Meteo, Uragano Erick investe il Messico: venti spaventosi a 275 km/h -VIDEO-

Erick, primo uragano di Categoria 3 a colpire il Messico in giugno, ha sferzato Oaxaca con venti a 275 km/h, causando danni ingenti, due vittime e provocando inondazioni e frane in vaste aree costiere e interne.

Il Messico ha subito nella notte tra il 18 e il 19 giugno l’impatto diretto di Erick, uragano di Categoria 3 con venti misurati fino a 275 km/h al momento del landfall lungo la costa di Oaxaca, un evento senza precedenti per il mese di giugno nei venti anni di monitoraggio sistematico. L’intenso ciclone tropicale si era originato come modesta depressione tropicale al largo della penisola di Baja California solo 48 ore prima, intensificandosi in stretta conformità alla definizione di rapid intensification con un incremento di potenza equivalente a una Categoria 4 in meno di 24 ore, fenomeno descritto da numerosi studi come sempre più frequente a causa dei cambiamenti climatici in corso.

L’occhio di Erick ha attraversato le acque calde del Pacifico orientale con una pressione barometrica interna scesa fino a 950 hPa, modellando una struttura ben definita e simmetrica caratterizzata da bande convettive estremamente attive e da un muro dell’occhio con fenomeni di turbolenza intensa, dati confermati dai voli di ricognizione della NOAA e dalla rete di boe meteorologiche marine.

Al momento della scarrocciata sulla terraferma, i venti sostenuti di 275 km/h hanno spazzato villaggi e centri urbani costieri, provocando ingenti danni a strutture residenziali e infrastrutture critiche quali linee elettriche e torri di comunicazione, con interruzioni di corrente che hanno interessato oltre 150.000 utenze in Oaxaca e Guerrero. L’ondata di piena generata dalle raffiche e dallo sfondamento delle onde ha sommerso vaste aree costiere, mentre le precipitazioni torrenziali, arrivate a superare i 300 mm in meno di 12 ore nei rilievi prossimi alla linea di costa, hanno alimentato frane nel sottobosco montano e allagamenti delle vallate fluviali, aggravando il rischio di isolamento per decine di comunità interne.

Molti territori hanno registrato smottamenti sulla rete stradale statale e su tratti di viabilità minore, con conseguenti difficoltà per i convogli di soccorso e per le squadre di valutazione dei danni inviate dalla Protezione Civile nazionale e dallo stato di Oaxaca, che hanno istituito oltre 200 centri di accoglienza temporanea per migliaia di sfollati.

I primi rapporti ufficiali del governo federale messicano confermano purtroppo due vittime, tra cui un bambino travolto da un crollo improvviso di pareti instabili e un anziano deceduto a causa di un albero abbattuto dalle raffiche, numeri che potrebbero aggiornarsi con l’avanzare delle operazioni di ricognizione nei punti più remoti delle montagne di Sierra Madre del Sur.

Con il progressivo decadimento dell’occhio ciclone dopo il contatto con le catene montuose costiere, Erick è stato declassato a tempesta tropicale mentre transitava in direzione nordest verso gli Stati di Puebla e Veracruz, ma permane l’allerta per piogge torrenziali e colate di fango, con la Protezione Civile che mantiene alto il livello di allarme per il pericolo idrogeologico in oltre 60 comuni.

I centri meteorologici nazionali hanno segnalato che il fenomeno di intensificazione rapida osservato per Erick rientra in un pattern sempre più frequente negli ultimi anni, correlato all’innalzamento termico delle acque superficiali oceaniche e alla maggiore disponibilità di vapore acqueo nell’atmosfera, condizioni comprovate dalla comunità scientifica come dirette conseguenze dei cambiamenti climatici di origine antropica. La comunità internazionale, tra cui l’Organizzazione Meteorologica Mondiale, ha sottolineato come l’uragano Erick costituisca un campanello d’allarme per la necessità di rafforzare i sistemi di monitoraggio e di pronto intervento nelle regioni tropicali, vista la crescente probabilità di eventi estremi nelle stagioni di picco ciclogenetico.

Negli ultimi aggiornamenti delle centrali di allerta rapida, si segnala un graduale miglioramento delle condizioni lungo la costa, seppure con precipitazioni residue che continuano a mettere alla prova i bacini idrografici minori, dove persiste il pericolo di rigurgiti improvvisi e tracimazioni delle sponde.

Le squadre di soccorso svolgono ripetute ricognizioni aeree e terrestri, impiegando elicotteri per raggiungere quelle frazioni dove le vie di comunicazione restano interrotte, mentre i reparti della Marina e dell’Esercito messicano hanno coadiuvato le operazioni di evacuazione in spazi protetti e l’allestimento di punti di distribuzione di acqua potabile e generi di prima necessità.

Parallelamente alla fase emergenziale, le autorità hanno attivato la procedura di valutazione dei danni alle infrastrutture essenziali, stimando che i costi di ripristino immediato per ponti e strade supereranno diverse centinaia di milioni di pesos, cifra destinata a salire con il computo delle perdite nel settore turistico e della pesca artigianale. L’attenzione nei prossimi giorni sarà concentrata sulla possibile evoluzione della tempesta verso est e sul contributo delle correnti atlantiche, mentre i meteorologi prevedono che i resti di Erick possano trasformarsi in un sistema di bassa pressione carico di piogge fino al Golfo del Messico, estendendo i disagi fino allo stato di Tabasco.

Il racconto di chi ha vissuto l’uragano sulle prime linee rivela scene di devastazione nei villaggi costieri, con pescatori che hanno cercato riparo nei ripari improvvisati e intere famiglie raccolte nelle chiese trasformate in centri di protezione, testimonianze raccolte dalle cronache locali mentre le comunità iniziano il difficile cammino della ricostruzione. La fase critica non è tuttavia conclamata, dal momento che l’accumulo di precipitazioni e la saturazione dei suoli nelle zone montuose possono provocare ulteriori crolli e allagamenti a catena, con possibili amplificazioni degli effetti distruttivi in assenza di un breve intervallo di stabilizzazione atmosferica.

Le autorità governative hanno confermato che il piano di emergenza nazionale resterà operativo fino alla completa cessazione del rischio, con la Protezione Civile che continuerà a diffondere bollettini quotidiani sullo stato delle criticità idrogeologiche e sulla disponibilità dei servizi di emergenza sanitari e logistici. Erick entrerà probabilmente nella storia come il primo uragano di Categoria 3 o superiore a colpire il Messico nel mese di giugno, un record destinato a sollevare riflessioni sulla vulnerabilità delle popolazioni costiere e sulle misure di adattamento necessarie in scenari di rischio crescente.

Gli esperti insisteranno sull’urgenza di integrare i dati provenienti dai satelliti con quelli raccolti in situ, potenziando i modelli previsionali per limitare le perdite di vite umane e contenere gli effetti economici di cicloni sempre più potenti e rapidi nell’intensificazione. La lezione di Erick dovrà tradursi in un rafforzamento delle infrastrutture costiere e nell’implementazione di piani di emergenza locali sempre più dettagliati, affinché il Messico possa affrontare con maggiore efficacia le future sfide di un clima che dimostra giorno dopo giorno la propria imprevedibilità e forza distruttiva.