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Luna, Tesori spaziali da mille miliardi: ecco perché vogliono andare sulla Luna

Scoperta internazionale rivela tesori da oltre mille miliardi di dollari nascosti nei crateri lunari: 6.500 siti contengono metalli del gruppo del platino, trasformando la Luna in obiettivo privilegiato per l’estrazione mineraria spaziale.
Credit © NASA

La Luna si rivela una gigantesca miniera spaziale dal valore superiore ai mille miliardi di dollari, secondo una rivoluzionaria scoperta scientifica che ridefinisce completamente le prospettive economiche dell’esplorazione lunare. Un team internazionale di ricercatori guidato dallo scienziato canadese Jayanth Chennamangalam ha utilizzato sofisticati modelli probabilistici per rivelare che nei crateri lunari si celano enormi quantità di metalli preziosi, trasformando il nostro satellite naturale in uno degli obiettivi più redditizi per le future operazioni di estrazione mineraria spaziale.

Lo studio, condotto in collaborazione con prestigiosi istituti internazionali tra cui l’Istituto per l’astronomia delle onde gravitazionali dell’Università di Birmingham, il Centro di astrofisica Harvard & Smithsonian di Cambridge e l’Università Aeronautica Embry-Riddle, ha rivelato che sulla superficie lunare esistono circa 1,3 milioni di cratericon un diametro superiore al chilometro. La scoperta più significativa riguarda il fatto che il 3% di questi crateri sarebbe stato formato dall’impatto di asteroidi di tipo M, caratterizzati da elevate concentrazioni di metalli preziosi che nel corso di miliardi di anni si sono depositati nei fondali lunari.

I ricercatori hanno identificato specificamente 6.500 crateri contenenti metalli del gruppo del platino, una categoria che comprende non soltanto il platino stesso, ma anche iridio, osmio, palladio, rodio e rutenio. Questi elementi rappresentano alcune delle sostanze più preziose e ricercate sul mercato terrestre, utilizzate in applicazioni tecnologiche avanzate che spaziano dall’industria automobilistica alla produzione di dispositivi elettronici, fino alle applicazioni mediche e aerospaziali. La concentrazione di tali metalli nei crateri lunari supererebbe significativamente le riserve terrestri facilmente accessibili, aprendo scenari economici di portata planetaria.

La regolite lunare, l’insieme eterogeneo di sedimenti e frammenti che compone lo strato superficiale del satellite, rappresenta il mezzo attraverso cui questi metalli preziosi potrebbero essere estratti. Questa sostanza, formata dal continuo bombardamento meteorico che ha caratterizzato la storia lunare, contiene non soltanto i metalli preziosi depositati dagli impatti asteroidali, ma anche altri elementi di interesse commerciale come l’elio-3, un isotopo estremamente raro sulla Terra ma potenzialmente fondamentale per lo sviluppo della fusione nucleare.

Le implicazioni economiche di questa scoperta acquisiscono particolare rilevanza nel contesto delle missioni Artemis della NASA, che rappresentano il programma spaziale americano per il ritorno permanente dell’umanità sulla Luna. Diversamente dalle missioni Apollo degli anni Sessanta e Settanta, caratterizzate da obiettivi prevalentemente scientifici e geopolitici, le nuove missioni lunari sono progettate con finalità di insediamento a lungo termine, creando le condizioni ideali per lo sviluppo di attività estrattive su scala industriale. L’accessibilità della Luna, considerevolmente superiore rispetto agli asteroidi in orbita terrestre, rende il satellite un obiettivo privilegiato per le prime operazioni di estrazione mineraria spaziale.

La robotica per l’estrazione mineraria rappresenta il settore tecnologico chiave per la realizzazione di questi ambiziosi progetti. La NASA ha già stanziato investimenti significativi, come i 500.000 dollari destinati all’Università dell’Arizona per lo sviluppo di sciami di robot autonomi specializzati nelle attività di scavo e raccolta delle risorse lunari. Questi sistemi robotici dovranno operare in condizioni estreme, caratterizzate da temperature che oscillano tra i 120 gradi Celsius delle aree illuminate dal sole e i -225 gradi Celsius dei crateri permanentemente in ombra, dove si concentrano le maggiori riserve di metalli preziosi.

L’economia lunare emergente non riguarda esclusivamente i metalli preziosi, ma comprende un ecosistema più ampio di risorse strategiche. L’acqua ghiacciata presente nei crateri polari, definita “il petrolio dello spazio”, rappresenta una risorsa fondamentale non soltanto per il sostentamento degli equipaggi umani, ma anche per la produzione di carburante per razzi attraverso la separazione elettrolitica in ossigeno e idrogeno. Questa capacità di rifornimento in loco ridurrebbe drasticamente i costi delle missioni spaziali, rendendo economicamente sostenibili le operazioni estrattive a lungo termine.

Le terre rare rappresentano un altro elemento strategico dell’economia lunare, particolarmente rilevante nel contesto geopolitico contemporaneo. L’amministratore della NASA Jim Bridenstine ha sottolineato come l’estrazione di questi metalli dalla superficie lunare potrebbe ridurre la dipendenza americana dalle forniture cinesi, che attualmente dominano oltre l’80 percento del mercato mondiale delle terre rare. Questi elementi sono essenziali per la produzione di batterie per veicoli elettrici, telefoni cellulari, equipment militari e sistemi di illuminazione fluorescente.

La formazione dei crateri attraverso impatti asteroidali ha creato nel corso di miliardi di anni un meccanismo naturale di concentrazione dei metalli preziosi. Le simulazioni numeriche condotte da Potter & Kring hanno dimostrato che gli asteroidi metallici, caratterizzati da una densità di 7800 kg/m³, rilasciano quantità significative di materiale prezioso durante l’impatto, che successivamente si deposita nei fondali craterici. Questo processo geologico ha trasformato la Luna in un repository naturale di risorse minerarie, accessibile attraverso tecnologie estrattive avanzate.

Le prospettive di sviluppo dell’estrazione mineraria lunare si inseriscono in un contesto di crescente interesse commerciale privato, con aziende come SpaceX di Elon Musk, Blue Origin di Jeff Bezos e Virgin Orbit di Richard Branson che investono massicciamente nel settore spaziale. Il coinvolgimento di capitali privati accelera significativamente i tempi di sviluppo tecnologico, creando le condizioni per la realizzazione di progetti estrattivi lunari entro la fine del decennio attuale. La lunar economy rappresenta quindi non soltanto una frontiera scientifica, ma una concreta opportunità economica che potrebbe ridefinire l’equilibrio delle risorse minerarie globali, aprendo una nuova era dell’esplorazione spaziale caratterizzata da obiettivi commerciali e industriali.