L’Alto Adige ha registrato il mercoledì 25 giugno 2025 una delle giornate più torride dell’anno, con temperature che hanno toccato i 36 gradi esatti nelle stazioni meteorologiche di Bolzano, Ora e Laimburg, stabilendo il nuovo record termico del 2025. L’evento climatico, caratterizzato da valori eccezionali anche nelle zone montane tradizionalmente fresche, ha coinvolto l’intera regione in quella che il meteorolog provinciale Dieter Peterlin ha definito “l’apice dell’ondata di caldo”.
Le temperature record non si sono limitate alle zone di fondovalle, ma hanno interessato anche la Val Pusteria, dove le stazioni di rilevamento hanno registrato 33°C a Brunico e 31°C a Dobbiaco. I dati meteorologici confermano un quadro di eccezionalità termica che ha attraversato l’intera provincia, con massime comprese tra 32°C a Vipiteno e 37°C a Bolzano. La particolare intensità del fenomeno è stata amplificata dalla persistenza di temperature minime notturne elevate, con valori che hanno raggiunto i 22°C nel capoluogo altoatesino.
L’episodio termico del 25 giugno rappresenta il culmine di un periodo di caldo intenso che ha caratterizzato l’Alto Adige nelle giornate precedenti, quando già il 24 giugno erano stati raggiunti 34,5°C a Gargazzone e 34,4°C a Bolzano. Le previsioni meteorologiche avevano anticipato l’intensificarsi del fenomeno, con l’annuncio di un incremento delle temperature di 1-2 gradi che avrebbe portato per la prima volta durante l’estate corrente al superamento della soglia dei 36°C.
Il Centro Funzionale Provinciale aveva diramato un’allerta arancione per rischio da ondata di calore nelle giornate del 24 e 25 giugno, interessando specificatamente la zona di Bolzano, la Valle dell’Adige e la Bassa Atesina. Willigis Gallmetzer, direttore dell’Ufficio Funzionale Provinciale e vicedirettore dell’Agenzia per la Protezione Civile, aveva confermato che “le condizioni di caldo estremo previste per martedì e mercoledì hanno portato alla dichiarazione del livello arancione di allerta per rischio da ondata di calore”.
Il fenomeno ha avuto ripercussioni significative sulla qualità dell’aria, con il ripetuto superamento della soglia di informazione sull’ozono di 180 µg/m3 in alcune zone dell’Alto Adige, particolarmente in Bassa Atesina e sull’altopiano del Renon. Secondo il meteorologo Peterlin, questo incremento è direttamente correlato al caldo intenso e alla forte radiazione solare, con effetti che risultano più pronunciati rispetto a quanto si verificherebbe in agosto, quando il sole si trova già in posizione più bassa.
L’eccezionalità dell’evento emerge chiaramente dal confronto con i dati storici del mese di giugno, che già si stava rivelando straordinario dal punto di vista termico. Secondo i rilevamenti dell’Ufficio Meteorologia e Valanghe, erano già cinque le giornate in cui erano stati superati i 35°C in alcune stazioni meteorologiche della provincia. Il valore più elevato era stato registrato a Bressanone il 14 giugno con 35,3°C, mentre a Laimburg il 15 giugno si erano toccati livelli analoghi. A Bolzano, in particolare, si era già registrata la temperatura più alta mai misurata nel mese di giugno nella serie storica.
Il quadro meteorologico ha evidenziato una situazione di stabilità atmosferica determinata da un robusto campo di alta pressione, che ha garantito condizioni di tempo soleggiato con la presenza di cumuli innocui sui rilievi. Le temperature minime si sono mantenute su valori particolarmente elevati per la stagione, oscillando tra 11°C a Vipiteno e 22°C a Bolzano, configurando il fenomeno delle “notti tropicali” che caratterizza le fasi di caldo più intenso.
L’evoluzione meteorologica successiva ha previsto un parziale cambiamento delle condizioni atmosferiche, con l’arrivo di temporali nella giornata del 26 giugno. Secondo le previsioni del meteorologo Peterlin, i fenomeni temporaleschi avrebbero determinato condizioni “non così calde ma ancora umide”, mantenendo comunque un elevato livello di disagio climatico. Il passaggio di una saccatura atlantica da ovest verso est ha portato condizioni di maggiore instabilità atmosferica, con la probabilità di sviluppo di temporali intensi soprattutto in Alto Adige in prossimità della cresta di confine.
Un aspetto particolarmente significativo dell’ondata di calore ha riguardato l’impatto sulle quote elevate, dove si è registrato uno dei fenomeni più preoccupanti dal punto di vista climatico: l’innalzamento dello zero termico oltre i 5000 metri di altitudine. Questo parametro meteorologico, che indica la quota alla quale la temperatura dell’aria in libera atmosfera passa da valori positivi a negativi, ha raggiunto livelli che costituiscono un record assoluto per il mese di giugno. La situazione ha rappresentato una minaccia diretta per i ghiacciai alpini e per l’intero ecosistema montano, con conseguenze che si estendono ben oltre l’aspetto meramente meteorologico.
L’eccezionalità dello zero termico a quote così elevate assume particolare rilevanza se confrontata con i valori normali per il periodo estivo, quando questo parametro oscilla solitamente intorno ai 3200-3500 metri. Il superamento dei 5000 metri rappresenta un evento che fino a 10-15 anni fa era considerato rarissimo e di brevissima durata, mentre nelle ultime cinque estati il livello medio dello zero termico si è stabilmente spostato sopra i 4000 metri. Il fenomeno comporta conseguenze drammatiche per i ghiacciai alpini, che vengono sottoposti a processi di fusione accelerata a quote dove tradizionalmente si mantenevano stabili.
Le implicazioni ambientali dell’evento si estendono alla stabilità delle pareti rocciose e alla sicurezza delle vallate sottostanti, con l’aumento del rischio di crolli e frammentazioni dovuto al venir meno dell’azione cementante del ghiaccio. Il fenomeno determina inoltre gravi conseguenze per la disponibilità di risorse idriche, considerando che i ghiacciai costituiscono tradizionalmente importanti serbatoi d’acqua per le vallate alpine. La fusione accelerata delle masse glaciali, pur determinando inizialmente un aumento dei deflussi superficiali, comporta nel medio e lungo termine il progressivo depauperamento di una risorsa fondamentale per l’approvvigionamento idrico.
L’impatto sanitario dell’ondata di calore ha richiesto l’attivazione di specifiche misure di protezione, particolarmente rivolte alle categorie più vulnerabili della popolazione. Le autorità sanitarie hanno emanato raccomandazioni per affrontare il caldo intenso, sottolineando l’importanza di bere abbondanti quantità di acqua o bevande non zuccherate, mangiare in modo leggero e a orari regolari, evitare l’esposizione diretta al sole nelle ore centrali della giornata e limitare l’attività fisica nelle ore più calde.
La particolare vulnerabilità delle persone anziane alle ondate di calore ha reso necessaria l’attivazione di servizi di supporto specifici, considerando che le temperature elevate possono avere conseguenze gravi soprattutto per questa fascia di popolazione insieme ai bambini e alle persone fragili. Il fenomeno delle “notti tropicali”, caratterizzato da temperature minime che non scendono sotto i 20 gradi, rappresenta un elemento di particolare criticità per la salute respiratoria, con un impatto che può risultare superiore a quello delle ondate di calore diurne.
L’evento meteorologico si è inserito in un contesto climatico più ampio che ha caratterizzato l’Europa e l’Italia nel mese di giugno 2025, con temperature che hanno raggiunto e superato i 35 gradi in molte aree del continente. L’anticiclone africano, che ha sostituito il più mite Anticiclone delle Azzorre, ha portato un’anomalia termica senza precedenti, con valori massimi storici registrati in Francia (37,7°C) e Germania (35,5°C). Le condizioni estreme sono state accompagnate da temperature minime record, con notti tropicali che hanno interessato grandi centri urbani come Milano, Genova, Trieste, Reggio Calabria e Messina.
Il quadro climatico generale ha evidenziato come il riscaldamento globale stia modificando la frequenza e l’intensità delle ondate di calore, rendendo sempre più comuni fenomeni che fino a poco tempo fa erano considerati eccezionali. Gli esperti hanno sottolineato che eventi di caldo estremo come quelli registrati potrebbero verificarsi ogni 2-5 anni in futuro, rappresentando una sfida crescente per la gestione degli impatti ambientali e sanitari.
L’ondata di calore record in Alto Adige del 25 giugno 2025 rappresenta quindi non solo un evento meteorologico estremo, ma un indicatore significativo dei cambiamenti climatici in atto nell’arco alpino. Le temperature eccezionali registrate, unite all’innalzamento dello zero termico oltre i 5000 metri, configurano uno scenario che richiede un ripensamento delle strategie di adattamento climatico e delle misure di protezione della popolazione, in un territorio particolarmente vulnerabile agli effetti del riscaldamento globale.