L’iniziativa popolare “Basta Quorum!” ha raggiunto in appena ventiquattro ore l’obiettivo delle cinquantamila firme necessarie per portare in Parlamento la proposta di legge costituzionale che mira ad abolire il quorum previsto dall’articolo 75 della Costituzione per i referendum abrogativi. La raccolta firme, lanciata il 9 giugno attraverso la piattaforma digitale del Ministero della Giustizia, rappresenta una risposta diretta al fallimento dei cinque referendum su lavoro e cittadinanza che si sono conclusi l’8 e 9 giugno senza raggiungere la soglia di partecipazione richiesta del 50% più uno degli aventi diritto al voto.
Il comitato “Basta Quorum!”, formato da cittadini e guidato da Mario Staderini, ex segretario dei Radicali Italiani e protagonista della battaglia per l’introduzione della firma digitale nei referendum, aveva depositato la proposta presso la Corte di Cassazione già il 5 giugno scorso, anticipando quello che si sarebbe rivelato l’ennesimo insuccesso referendario per mancanza di quorum. La tempistica non è casuale: l’iniziativa rappresenta una strategia preordinata per rispondere alla crisi strutturale che attraversa lo strumento referendario in Italia, dove l’ultimo successo risale ai referendum del 2011 su acqua pubblica, nucleare e legittimo impedimento.
>> Referendum, Nessuno Tocchi il Quorum: è una garanzia per la democrazia
I dati emersi dalla consultazione dell’8 e 9 giugno confermano la gravità della situazione democratica italiana: l’affluenza si è fermata al 30,6% per tutti e cinque i quesiti, venti punti percentuali sotto la soglia necessaria per la validità della consultazione. Questo risultato si inserisce in un trend di progressivo calo della partecipazione che ha caratterizzato tutti i referendum degli ultimi anni, dal 31,19% raggiunto nel 2016 per le trivelle al 20,9% toccato nel 2022 per la consultazione sulla giustizia promossa da Lega e Partito Radicale. La dinamica si aggrava ulteriormente se si considera che anche alle recenti elezioni europee la partecipazione ha raggiunto appena il 49,69%, dato che rappresenta un paradosso rispetto al quorum referendario fissato al 50% più uno.
La proposta di legge costituzionale presentata dal comitato si compone di un unico articolo che modifica il comma 4 dell’articolo 75 della Costituzione, sostituendo l’attuale formulazione con la seguente: “La proposta soggetta a referendum è approvata se è raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi”. Questa modifica eliminerebbe completamente il requisito del quorum di partecipazione, adottando il principio secondo cui “decide chi vota, non chi boicotta”, come affermato dagli stessi promotori dell’iniziativa. La riforma richiede necessariamente una modifica costituzionale, dato che il quorum è espressamente previsto dalla Carta fondamentale della Repubblica.
Il coordinamento dell’iniziativa vede protagonisti non solo Staderini, ma anche attivisti storici della democrazia diretta come Stephan Lausch e Alex Marini, rispettivamente rappresentanti delle associazioni “Iniziativa per più democrazia” di Bolzano e “Più democrazia in Trentino”, oltre a Lorenzo Mineo, tesoriere del movimento paneuropeo “Eumans”. Questa rete di organizzazioni ha sviluppato nel tempo una competenza specifica sui meccanismi della partecipazione democratica, portando avanti da anni battaglie per la riforma degli strumenti di democrazia diretta sia a livello nazionale che locale.
L’analisi dei primi dati sui firmatari rivela aspetti significativi dal punto di vista sociologico: il 51% dei sottoscrittori ha un’età compresa tra i 18 e i 27 anni, con una leggera maggioranza di donne, percentuale che sale al 66% considerando anche chi arriva a 32 anni. Questo dato contrasta con la tradizionale narrazione del disinteresse giovanile per la politica e dimostra come le nuove generazioni siano particolarmente sensibili alle questioni relative ai meccanismi di partecipazione democratica. La facilità di accesso garantita dalla piattaforma digitale, che richiede l’identificazione tramite SPID, Carta d’Identità Elettronica o Carta Nazionale dei Servizi, ha certamente contribuito a favorire la partecipazione dei giovani.
Il contesto internazionale offre esempi significativi di democrazie che funzionano senza il requisito del quorum: negli Stati Uniti e in Svizzera si svolgono costantemente referendum senza soglie minime di partecipazione su questioni di vario tipo, con grande soddisfazione degli elettori. In particolare, la Svizzera rappresenta un modello di riferimento, con una media di partecipazione ai referendum del 47% negli ultimi dodici anni, dato inferiore al quorum italiano ma che non ha mai portato all’invalidazione dei risultati. Anche a livello europeo, la maggior parte dei Paesi dell’Unione Europea non prevede il quorum per le consultazioni referendarie, seguendo le raccomandazioni della Commissione di Venezia del Consiglio d’Europa, che ne sconsiglia esplicitamente l’adozione per evitare il boicottaggio attraverso l’astensione.
La strategia dei promotori dell’iniziativa punta a raccogliere rapidamente le firme necessarie per portare la proposta in Parlamento entro luglio, quando la maggioranza di governo dovrebbe mettere in agenda la riforma costituzionale del premierato. Questa tempistica non è casuale: l’obiettivo è agganciare l’abolizione del quorum al più ampio dibattito sulle riforme istituzionali, creando un’opportunità per inserire la questione nell’agenda parlamentare in un momento di particolare attenzione alle modifiche costituzionali. La proposta, una volta depositata, avrà l’obbligo di essere valutata dal Parlamento, anche se non esiste alcuna garanzia sulla sua approvazione.
L’iniziativa “Basta Quorum!” si inserisce inoltre in una riflessione più ampia sui costi e l’efficacia del sistema referendario italiano: il fallimento delle consultazioni comporta non solo uno spreco di risorse pubbliche, ma anche una progressiva delegittimazione dello strumento referendario agli occhi dei cittadini. Il paradosso attuale vede una situazione in cui, da un lato, l’introduzione della firma digitale ha reso molto più semplice la raccolta delle firme necessarie per indire un referendum, dall’altro il mantenimento del quorum rende praticamente impossibile il raggiungimento di risultati validi, creando aspettative destinate sistematicamente alla delusione.
La raccolta firme prosegue con l’obiettivo di rafforzare ulteriormente la proposta popolare prima del deposito in Parlamento, dove si aprirà la fase politica più delicata dell’iniziativa. I promotori confidano nel fatto che la massiccia partecipazione registrata in queste prime ore, unita alla trasversalità anagrafica dei firmatari, possa costituire un elemento di pressione significativo sui parlamentari chiamati a valutare la riforma. Il successo dell’iniziativa dipenderà dalla capacità di mantenere alta l’attenzione pubblica sulla questione e di costruire un consenso politico che vada oltre le tradizionali divisioni partitiche, considerando l’abolizione del quorum come una riforma di sistema necessaria per rivitalizzare la democrazia italiana.