Stop alle auto diesel Euro 5 da ottobre: Fermi Oltre 1 milione di veicoli in Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna

Dal 1° ottobre 2025 oltre un milione di auto diesel Euro 5 non potranno più circolare nei comuni con più di 30mila abitanti del Nord Italia per contrastare l’inquinamento del Bacino Padano, ma il Governo lavora a un emendamento per bloccare la misura.

Dal primo ottobre 2025 oltre un milione di automobili diesel Euro 5 dovranno restare ferme nei garage di quattro regioni del Nord Italia, segnando una svolta decisiva nella lotta contro l’inquinamento atmosferico del Bacino Padano[1][2]. Il decreto legislativo numero 121 del 2023 impone infatti il blocco della circolazione per questi veicoli, immatricolati tra il 2011 e il 2015, nei comuni con più di 30.000 abitanti di Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna .

La misura rappresenta un intervento senza precedenti per dimensioni e impatto sociale, considerato che attualmente in Italia circolano quasi quattro milioni di veicoli diesel Euro 5 . Secondo i dati elaborati dall’Automobile Club d’Italia e analizzati dal Centro Studi di AutoScout24, la distribuzione regionale dei veicoli coinvolti dal divieto presenta numeri significativi: in Lombardia saranno fermati 484.000 veicoli, in Veneto oltre 350.000, in Piemonte circa 250.000 e in Emilia-Romagna approssimativamente 270.000 auto .

Il blocco si inserisce nel quadro delle strategie nazionali per il contenimento dell’inquinamento atmosferico nel Bacino Padano, riconosciuto come una delle aree più compromesse d’Europa per concentrazione di polveri sottili e biossido di azoto . L’iniziativa risponde alle procedure d’infrazione europee aperte contro l’Italia per il mancato rispetto dei limiti sulla qualità dell’aria, con la Commissione Europea che ha evidenziato come nel 2022 ventiquattro zone di qualità dell’aria italiane presentassero valori limite giornalieri di concentrazione dell’inquinamento superiori al consentito.

L’Italia è già stata condannata tre volte dalla Corte di Giustizia europea per il mancato rispetto della direttiva comunitaria sulla qualità dell’aria, con i superamenti sistematici dei limiti di legge nell’area metropolitana torinese che sono stati una delle ragioni delle condanne . Il Green Deal europeo, che mira all’obiettivo “inquinamento zero”, richiede la piena attuazione delle norme in materia di qualità dell’aria per proteggere efficacemente la salute umana e salvaguardare l’ambiente naturale.

Ogni regione del Bacino Padano ha definito specifiche modalità di applicazione del blocco, pur mantenendo la data di avvio comune del primo ottobre 2025. In Lombardia la misura avrà carattere permanente e riguarderà le autovetture diesel Euro 5 che non potranno circolare nei giorni feriali, dal lunedì al venerdì, dalle 7:30 alle 19:30, nei comuni di Fascia 1 e nei comuni di Fascia 2 con popolazione superiore a 30.000 abitanti, tra cui Varese, Lecco, Vigevano, Abbiategrasso e San Giuliano Milanese.

In Piemonte la misura avrà invece carattere temporaneo, limitata al periodo “freddo”, dal primo ottobre 2025 fino al 15 aprile 2026 e, successivamente, dal 15 settembre di ogni anno al 15 aprile dell’anno successivo, con orari di applicazione dalle 8:30 alle 18:30 nei giorni feriali . Tra i comuni interessati figurano Torino, Novara, Alessandria, Asti, Cuneo, Moncalieri, Collegno, Rivoli, Nichelino, Settimo Torinese, Vercelli, Biella, Grugliasco, Chieri, Pinerolo, Casale Monferrato, Venaria Reale, Alba e Verbania.

L’Emilia-Romagna ha optato per limitazioni permanenti a partire dal primo ottobre 2025 nei comuni di pianura con oltre 30.000 abitanti e nell’agglomerato di Bologna, con possibilità di adesione volontaria per altri comuni, attive nei giorni feriali dalle 8:30 alle 18:30 . Nel Veneto il blocco sarà valido dal primo ottobre 2025 nei comuni con più di 30.000 abitanti, tutti i giorni feriali dalle 8:30 alle 18:30, con un sistema articolato secondo tre livelli di allerta in base al grado di criticità ambientale .

Il rispetto del divieto sarà garantito attraverso un sistema di controlli rafforzati con sanzioni che variano significativamente tra le regioni interessate. Le multe per chi viola il blocco oscillano tra 163 e 679 euro, con la possibilità di sospensione della patente da 15 a 30 giorni in caso di recidiva . In Piemonte è prevista una sanzione di 168 euro con possibile sospensione della patente in caso di recidiva, mentre in Veneto le sanzioni variano da 168 a 679 euro con analoga sospensione per i trasgressori recidivi .

Il sistema di monitoraggio prevede l’utilizzo di tecnologie avanzate di controllo automatico degli accessi, particolarmente nelle aree B e C di Milano dove già vigono restrizioni simili . La progressiva estensione del divieto prevede che dal 2026 le limitazioni interesseranno anche i veicoli commerciali leggeri e dal 2027 quelli pesanti, configurando un processo di dismissione graduale ma inesorabile dei veicoli più inquinanti .

Per i proprietari di veicoli diesel Euro 5 che non possono o non intendono sostituire immediatamente il proprio mezzo, le regioni interessate hanno previsto alcune soluzioni alternative, seppur limitate. La principale opzione è rappresentata dal programma MoVe-In (Monitoraggio dei Veicoli Inquinanti), disponibile in Lombardia, Piemonte ed Emilia-Romagna, che consente di percorrere un numero limitato di chilometri monitorati tramite una scatola nera installata sul veicolo .

Il sistema MoVe-In rappresenta una limitazione chilometrica alla circolazione dei veicoli più inquinanti, alternativa alle limitazioni temporali su fasce orarie e giornaliere . Chi aderisce volontariamente al servizio riceve una soglia di chilometri da percorrere annualmente, limitando così le emissioni inquinanti del proprio veicolo, con il monitoraggio che avviene tutti i giorni della settimana e a tutte le ore del giorno . Il raggiungimento della soglia chilometrica assegnata determina l’impossibilità di continuare ad avvalersi della deroga, traducendosi nell’impossibilità di ulteriore utilizzo del veicolo fino al completamento dell’anno di validità del servizio .

In Emilia-Romagna sono previste deroghe specifiche per lavoratori su turni, veicoli con ISEE familiare inferiore a 14.000 euro e alcuni mezzi speciali . Alcune regioni contemplano inoltre deroghe limitate per auto d’epoca e di interesse storico, mantenendo però un approccio restrittivo rispetto alle esenzioni per i cittadini privati .

Il provvedimento ha scatenato un acceso dibattito politico, con il Governo centrale che sta valutando interventi per modificare o rinviare l’applicazione del divieto. Il Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini ha annunciato di essere al lavoro su un emendamento da inserire nel decreto infrastrutture per evitare il blocco, definendo la misura causa di “enormi problemi familiari, lavorativi e commerciali” . Secondo Salvini, si tratta di “una delle follie della Commissione von der Leyen, che ha approvato quella fesseria economico-industriale che si chiama Green Deal”, sottolineando come il blocco interesserebbe sette milioni di veicoli a livello nazionale .

Il Consiglio regionale lombardo ha approvato una mozione presentata da Alessandro Corbetta, capogruppo della Lega, che chiede di mettere in freezer il divieto e ripensare completamente le politiche ambientali . La mozione è stata approvata con i voti della maggioranza di centrodestra, evidenziando come lo stop agli Euro 5 diesel fosse stato inserito già nel 2017 dalle regioni del bacino padano nel protocollo su sollecito dell’Unione Europea . L’assessore regionale lombardo Giorgio Maione ha dichiarato che “non possiamo essere i soli in Europa con un blocco che coinvolge mezzo milione di veicoli”, chiedendo un confronto con Bruxelles e Roma per soluzioni più sostenibili .

Le amministrazioni comunali interessate dal provvedimento hanno espresso posizioni articolate, evidenziando le difficoltà di applicazione pratica del divieto in territori con servizi di trasporto pubblico insufficienti. I sindaci di nove comuni della cintura di Torino hanno sottolineato come i cittadini più penalizzati saranno quelli che vivono in comuni dove l’utilizzo dell’automobile è pressoché obbligatorio per questioni logistiche, particolarmente nell’area nord di Torino che presenta un servizio di autobus scadente e spesso non dispone di servizio ferroviario .

Renato Pittalis, presidente di Unione Net e sindaco di Leinì, insieme a Loredana Devietti dell’Unione del Ciriacese e del Basso Canavese, hanno evidenziato come nessuno metta in discussione la necessità di intervenire per contrastare l’inquinamento atmosferico, ma chiedono misure strutturali che favoriscano l’uso dei mezzi pubblici e incentivi per le famiglie con reddito medio-basso . Il sindaco di Giaveno Carlo Giacone ha assunto una posizione ancora più netta, dichiarando che “nessuna auto diesel Euro 5 verrà bloccata” nel suo comune, minacciando di presentare un’istanza di pre-contenzioso attraverso uno studio legale specializzato .

L’implementazione del blocco comporterà conseguenze economiche rilevanti su più fronti, considerando che i veicoli interessati dal divieto sono stati immatricolati tra il 2011 e il 2015 e risultano oggi ancora ampiamente utilizzati da lavoratori pendolari, microimprese e famiglie a reddito medio-basso . Le stime indicano spese impreviste per la sostituzione del veicolo che oscillano mediamente tra 10.000 e 25.000 euro per un’auto nuova, con un conseguente deprezzamento immediato delle auto Euro 5 sul mercato dell’usato .

Le difficoltà logistiche interesseranno particolarmente artigiani e piccole imprese che utilizzano veicoli commerciali Euro 5, con possibili ricadute sul settore automobilistico e post-vendita caratterizzate da un’impennata della domanda di vetture più recenti . Il settore potrebbe tuttavia sperimentare anche rallentamenti in caso di indisponibilità di prodotto o ritardi nelle consegne, configurando uno scenario economico complesso che richiederà attento monitoraggio .

>>Come verificare se si è a rischio e le sanzioni previste

L’età media delle vetture nel nostro Paese, pari a 13 anni, evidenzia come il parco circolante italiano sia caratterizzato da una significativa presenza di veicoli datati, con le vetture Euro 0-3 che rappresentano circa il 24% del totale . Questa situazione strutturale rende particolarmente complessa la transizione verso standard ambientali più stringenti, richiedendo politiche di accompagnamento che tengano conto delle condizioni economiche delle famiglie italiane .

Nonostante la fermezza dimostrata dalle amministrazioni regionali nell’applicazione del decreto, la pressione politica esercitata dal Governo centrale potrebbe portare a modifiche dell’impianto normativo. Il decreto del 19 maggio risulta ancora in fase di valutazione, con la risposta definitiva attesa entro il 19 luglio, data in cui si concluderanno i sessanta giorni necessari per l’approvazione formale . Nel frattempo, il Governo ha aperto un tavolo di confronto con le regioni interessate, con l’obiettivo dichiarato di contenere l’impatto economico sulle famiglie e il tessuto produttivo .

La questione rappresenta un banco di prova significativo per l’equilibrio tra esigenze ambientali e sostenibilità sociale delle politiche di transizione ecologica. Le regioni del Bacino Padano si trovano a dover conciliare gli obblighi derivanti dalle direttive europee sulla qualità dell’aria con le legittime preoccupazioni dei cittadini e delle imprese coinvolte dal provvedimento . L’evoluzione della situazione nei prossimi mesi determinerà non solo il destino di oltre un milione di veicoli, ma anche l’approccio futuro dell’Italia alle politiche ambientali urbane, in un contesto europeo che richiede interventi sempre più incisivi per la tutela della qualità dell’aria .