Meteo, il fumo degli Incendi in Canada raggiunge l’Italia: ecco cosa sta accadendo

Il fumo degli incendi canadesi ha attraversato l’Atlantico raggiungendo l’Italia l’8-9 giugno, creando una foschia anomala sulle Alpi confermata dall’ARPA Valle d’Aosta con rilevazioni di aerosol tra 3000-5000 metri.

Un fenomeno atmosferico di straordinaria portata ha interessato l’Italia settentrionale nella giornata di domenica 8 giugno, quando una densa foschia grigiastra ha avvolto le regioni alpine, in particolare la Valle d’Aosta, generando inizialmente interrogativi sulla sua origine. Le rilevazioni scientifiche condotte dall’ARPA Valle d’Aosta hanno successivamente confermato l’incredibile realtà: si trattava di fumo proveniente dagli incendi boschivi in corso in Canada, trasportato attraverso l’Oceano Atlantico dalle correnti atmosferiche ad alta quota. Questo evento rappresenta una testimonianza tangibile della portata globale dei disastri ambientali e della capacità dell’atmosfera terrestre di trasportare particolato su distanze transcontinentali.

L’emergenza incendi che sta devastando il Canada dall’inizio della stagione primaverile ha assunto proporzioni catastrofiche, con oltre duecento roghi attivi distribuiti principalmente nelle province centrali di Manitoba, Saskatchewan e Alberta. Le autorità canadesi hanno dichiarato lo stato di emergenza in molteplici province, mentre le operazioni di evacuazione hanno interessato più di 31.000 persone costrette ad abbandonare le proprie abitazioni. La vastità del fenomeno è testimoniata dai dati relativi alla superficie devastata dalle fiamme, che ha già superato i 2,2 milioni di ettari, un’area più estesa dell’intera Slovenia. Tra i roghi più significativi si annoverano il WE017 nei pressi di Sherridon, che ha devastato oltre 307.000 ettari di foresta, e l’EA061 tra Bird River e Bissett, che ha superato i 203.000 ettari.

Il Servizio di Monitoraggio dell’Atmosfera di Copernicus ha documentato con precisione il trasporto transatlantico del fumo, fornendo una cronologia dettagliata del fenomeno. Un primo pennacchio di fumo ad alta quota aveva già attraversato la regione mediterranea tra il 18 e il 19 maggio, raggiungendo la Grecia e il Mediterraneo orientale. Tuttavia, il secondo pennacchio, molto più esteso e denso, ha attraversato l’Atlantico durante l’ultima settimana di maggio, raggiungendo le zone nord-occidentali dell’Europa il primo giugno. Le correnti atmosferiche occidentali dominanti alle latitudini europee hanno guidato il fumo verso Francia, Regno Unito, Benelux e Germania, estendendo successivamente la sua influenza fino alle regioni alpine italiane.

Le rilevazioni scientifiche condotte in Italia hanno fornito evidenze incontrovertibili della natura canadese del particolato atmosferico osservato. L’ARPA Valle d’Aosta ha identificato uno strato di aerosol concentrato tra i 3.000 e i 5.000 metri di altitudine, compatibile con il fumo proveniente dagli incendi nordamericani. Le analisi condotte attraverso il lidar-ceilometer hanno mostrato con chiarezza l’ingresso di polveri sottili, in particolare PM10, che successivamente si sono spostate verso gli strati più bassi dell’atmosfera, contribuendo all’aumento delle concentrazioni al suolo. Un elemento particolarmente significativo emerso dalle analisi riguarda la presenza di PM10 secondario da processi acquosi, una componente non tipica della stagione estiva, che si forma durante il lungo trasporto del fumo e rappresenta una firma chimica distintiva dell’origine remota del particolato.

Il fenomeno ha interessato non soltanto l’Italia, ma l’intera regione alpina, con rilevazioni significative registrate anche in Svizzera. MeteoSvizzera ha documentato una leggera riduzione della visibilità sul Gemsstock, nel canton Uri, mentre sullo Jungfraujoch, nelle Alpi bernesi, la concentrazione di polveri fini ha raggiunto i 57 microgrammi per metro cubo, superando leggermente i limiti raccomandati. Le immagini satellitari hanno confermato l’elevato contenuto di particolato, evidenziando come il fumo si presenti prevalentemente come una nube lattiginosa nel cielo. Gli esperti meteorologici hanno sottolineato che, nonostante l’apparenza inquietante del fenomeno, il trasporto di fumo non dovrebbe avere un impatto significativo sulla qualità dell’aria in superficie, poiché questi episodi tendono a verificarsi ad altitudini elevate.

Gli effetti visibili del fenomeno si manifestano principalmente attraverso cieli più nebulosi e tramonti caratterizzati da intense colorazioni rosse e arancioni, conseguenza della dispersione della luce operata dalle particelle di fumo sospese nell’atmosfera. Questo aspetto, inizialmente scambiato da molti osservatori per la tradizionale polvere sahariana, ha in realtà un’origine completamente diversa e testimonia la capacità dell’atmosfera terrestre di trasportare materiale particolato su distanze intercontinentali. Mark Parrington, Senior Scientist del CAMS, ha evidenziato come questo evento rifletta la portata eccezionale degli incendi canadesi e l’impatto che stanno avendo a livello globale.

La situazione in Canada continua a destare preoccupazione per la sua evoluzione, con condizioni meteorologiche che favoriscono la propagazione degli incendi, tra cui temperature estreme, siccità prolungata e venti forti. Le autorità canadesi hanno mobilitato tutti i vigili del fuoco disponibili nel paese, supportati da circa 140 colleghi inviati dagli Stati Uniti. Le previsioni meteorologiche indicano la persistenza di condizioni critiche, con possibili ulteriori episodi di trasporto di fumo verso l’Europa nei prossimi giorni. Questo fenomeno si inserisce in un contesto più ampio di eventi meteorologici estremi che il Canada si trova sempre più frequentemente ad affrontare a causa del cambiamento climatico, dopo aver vissuto nel 2023 la peggiore stagione di incendi della sua storia.

L’evento del trasporto transatlantico del fumo canadese rappresenta un esempio emblematico delle interconnessioni atmosferiche globali e delle conseguenze a lungo raggio dei disastri ambientali. La capacità di monitoraggio satellitare ha permesso di tracciare con precisione il percorso di trasporto delle particelle, fornendo strumenti scientifici fondamentali per la comprensione di questi fenomeni. Negli ultimi anni, le particelle di fumo provenienti dagli incendi nordamericani sono state rilevate con crescente frequenza in Europa, testimoniando l’intensificarsi di questi eventi estremi e la loro capacità di produrre effetti su scala continentale. La situazione attuale sottolinea l’importanza della cooperazione internazionale nel monitoraggio ambientale e nella gestione delle emergenze climatiche, evidenziando come i fenomeni atmosferici non conoscano confini nazionali e richiedano approcci coordinati per la loro comprensione e mitigazione.