della mortalità, Milano del 30-40% e Torino, la città italiana più colpita, del 40-45%. Durante quella grave e interminabile siccità, il Consorzio della Bonifica Renana distribuì alle campagne 90 milioni di litri d’acqua, una quantità equivalente a quella immessa annualmente nella rete acquedottistica di tutta la provincia di Bologna.

La configurazione meteorologica responsabile di queste intense ondate di caldo sull’Italia è rappresentata dall’alta pressione africana, un fenomeno del tutto normale quando promontori di alta pressione si spingono dal Nord Africa verso il continente europeo, proponendo picchi di temperature molto elevate nel periodo estivo. Tuttavia, un’anomalia climatica si impone quando la stessa struttura meteorologica tende a persistere per molto tempo sulle stesse zone, riproponendo le stesse condizioni meteo per settimane o mesi, come accadde nel maggio 2003 quando l’alta pressione africana caratterizzò costantemente lo scenario meteorologico su gran parte dell’Europa centro-meridionale.
Per il giugno 2025, le proiezioni indicano che l’anticiclone africano sarà protagonista assoluto del panorama meteorologico sull’Italia e su gran parte dell’Europa centro-occidentale, con una durata e intensità che potrebbero insediarsi già dai primi giorni del mese. Le regioni più colpite saranno il Centro Italia, il Sud e la Sardegna, dove il caldo si farà sentire con maggiore insistenza, accompagnato da giornate serene, assenza di vento e una radiazione solare intensa e costante. Il profilo barico dominante lascia intendere che questa configurazione potrebbe proseguire senza interruzioni significative anche nel corso di luglio e agosto, innescando una catena di ondate di calore che rischia di portare il 2025 tra gli anni più caldi e secchi mai registrati in Italia.
Tuttavia, il quadro meteorologico per giugno 2025 non sarà caratterizzato esclusivamente da stabilità e caldo intenso. Il rovescio della medaglia di questa particolare condizione sinottica è rappresentato dal rischio di eventi meteo estremi, poiché il surplus di calore e la crescente umidità nei bassi strati potrebbero fornire il carburante necessario per lo scoppio anche improvviso di precipitazioni intense. La presenza di aria molto calda nei bassi strati, combinata con eventuali infiltrazioni di aria fresca in quota, potrebbe creare le condizioni ideali per temporali improvvisi e localmente violenti, grandinate, nubifragi e downburst con raffiche di vento discendente molto intense.
Questi fenomeni si presenteranno con maggiore probabilità durante il pomeriggio e nelle prime ore serali, soprattutto in prossimità delle aree urbane e delle fasce costiere, dove tendono a colpire con maggiore frequenza e impatto, generando disagi e talvolta danni significativi. Il mese di giugno 2025 si preannuncia quindi come un’alternanza piuttosto marcata tra fasi calde e stabili e momenti di instabilità improvvisa, soprattutto nelle aree più esposte alle influenze balcaniche e al transito di correnti fresche da nordest, configurandosi come una vera e propria estate intermittente tra brevi fiammate africane e ritorni instabili che potrebbero caratterizzare l’intero primo mese della stagione estiva.