L’Iran risponde a Israele, pioggia di missili su Gerusalemme e Tel Aviv -VIDEO-

L’Iran lancia l’operazione “True Promise 3” con oltre 800 missili e droni contro Israele in risposta ai raid su siti nucleari, colpendo Tel Aviv e Gerusalemme in un’escalation senza precedenti.
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Il Medio Oriente è precipitato in una nuova fase di confronto militare diretto nella notte tra il 12 e il 13 giugno 2025, quando l’Iran ha lanciato una massiccia risposta missilistica contro Israele, colpendo con particolare intensità le principali città israeliane di Tel Aviv e Gerusalemme

L’attacco iraniano, denominato “True Promise 3”, ha visto il lancio di oltre 800 droni e missili cruise in direzione del territorio israeliano, secondo quanto riportato dai media iraniani. Le Forze di Difesa Israeliane (Idf) hanno confermato che almeno 100 missili sono stati lanciati dall’Iran, con una seconda ondata di “dozzine” di proiettili diretti principalmente verso il nord di Israele. Le esplosioni hanno risuonato distintamente nel centro di Tel Aviv, dove una gigantesca colonna di fumo si è levata nel cielo, mentre i palazzi hanno tremato per la violenza delle deflagrazioni. Contemporaneamente, forti esplosioni sono state udite anche a Gerusalemme, confermando l’ampiezza dell’attacco iraniano.

L’operazione di rappresaglia iraniana costituisce la risposta diretta all’attacco israeliano condotto nella notte precedente, quando oltre 200 caccia dell’Aeronautica militare israeliana hanno colpito più di 100 obiettivi in tutto l’Iran nell’ambito dell’operazione denominata “Rising Lion” o “Leone nascente”. L’offensiva israeliana aveva preso di mira siti nucleari strategici, tra cui il principale impianto di arricchimento dell’uranio di Natanz, oltre a basi militari, fabbriche di missili balistici e residenze di alti ufficiali iraniani. Il bilancio dell’attacco israeliano si è rivelato particolarmente pesante per la Repubblica Islamica, con 78 morti e 329 feriti registrati nelle diverse province colpite, secondo quanto riferito dai media iraniani.

La risposta iraniana ha immediatamente attivato il sistema di difesa aerea israeliano, con l’Iron Dome e altri sistemi antimissilistici entrati in azione per intercettare i proiettili in arrivo. Le sirene d’allarme hanno suonato in tutto il territorio israeliano, dalle città del nord fino al centro del paese, mentre la popolazione è stata invitata a rifugiarsi immediatamente nei bunker e nelle aree protette. L’esercito israeliano ha dichiarato che tutti gli impatti registrati sul territorio sarebbero dovuti a frammenti di missili intercettati e andati in pezzi, minimizzando l’effetto dell’attacco iraniano. Tuttavia, diverse persone sono rimaste ferite lievemente a Tel Aviv a causa delle esplosioni e dei detriti caduti dal cielo.

La guida suprema iraniana, l’ayatollah Ali Khamenei, ha utilizzato la televisione di stato per lanciare minacce dirette contro Israele, dichiarando che “la nazione è con noi, con le forze armate e, se Dio vuole, la Repubblica Islamica sconfiggerà il regime sionista”. Khamenei ha inoltre avvertito che “il regime sionista ha aperto la sua mano sporca e sanguinosa a un crimine nel nostro amato Paese” e che “deve aspettarsi una punizione severa”, aggiungendo che il destino di Israele sarà “amaro e doloroso”. Le autorità iraniane hanno inoltre affermato di aver abbattuto due aerei militari israeliani e di aver catturato la pilota di uno dei jet, informazioni che non hanno trovato conferma dalle fonti israeliane.

L’escalation militare ha raggiunto livelli senza precedenti quando l’Iran ha ufficialmente dichiarato guerra a Israele, secondo quanto riportato dalla CNN. Funzionari iraniani hanno chiarito che qualsiasi operazione militare contro le strutture nucleari iraniane sarà seguita da una risposta mai vista prima, segnalando una drammatica intensificazione del confronto tra i due paesi. Il conflitto ha ora superato la soglia della guerra aperta, rappresentando un’escalation storica nel panorama mediorientale che va ben oltre i raid circoscritti degli ultimi due anni.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’operazione “Rising Lion” durerà “tanti giorni quanti necessari per eliminare questa minaccia”, sottolineando che l’Iran rappresenta “un pericolo chiaro e attuale per la sopravvivenza stessa di Israele”. Netanyahu ha giustificato l’attacco affermando che l’intelligence israeliana aveva valutato che l’Iran fosse a meno di un anno dal completamento di un’arma nucleare, rendendo necessario un intervento preventivo immediato. Alti funzionari dell’Idf hanno fatto sapere che le operazioni militari andranno avanti per almeno altri 14 giorni, con l’aspettativa di essere esposti a diverse ondate di attacchi iraniani.

Le conseguenze dell’escalation militare si sono estese ben oltre il campo di battaglia, con Israele che ha deciso di chiudere tutte le sue ambasciate nel mondo e di sospendere i servizi consolari. Il ministero degli Esteri israeliano ha consigliato a tutti gli israeliani all’estero di aggiornare le autorità sulla loro ubicazione e situazione. Contemporaneamente, l’aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv è stato chiuso, mentre anche l’Iran ha sospeso le operazioni dell’aeroporto Imam Khomeini di Teheran. Le principali compagnie aeree internazionali, tra cui Emirates, Qatar Airways e Ita Airways, hanno cancellato tutti i voli da e per la regione, modificando le rotte per evitare gli spazi aerei di Iran, Israele e paesi circostanti.

L’attacco israeliano aveva inflitto perdite devastanti alla struttura di comando iraniana, eliminando diversi alti ufficiali tra cui Hossein Salami, comandante del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, Mohammad Bagheri, capo di Stato Maggiore delle forze armate iraniane, e Ghulam Ali Rashid, comandante del comando iraniano Hatem al-Anbiya. Almeno sei scienziati nucleari sono stati eliminati in quello che Israele ha definito un “colpo chirurgico” al cuore del programma atomico iraniano, tra cui figure chiave come Fereydoun Abbasi-Divani, Mohammad Mehdi Tehranchi e Abdolhamid Manouchehr.

La comunità internazionale si è immediatamente mobilitata per cercare di contenere l’escalation, con l’Europa che ha chiesto una de-escalation immediata e la NATO che ha invitato entrambe le parti a fermare l’escalation militare. Il presidente americano Donald Trump ha consigliato all’Iran di accettare un accordo sul programma nucleare nazionale per evitare conseguenze peggiori, mentre il Segretario di Stato Marco Rubio ha confermato che Washington non è stata coinvolta negli attacchi israeliani. L’Arabia Saudita ha espresso “ferma condanna” per quella che ha definito una “flagrante violazione delle leggi internazionali” da parte di Israele contro un paese fratello.

L’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) ha confermato che l’attacco israeliano ha colpito l’impianto di arricchimento dell’uranio iraniano di Natanz, specificando tuttavia che non è stato osservato alcun aumento dei livelli di radiazioni. L’intelligence israeliana sostiene che l’Iran dispone attualmente di uranio arricchito sufficiente per costruire 15 bombe nucleari, mentre l’Agenzia ONU per il nucleare aveva segnalato nei giorni precedenti attività iraniane incompatibili con il processo di produzione di centrali al solo scopo civile. L’operazione israeliana aveva utilizzato una base segreta di droni costruita dal Mossad vicino Teheran, nella zona di Esfajabad, insieme a veicoli camuffati con tecnologie avanzate e unità di commando che avevano neutralizzato i radar e le batterie terra-aria iraniane.

Il confronto militare rappresenta il culmine di un’escalation progressiva e ciclica iniziata nell’aprile 2024 con il bombardamento israeliano del consolato iraniano a Damasco, che aveva causato la morte di sedici persone tra cui alti ufficiali delle Guardie della Rivoluzione Islamica. L’Iran aveva risposto con il primo attacco diretto contro Israele, lanciando oltre 300 droni e missili balistici nell’operazione “True Promise I”, seguita dall'”Operation True Promise II” nell’ottobre 2024 con circa 200 missili balistici. Ogni episodio aveva innalzato progressivamente la posta in gioco, portando al confronto diretto odierno che segna una svolta drammatica nel panorama geopolitico regionale.