Guerra Iran-Israele, Crosetto: “Situazione molto grave, rafforzati i dispositivi di sicurezza in Italia. Non possiamo escludere nulla”

Il ministro della Difesa Crosetto avverte sulla gravità della crisi Iran-Israele, confermando il rafforzamento delle misure di sicurezza in Italia contro possibili atti terroristici e sottolineando il rischio di un’escalation nucleare.
Credit © Ministero della Difesa

Il ministro della Difesa Guido Crosetto ha lanciato un severo monito sulla crisi in corso tra Iran e Israele, definendola una “situazione molto grave” che potrebbe avere ripercussioni anche sul territorio italiano. In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Crosetto ha confermato il rafforzamento dei dispositivi di sicurezza in tutto il Paese, pur sottolineando la volontà di evitare allarmismi ingiustificati.

Al centro delle preoccupazioni del ministro c’è la corsa dell’Iran verso l’arricchimento dell’uranio e la costruzione della bomba atomica, una prospettiva che Israele considera esistenziale. “L’Iran ha ribadito, più volte, che il suo scopo è distruggere non Israele – che non chiama nemmeno Stato di Israele, ma ‘entità sionista’ – ma ogni presenza israeliana nella regione”, ha spiegato Crosetto. Secondo il ministro, “il giorno in cui l’Iran avesse la bomba atomica, non perderebbe un’ora: la userebbe senza esitazione. Israele lo sa, lo ha sempre saputo, ed è la sua principale preoccupazione”.

Alla domanda se esista davvero il rischio di una guerra nucleare, Crosetto ha risposto con preoccupante franchezza: “Purtroppo, non possiamo escludere nulla”. Pur precisando che “a ora non ci sono segnali concreti di imminente impiego di armi nucleari da parte di Israele”, il ministro ha sottolineato come sia “fondamentale agire con assoluta prudenza”. “È nostro dovere lavorare affinché la tensione si abbassi il prima possibile e si trovi una forma di nuova convivenza tra Israele e Iran. Altrimenti, il rischio di escalation è molto più grave rispetto ad altri scenari globali”, ha aggiunto.

Le ripercussioni per l’Italia e le misure di sicurezza

Il ministro della Difesa ha evidenziato come un’eventuale escalation potrebbe avere “gravi ripercussioni sull’economia, sull’approvvigionamento energetico e sulla sicurezza interna”. Per quanto riguarda specificamente l’Italia, Crosetto ha spiegato che “il rischio maggiore è quello di atti dimostrativi da parte di gruppi radicalizzati”.

“Al momento, non ci sono segnali di organizzazioni specifiche con intenzioni dirette sull’Italia”, ha precisato il ministro, aggiungendo però che “i nostri servizi di intelligence, così come le forze di polizia, operano con la massima attenzione e reattività come sempre”. Crosetto ha confermato che “sono stati rafforzati i dispositivi di sicurezza in tutto il Paese, ma senza creare allarmismi”.

In un precedente intervento alla rassegna culturale Capri d’Autore, il ministro aveva già sottolineato come “ogni volta che si acuisce lo scontro in Medio Oriente è tutto l’Occidente a diventare nemico per alcuni fanatismi”. “Dobbiamo aspettarci che parte dell’integralismo islamico legato all’Iran individui dei responsabili negli alleati di Israele come Francia, Germania, GB”, aveva avvertito, precisando però che “l’Italia per il momento è fuori da queste dinamiche ma ci può essere in termini generali una ripercussione dal punto di vista terroristico”.

Il contesto: l’operazione “Rising Lion” e la risposta iraniana

Le dichiarazioni di Crosetto si inseriscono nel contesto dell’escalation militare tra Israele e Iran, iniziata con l’operazione israeliana denominata “Rising Lion” (Leone Nascente), lanciata nella notte tra il 12 e il 13 giugno. L’offensiva ha preso di mira oltre 100 località in tutto l’Iran, concentrandosi su strutture nucleari, centri di comando militare e sistemi di difesa aerea.

Secondo fonti israeliane, l’operazione ha coinvolto circa 200 jet da combattimento e 330 “munizioni di varia natura”. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato che l’attacco ha lo scopo di “ridurre la minaccia iraniana alla sopravvivenza stessa di Israele” e che durerà “molti giorni”.

La risposta iraniana non si è fatta attendere. Nella notte tra il 14 e il 15 giugno, Teheran ha lanciato circa 80 missili contro Israele in due distinte ondate, provocando almeno 10 morti e oltre 200 feriti. La prima ondata, composta da 40 missili, ha preso di mira l’area della raffineria di Haifa, mentre la seconda ha colpito il centro del Paese, causando vittime e danni significativi.

Il ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi, ha dichiarato che Israele “ha oltrepassato una nuova linea rossa” attaccando i siti nucleari iraniani, ma ha anche precisato che Teheran “non vuole estendere questa guerra ad altri Paesi o alla regione, a meno che non ci venga imposto”.

La posizione italiana e le prospettive future

Il governo italiano, attraverso le dichiarazioni del ministro degli Esteri Antonio Tajani e dello stesso Crosetto, ha ribadito il suo impegno per la pace, il sostegno alla sicurezza di Israele e la piena opposizione alla proliferazione nucleare. Tajani ha sottolineato come l’Italia sostenga “la sicurezza e l’esistenza di Israele”, giudicando “assolutamente fondate” le preoccupazioni di Tel Aviv in merito al programma nucleare iraniano.

Crosetto ha escluso un coinvolgimento militare italiano nel conflitto: “Noi non abbiamo interazioni. Stiamo monitorando per la sicurezza della zona, che è geograficamente vicina a noi. Ogni guerra è come un sasso enorme in uno stagno: le onde arrivano ovunque”. Il ministro ha però avvertito che “se non ci sarà la garanzia che l’Iran rinunci all’arma nucleare, sarà impossibile per la comunità internazionale fermare Israele, che vede nella minaccia atomica una questione di sopravvivenza”.

In questo scenario di crescente tensione, l’Italia si prepara ad affrontare le possibili onde d’urto politiche, diplomatiche e di sicurezza di un conflitto che rischia di destabilizzare ulteriormente il Medio Oriente e di avere ripercussioni globali. Come ha sottolineato Crosetto, la situazione richiede “assoluta prudenza” e un impegno costante per favorire la de-escalation e prevenire conseguenze potenzialmente catastrofiche.