Garlasco, lo psicologo del carcere: “Stasi cerca piacere in modo non convenzionale”

Le relazioni del Tribunale di Sorveglianza rivelano le valutazioni psicologiche su Alberto Stasi durante la detenzione, mentre proseguono le indagini su Andrea Sempio per il delitto di Garlasco del 2007.
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Emergono nuovi elementi sulla personalità di Alberto Stasi dalle relazioni del Tribunale di Sorveglianza che nel febbraio 2024 aveva concesso la semilibertà al condannato per l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007. Le valutazioni psicologiche elaborate durante la detenzione nel carcere milanese di Bollate evidenziano comportamenti che gli esperti definiscono come ricerca del piacere sessuale attraverso modalità non convenzionali, sollevando interrogativi sul possibile movente di un delitto che da diciotto anni continua a dividere l’opinione pubblica e gli addetti ai lavori.

Il documento del Tribunale di Sorveglianza, di cui si è avuta conoscenza soltanto con il provvedimento dello scorso aprile che ha concesso il beneficio della semilibertà, indica “nella ossessiva visione di materiale pornografico fino alla sua meticolosa catalogazione nel pc, con tratti francamente eccessivi anche per un giovane alla scoperta della sessualità” il possibile “movente o quanto meno l’occasione del delitto”. La relazione dello psicologo del carcere, pur nella consapevolezza di non poter esprimere giudizi di natura psichiatrica, si sofferma sulla possibile diagnosi di parafilia, termine tecnico che indica la ricerca del piacere sessuale attraverso modalità non convenzionali, concludendo tuttavia con l’affermare la sola presenza dei tratti di tale psicopatologia, in assenza dei requisiti che normalmente conducono alla diagnosi di vero e proprio disturbo parafilico.

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Le osservazioni contenute nella documentazione processuale richiamano elementi già emersi durante le fasi investigative del caso, quando gli inquirenti avevano accertato la detenzione da parte di Stasi di oltre diecimila file pornografici, catalogati per generi e alcuni di contenuto violento. Nonostante il disastroso intervento degli investigatori dell’epoca sui computer di Stasi e di Poggi, era stato possibile documentare questa particolare caratteristica comportamentale del condannato, che secondo i giudici della Sorveglianza non avrebbe subito modificazioni nel corso del tempo. Il Tribunale evidenzia inoltre come, nella valutazione dell’empatia ed emotività del detenuto, non vi siano accenni a quanto provato nel passato e nel tempo nei confronti dei genitori e parenti della vittima, o a sentimenti di rabbia, alle cause sottese e alle strategie di gestione.

La questione del materiale informatico aveva già assunto rilevanza centrale nelle indagini originarie, quando i periti avevano individuato sul computer di Chiara Poggi una cartella compressa denominata “Tatina” contenente video personali. I filmini amatoriali girati insieme a Stasi e trovati sul pc portatile di quest’ultimo erano presenti anche sul computer di Chiara, all’interno di un file compresso in formato zip con password di protezione, circostanza che rendeva difficile un accesso accidentale da parte di terzi. Marco Poggi, fratello della vittima, aveva riferito nel 2007 che nella sua abitazione, tra primavera ed estate, si erano portati i suoi amici Andrea Sempio e Alessandro Biasibetti, rimanendo nella saletta tv o al primo piano nella camera di Chiara per usare il pc.

Le rivelazioni assumono particolare significato nel contesto della nuova inchiesta che vede indagato Andrea Sempio, amico del fratello della vittima, per il quale il Raggruppamento carabinieri investigazioni scientifiche sta elaborando un profilo psicologico su delega della procura di Pavia. Gli inquirenti stanno analizzando il materiale sequestrato nelle perquisizioni condotte presso l’abitazione di Vigevano del trentasettenne e a casa dei suoi genitori, cercando di costruire un profilo dell’indagato che possa essere incrociato con l’analisi di tutto quanto ritenuto utile per le nuove indagini. Un processo che potrebbe portare a ipotizzare un movente alternativo rispetto a quello configurato nei processi che hanno condotto alla condanna definitiva di Alberto Stasi.

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Il caso Garlasco si caratterizza per la complessità delle indagini tecniche, con quasi quaranta consulenze e perizie elaborate nel corso di otto anni di iter giudiziario. La battaglia tra esperti ha scandito ogni fase processuale, dalla determinazione dell’orario della morte alle analisi delle tracce ematiche, fino alle controverse valutazioni sull’impronta di scarpa numero quarantadue rinvenuta sul tappetino del bagno. Sempio calza il numero quarantaquattro, circostanza che ha contribuito a orientare le nuove investigazioni verso ipotesi alternative. Sul dispenser del bagno risulta presente soltanto la traccia dell’anulare di Stasi, elemento che i giudici hanno interpretato come indizio della necessità di lavarsi le mani dopo l’aggressione.

La posizione di Alberto Stasi, che attualmente gode del beneficio della semilibertà dopo aver dimostrato di essere un detenuto modello versando anche il risarcimento alla famiglia della vittima, rimane caratterizzata dalla costante rivendicazione della propria innocenza. Dal dicembre 2015, quando si era presentato al portone dell’istituto di Bollate dopo il verdetto della Cassazione, Stasi ha affrontato le difficoltà della vita carceraria conquistando progressivamente l’accesso al lavoro esterno, ai permessi premio e infine alla semilibertà. Il Tribunale di Sorveglianza, pur definendo legittimo l’atteggiamento di negazione, aveva concesso l’attività lavorativa esterna confidando che la riattivazione dei contatti con l’esterno e la gestione di relazioni lavorative e personali potesse favorire un più profondo scavo psicologico.

Le valutazioni psicologiche emergenti dalle relazioni carcerarie si inseriscono in un quadro investigativo che continua a evolversi, con la nuova inchiesta su Andrea Sempio che si concentra sul Dna trovato sulle unghie della vittima. La perizia di Francesco De Stefano, incaricato dai giudici della Corte d’Assise nel processo bis, aveva ritenuto i risultati non utilizzabili indicando comunque due Dna maschili non identificativi. Ora la decisione sull’utilizzabilità spetta ai periti Denise Albani e Domenico Marchigiani della Polizia di Stato, scelti dalla giudice per le indagini preliminari di Pavia Daniela Garlaschelli. Se una traccia genetica maschile fosse effettivamente di Sempio, gli inquirenti dovranno superare la spiegazione contenuta nella doppia archiviazione che aveva motivato la presenza del Dna con la frequentazione di casa Poggi da parte del ragazzo.

Il dibattito giuridico e mediatico che accompagna il caso Garlasco si arricchisce quindi di nuovi elementi che potrebbero modificare la percezione di una vicenda già complessa e controversa. Le osservazioni dello psicologo del carcere su Alberto Stasi contribuiscono a delineare un quadro comportamentale che, pur non costituendo prova di colpevolezza, offre spunti di riflessione sul possibile movente di un delitto che continua a interrogare magistrati, esperti e opinione pubblica. La concurrent indagine su Andrea Sempio rappresenta un elemento di ulteriore complessità in una vicenda che, a diciotto anni di distanza, continua a generare interrogativi sulla ricostruzione dei fatti e sull’identificazione del responsabile dell’omicidio di Chiara Poggi.