Nel panorama della grandeuzione organizzata italiana si consuma in queste settimane una svolta che archivia venticinque anni di presenza francese e riporta alla ribalta un marchio storico entrato nell’immaginario collettivo degli anni Sessanta: Carrefour ha siglato un accordo vincolante per la cessione del cento per cento delle proprie attività a NewPrinces, gruppo agro-alimentare italiano già noto come Newlat, operazione dal valore di circa un miliardo di euro che coinvolge 1.188 punti vendita fra ipermercati, supermercati, negozi di prossimità e cash & carry distribuiti in modo capillare fra Piemonte, Lombardia, Liguria, Emilia-Romagna, Lazio e Toscana.
L’accordo prevede che entro il terzo trimestre del 2025 il controllo operativo passi definitivamente nelle mani del compratore, contestualmente a un piano di investimenti pari a 437,5 milioni di euro destinati al rinnovamento della rete, all’integrazione logistica con le piattaforme refrigerate di proprietà e al rilancio di un marchio che richiama la storia industriale del Paese: Supermercati GS, acronimo di Generale Supermercati, insegna che per decenni ha accompagnato la vita quotidiana di milioni di famiglie italiane prima di indossare, nel 2000, i colori di Carrefour.
La vicenda industriale di GS inizia ufficialmente nel maggio 1961, quando Marco Brunelli e Guido Caprotti, già protagonisti della pionieristica avventura di Esselunga a Milano, aprono a Roma il primo punto vendita sotto l’insegna Romana Supermarkets, ricavato dall’ex mensa del Villaggio Olimpico. In un contesto economico caratterizzato da un tessuto commerciale ancora dominato dalle botteghe tradizionali, il formato del supermercato rappresenta una novità assoluta: libero servizio, assortimento più ampio e prezzi concorrenziali attraggono una clientela curiosa di sperimentare modelli di consumo d’ispirazione statunitense.
Il rapido sviluppo convince i fondatori a cercare capitali freschi: nel 1966 il sessanta per cento delle quote viene rilevato da SME, holding alimentare dell’IRI, e la società viene ribattezzata Società Generale Supermercati. Grazie alle risorse pubbliche e a una strategia di crescita che combina aperture ex novo e acquisizioni mirate, fra cui la torinese Conti nel 1989 e la ligure Extramarket nel 1990, GS conquista una dimensione nazionale su un mercato che nel frattempo vede emergere nuovi concorrenti come Coop, Standa e Rinascente.
L’epopea sotto l’egida statale dura quasi trent’anni: nel 1994, in piena stagione di privatizzazioni, la holding Schemaventuno – espressione delle famiglie Benetton e Del Vecchio – rileva l’intero pacchetto azionario, integrando la rete GS con gli Euromercati e definendo un perimetro di oltre settecento punti vendita. L’obiettivo dichiarato è competere con i giganti stranieri, ma nel volgere di un quinquennio la sfida risulta insostenibile senza alleanze internazionali.
Nel marzo 2000 la catena transalpina Carrefour annuncia l’acquisizione del 96,22 per cento di GS, portando in dote un colosso da più di 100 mila miliardi di lire di fatturato e 240 mila dipendenti nel mondo. Entro l’anno le insegne degli ipermercati vengono convertite a marchio Carrefour, seguite gradualmente dai supermercati e dalle superette Dì per Dì; l’uniformazione segna di fatto la scomparsa del brand GS, sopravvissuto solo su alcuni contratti societari.
Le performance in terra italiana tuttavia non decollano: margini erosi dall’ascesa dei discount, ipermercati sovradimensionati rispetto ai mutati comportamenti di spesa, crescita dell’e-commerce e una lunga fase di stagnazione dei consumi impediscono a Carrefour Italia di raggiungere masse critiche simili a quelle di Francia o Spagna. Tra il 2020 e il 2024 il bilancio registra perdite superiori a 150 milioni di euro e un free cash flow negativo, mentre la concorrenza consolida quote attraverso fusioni e partnership nazionali.
Di fronte a un quadro macro-economico sfavorevole e a linee guida di gruppo tese alla focalizzazione sui mercati core, Parigi opta per l’uscita. L’interesse manifestato da operatori esteri viene superato dall’offerta di NewPrinces, realtà tricolore che negli ultimi anni ha accelerato la crescita tramite acquisizioni nel comparto dairy, bakery e baby food, puntando su una strategia di integrazione verticale tra produzione e distribuzione. Con l’ingresso della rete Carrefour, il fatturato consolidato di NewPrinces balza da 750 milioni a 6,9 miliardi di euro, proiettando il gruppo al secondo posto nel food retail italiano dopo Conad e davanti a colossi internazionali come Auchan.
Il ritorno dell’insegna GS non risponde soltanto a una leva di branding nostalgico: nella visione di Angelo Mastrolia, presidente di NewPrinces, la sigla rappresenta un patrimonio identitario in grado di connettere il consumatore con valori di prossimità, italianità e sostenibilità, temi al centro delle nuove abitudini di spesa. Il rebranding avverrà progressivamente entro il 2026, accompagnato da interventi di restyling dei layout, ampliamento delle linee freschissime e potenziamento dei servizi omnicanale, dalla spesa online al click&collect, senza trascurare la filiera corta con fornitori locali.
L’operazione solleva tuttavia interrogativi sul versante occupazionale, in particolare in regioni periferiche come la Sardegna dove oltre quattrocento posti di lavoro risultano esposti al rischio di razionalizzazione. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy ha convocato tavoli di confronto con i sindacati per monitorare l’impatto sociale del passaggio e garantire tutele durante la fase di transizione. NewPrinces assicura che non sono previsti esuberi strutturali, prospettando semmai nuove opportunità legate agli investimenti logisti e all’espansione dei canali HoReCa.
Nell’arena competitiva, il nuovo corso GS dovrà misurarsi con la progressiva affermazione dei discount, l’innovazione di player nativi digitali e la solidità del modello cooperativo delle Coop, riuscendo al contempo a capitalizzare l’effetto memoria di un marchio che, nelle intenzioni del management, dovrà tornare a evocare convenienza senza rinunciare a qualità e servizio. Se la scommessa avrà successo, la rinascita di GS potrebbe diventare un case study di re-italianizzazione virtuosa in un settore spesso segnato da acquisizioni estere.
Le tappe della storia di Supermercati GS, dal seme romano degli anni Sessanta all’imminente rigenerazione post-Carrefour, riflettono in filigrana la trasformazione del commercio al dettaglio nazionale: l’ingresso del capitale pubblico come motore di diffusione del libero servizio, la stagione delle privatizzazioni che ha ridisegnato gli assetti di fine Novecento, il consolidamento internazionale e, infine, il ritorno a una dimensione patriottica che riscopre la centralità della filiera corta e del radicamento territoriale. Nel giro di due anni le vecchie facciate rosso-blu con il logo a S torneranno ad animare le vie dello shopping quotidiano, simbolo di un ciclo produttivo che si chiude per riaprirsi a nuova vita, in un mercato che non smette di mutare ma che sa ancora fare leva sulle proprie radici per costruire il futuro.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!