La testimonianza inedita del titolare di un albergo di Falzes, in provincia di Bolzano, riapre una delle pagine più controverse della cronaca nera italiana: secondo quanto dichiarato al settimanale Giallo dall’albergatore che ha ospitato nell’estate del 2007 la famiglia Poggi, il fratello della vittima, Marco, non avrebbe mai varcato la soglia della struttura ricettiva nel giorno in cui fu uccisa sua sorella Chiara
Nella ricostruzione ufficiale, i coniugi Poggi, il figlio Marco e l’amico Alessandro Biasibetti avrebbero trascorso alcuni giorni di vacanza a Falzes, lasciando Chiara sola nella villetta di Garlasco la mattina del 13 agosto. Quel tragico giorno, Chiara Poggi fu assassinata da qualcuno che conosceva e a cui aveva aperto la porta in pigiama, un dettaglio che aveva indirizzato le indagini verso un omicida appartenente alla sua cerchia di conoscenze familiari o amicali
Il gestore dell’albergo, contattato da Albina Perri per il servizio pubblicato il 25 giugno 2025, sostiene che non solo Marco Poggi non fosse presente nella camera matrimoniale occupata dai genitori, ma che neppure il giovane Biasibetti risultasse negli elenchi degli ospiti. “I coniugi Poggi avevano una stanza matrimoniale e Marco non era con loro. Nemmeno i Biasibetti”, ha affermato l’albergatore, precisando di conoscere da tempo la famiglia e di ricordare nitidamente il giorno in cui furono richiamati improvvisamente a Garlasco, dopo aver ricevuto la tragica telefonata che annunciava l’omicidio di Chiara
Questa rivelazione mina uno degli automatismi investigativi che avevano escluso Marco Poggi da ogni sospetto: l’alibi costruito intorno alla presunta presenza in Trentino si reggeva infatti su un’unica fonte, le dichiarazioni della famiglia stessa, senza alcuna verifica esterna sulla reale composizione degli ospiti dell’hotel. Il silenzio degli inquirenti su questo cruciale passaggio aveva già suscitato critiche in passato, ma non erano mai emerse testimonianze dirette di chi, materialmente, aveva registrato le presenze nella struttura
La novità, resa nota sul web nel corso delle ultime ore, ha fatto rapidamente il giro dei social network. Sulla piattaforma X (ex Twitter) l’hashtag #Garlasco è tornato di tendenza con un’ondata di condivisioni e commenti che ne hanno rilanciato la portata mediatica, mentre su Facebook e Instagram sono circolati screenshot dell’articolo di Giallo e brevi clip audio con dichiarazioni che sembrano contraddire la versione finora accettata
L’interesse online si accompagna a un dibattito sul ruolo dei media e sugli eventuali ritardi e omissioni che avrebbero caratterizzato le indagini del 2007: il gestore dell’albergo ha lamentato di non essere mai stato contattato da alcun investigatore, né subito dopo l’omicidio, né negli anni seguenti, per confermare o smentire la presenza di Marco e dei suoi amici nella struttura ricettiva. Un vuoto investigativo che, alla luce di questa testimonianza, si presenta ora come una grave lacuna procedurale
Le autorità giudiziarie competenti non hanno ancora commentato ufficialmente la vicenda. È probabile che, nell’ambito dell’incidente probatorio riaperto dalla Procura di Pavia, possa essere acquisita formalmente la dichiarazione del titolare dell’hotel, al fine di valutarne l’impatto sulle ricostruzioni già messe nero su bianco e sulle nuove ipotesi investigative in corso
In attesa di eventuali sviluppi, il caso di Garlasco, uno dei più emblematici della cronaca nera italiana degli ultimi vent’anni, continua a intrecciarsi con l’opinione pubblica e con le dinamiche del racconto mediatico digitale. Le ombre sulle alibi familiari, documentate dalla memoria frammentaria degli atti e dalle nuove testimonianze, alimentano un confronto che non appare destinato a placarsi in tempi brevi