Una scoperta che potrebbe riscrivere la storia dell’antico Egitto emerge dalle ricerche condotte dal Professor Corrado Malanga, ex docente di Chimica organica dell’Università di Pisa, insieme al suo team di ricercatori italiani. Il Progetto Chefren, presentato ufficialmente in una conferenza stampa il 15 marzo 2025, sostiene di aver individuato attraverso avanzate tecnologie radar una vasta rete di strutture sotterranee che si estenderebbero per chilometri sotto la celebre piramide di Chefren, nell’altopiano di Giza.
Il team guidato da Malanga, che include l’ingegnere delle telecomunicazioni Filippo Biondi, l’egittologo Armando Mei e l’esperta in comunicazione Nicole Ciccolo, ha utilizzato la tecnologia SAR (Synthetic Aperture Radar), un sistema radar ad apertura sintetica che secondo i ricercatori avrebbe permesso di penetrare nel sottosuolo dell’altopiano di Giza con una precisione senza precedenti. Questa metodologia di indagine, come spiegato dal Professor Malanga, rappresenterebbe un approccio rivoluzionario per l’esplorazione archeologica, consentendo di osservare nel dettaglio strutture nascoste che fino ad oggi erano rimaste invisibili agli strumenti tradizionali.
Secondo quanto dichiarato dal team durante la presentazione, la tecnologia SAR avrebbe rivelato l’esistenza di una complessa architettura sotterranea che si sviluppa in modo simmetrico attorno alla base della piramide di Chefren, con caratteristiche geometriche così precise da suggerire una pianificazione ingegneristica estremamente avanzata. Malanga ha sottolineato come questa nuova metodologia di indagine abbia permesso di mettere a punto un sistema di osservazione che va oltre le capacità degli strumenti archeologici convenzionali, aprendo nuove prospettive per la comprensione delle antiche civiltà egizie.

Le scoperte annunciate dal Professor Malanga descrivono un complesso sotterraneo di dimensioni straordinarie che ridedefinirebbe completamente la nostra comprensione dell’architettura dell’antico Egitto. Secondo i risultati presentati, il team avrebbe identificato cinque strutture identiche disposte simmetricamente attorno alla base della piramide di Chefren, ciascuna caratterizzata da più livelli interconnessi attraverso precisi percorsi geometrici. Queste strutture, come illustrato durante la conferenza stampa, si estenderebbero per una rete che copre quasi due chilometri di territorio sotterraneo.
L’elemento più sorprendente della scoperta riguarda la presenza di otto strutture verticali cilindriche, descritte come pozzi che scendono nel sottosuolo fino a una profondità che supera i 600 metri, raggiungendo in alcuni casi gli 800 metri. Malanga ha spiegato che queste strutture cilindriche presentano un diametro di circa 20 metri e sono circondate da percorsi discendenti elicoidali, suggerendo un sistema di accesso elaborato e funzionale. La disposizione di questi pozzi seguirebbe un allineamento perfetto da sud a nord, divisi in due gruppi di quattro elementi ciascuno, indicando secondo il ricercatore un livello di pianificazione architettonica che sfiderebbe le nostre attuali conoscenze sulle capacità ingegneristiche dell’antico Egitto.
Alla base di questi pozzi verticali, il team sostiene di aver individuato due enormi stanze cubiche, ciascuna delle dimensioni di 80 metri per lato, che rappresenterebbero le strutture più grandi mai identificate sotto le piramidi. Queste camere, secondo Malanga, sarebbero collegate a un sistema ancora più profondo che si estende fino a una piattaforma calcarea situata a oltre 640 metri sotto la piramide di Chefren, dove potrebbero trovarsi sistemi idrici e percorsi che conducono ancora più in profondità nel sottosuolo.
Il Professor Malanga ha descritto queste scoperte come elementi che potrebbero cambiare radicalmente la nostra comprensione della civiltà egizia e delle capacità tecnologiche degli antichi costruttori. Durante la presentazione, il ricercatore ha suggerito che l’esistenza di questa vasta rete sotterranea indicherebbe che le piramidi non erano semplicemente monumenti funerari, ma strutture che servivano funzioni molto più complesse e avanzate. Secondo questa interpretazione, il complesso sotterraneo rappresenterebbe la prova di conoscenze ingegneristiche e architettoniche che superano di gran lunga quelle attribuite tradizionalmente alle civiltà dell’antico Egitto.
Malanga ha inoltre collegato queste scoperte alla possibilità che sotto la piramide di Chefren si possa trovare quello che lui definisce un equivalente della leggendaria Sala dei Registri, una biblioteca che secondo alcune teorie conterrebbe tutta la storia dell’antico Egitto e che tradizionalmente viene associata alla Sfinge. Il ricercatore ha indicato che l’analisi delle strutture sotterranee potrebbe rivelare sistemi di conservazione e deposito di conoscenze che fino ad oggi erano considerati puramente leggendari.
La complessità e l’estensione delle strutture descritte dal team suggerirebbero, secondo Malanga, l’esistenza di una vera e propria città sotterranea che si sviluppa su più livelli e che comprende sistemi di comunicazione, canali per il trasporto di fluidi e spazi che potrebbero aver avuto funzioni cerimoniali o tecniche. Questa interpretazione porterebbe a riconsiderare completamente il ruolo delle piramidi nell’antica civiltà egizia, trasformandole da semplici tombe monumentali a complessi centri multifunzionali integrati con vasti sistemi sotterranei.
Il Professor Malanga ha annunciato che presenterà ulteriori dettagli delle sue scoperte durante eventi pubblici programmati per il 2025. In particolare, è previsto un intervento via video al congresso mondiale sugli UFO organizzato a Torino dall’associazione Luna Nova, programmato per sabato 25 maggio 2025 presso il Teatro San Giuseppe. Durante questo evento, intitolato “Intelligenze non Umane e Coscienza – Nuove frontiere del contatto”, Malanga dovrebbe svelare le prove più dettagliate della sua scoperta, accompagnato da altri ricercatori internazionali nel campo dei fenomeni aerei non identificati.
Secondo quanto comunicato dal team, la ricerca continuerà con l’obiettivo di ottenere immagini ancora più dettagliate delle strutture sotterranee, utilizzando tecnologie sempre più avanzate per mappare completamente l’estensione del complesso. Malanga ha indicato che quando saranno disponibili ingrandimenti maggiori delle immagini radar, sarà possibile rivelare ulteriori dettagli di quella che descrive come una vera e propria città sotterranea, con implicazioni che potrebbero estendersi ben oltre l’archeologia tradizionale. Il ricercatore ha sottolineato che queste scoperte rappresentano solo l’inizio di un processo di ricerca che potrebbe portare a rivelazioni ancora più significative sulla vera natura e funzione delle piramidi di Giza.