Per la prima volta nella storia dell’Alaska, il National Weather Service ha emanato un’allerta meteo ufficiale per temperature elevate, segnando un momento storico per lo stato americano tradizionalmente associato al freddo estremo e ai paesaggi ghiacciati. L’avviso, diramato per la città di Fairbanks, è entrato in vigore domenica 15 giugno 2025 con temperature previste fino a 29°C, rappresentando un incremento di 15-20 gradi rispetto alla media stagionale per il mese di giugno.
Il cambiamento non riflette necessariamente temperature senza precedenti per l’Alaska, ma piuttosto una modifica procedurale significativa nel sistema di allerta meteorologica implementata dal National Weather Service a partire dal 2 giugno 2025. Fino a questa data, gli uffici meteorologici dell’Alaska utilizzavano esclusivamente “dichiarazioni meteorologiche speciali” per comunicare condizioni di caldo anomalo, un termine generico che non trasmetteva efficacemente l’urgenza e la pericolosità delle temperature elevate alla popolazione locale.
Ciara Santiago, meteorologa dell’ufficio del National Weather Service di Fairbanks, ha spiegato che la decisione di adottare le allerte per il caldo rappresenta “un modo più diretto di comunicare questo tipo di pericoli quando si verificano”. La meteorologa, originaria del Texas, ha sottolineato come temperature che potrebbero sembrare moderate per gli standard dei Lower 48 rappresentino invece una sfida significativa per gli abitanti dell’Alaska, dove la maggior parte delle abitazioni è progettata per trattenere il calore durante i lunghi mesi invernali piuttosto che per raffrescare durante i periodi estivi.
Le soglie di temperatura stabilite per l’attivazione delle allerte variano significativamente in base alla regione geografica dell’Alaska: 29°C per le zone interne come Fairbanks, 24°C per le aree del North Slope e 27°C per il sud-est dello stato. Queste soglie riflettono le diverse condizioni climatiche e l’adattamento delle popolazioni locali alle rispettive condizioni ambientali, con particolare attenzione alle zone artiche dove anche temperature relativamente moderate possono rappresentare un rischio per la salute pubblica.
L’allerta di giugno 2025 ha interessato principalmente le regioni centrali e orientali dell’Alaska, inclusi i comprensori delle città di Tanana, Fairbanks, Fort Yukon ed Eagle, dove le temperature hanno raggiunto i 29°C-31°C. Nonostante questi valori rimangano significativamente inferiori al record storico di 37°C registrato nel 1915, rappresentano comunque un incremento sostanziale rispetto alla media stagionale di 22°C tipica del mese di giugno nella regione.
Il fenomeno meteorologico è stato causato da una cupola di alta pressione che si è stabilita sull’interno dell’Alaska, un pattern atmosferico relativamente comune che intrappola l’aria calda nelle valli centrali dello stato. Tuttavia, la combinazione di questo sistema di alta pressione con le quasi 22 ore di luce solare caratteristiche del solstizio d’estate ha creato condizioni particolarmente favorevoli all’accumulo di calore, sia all’esterno che all’interno delle abitazioni.
La vulnerabilità dell’Alaska alle temperature elevate è amplificata dalla mancanza di infrastrutture di raffreddamento diffuse sul territorio. Secondo le stime dell’Haas Energy Institute dell’Università della California, Berkeley, soltanto il 7% delle abitazioni dell’Alaska dispone di sistemi di condizionamento dell’aria adeguati. La maggior parte delle costruzioni residenziali è stata progettata con un isolamento termico estremamente efficace per conservare il calore durante i mesi invernali, trasformando paradossalmente le abitazioni in veri e propri forni durante i periodi di caldo prolungato.

Il climatologo Brian Brettschneider ha evidenziato come ogni località sia costruita per il proprio clima specifico, spiegando che “le case in Alaska sono costruite per trattenere il calore e non hanno l’aria condizionata”. Questa caratteristica architettonica, combinata con la necessità di chiudere finestre e tende per bloccare le oltre 20 ore di luce solare durante l’estate meteorologica, può interferire con la ventilazione naturale degli edifici e causare un accumulo pericoloso di calore interno.
Le implicazioni sanitarie delle temperature elevate in Alaska sono particolarmente preoccupanti per una popolazione non acclimatata al caldo. L’adattamento fisiologico alle temperature elevate richiede generalmente una o due settimane di esposizione graduale, durante le quali il volume sanguigno si espande, migliorando l’efficienza del sistema cardiovascolare e riducendo lo stress termico. I cambiamenti improvvisi di temperatura, come quelli registrati in Alaska, aumentano significativamente il rischio di colpi di calore, stress cardiovascolare, insufficienza renale e problemi respiratori.
Il riscaldamento dell’Alaska procede a ritmi dalle due alle tre volte superiori alla media globale, con un incremento delle temperature di 1,67°C negli ultimi 60 anni. Secondo i dati della National Oceanic Atmospheric Administration, l’Alaska si sta riscaldando più velocemente di qualsiasi altro stato americano, con un aumento della temperatura media annuale di 3,4 gradi Fahrenheit negli ultimi 50 anni, mentre le temperature invernali sono aumentate di 6,3 gradi Fahrenheit nello stesso periodo.
Le conseguenze ambientali del riscaldamento accelerato dell’Alaska includono lo scioglimento precoce della neve primaverile, la riduzione del ghiaccio marino, il ritiro diffuso dei ghiacciai e il riscaldamento del permafrost. Questi cambiamenti hanno portato all’emanazione di avvisi aggiuntivi per il rischio di inondazioni, causate dal rapido scioglimento di nevi e ghiacciai che “potrebbe causare l’esondazione di fiumi e torrenti”, particolarmente nell’area del North Slope.
Il meteorologo Jason Laney, che ha contribuito al lancio del nuovo sistema di allerta, ha dichiarato che l’obiettivo principale è “richiamare l’attenzione sui pericoli del caldo” in uno stato non abituato a tali condizioni. Laney ha inoltre avvertito che “questo è solo un punto di partenza… non prevedo che le estati diventeranno più fresche”, suggerendo che le allerte per il caldo potrebbero diventare sempre più frequenti nel prossimo futuro.
La prima allerta meteo per il caldo dell’Alaska rappresenta quindi non solo un momento storico dal punto di vista meteorologico, ma anche un segnale d’allarme per una regione che sta affrontando trasformazioni climatiche accelerate. L’evento sottolinea la necessità di adattamento delle infrastrutture, dei sistemi di comunicazione e delle strategie di protezione civile per affrontare una realtà climatica in rapida evoluzione, dove anche le regioni artiche non sono più immuni agli effetti del riscaldamento globale.
L’implementazione di questo nuovo sistema di allerta meteorologica segna l’inizio di una nuova era nella gestione dei rischi climatici per l’Alaska, preparando lo stato ad affrontare con maggiore consapevolezza e preparazione le sfide di un clima che si sta rapidamente trasformando, portando condizioni meteorologiche estreme anche nelle regioni più remote e tradizionalmente fredde del continente nordamericano.