Il nuovo numero di Time, in uscita il 29 luglio, inaugura la propria edizione internazionale con una copertina interamente dedicata a Giorgia Meloni, titolata in inglese “Where Giorgia Meloni Is Leading Europe”. L’immagine, scattata nella Sala delle Galere di Palazzo Chigi durante un servizio esclusivo realizzato il 4 luglio, immortala la presidente del Consiglio con un tailleur blu intenso che richiama la palette della bandiera dell’Unione e sintetizza visivamente il paradosso di una leader sovranista che, a quasi tre anni dall’insediamento, ha saputo trasformarsi in interprete pragmatica dei dossiers comunitari.
L’autore del lungo ritratto è Massimo Calabresi, capo dell’ufficio di Washington dello storico magazine, che ricostruisce l’ascesa di Meloni partendo dalle radici nel Movimento Sociale Italiano, passando per la fondazione di Fratelli d’Italia, fino all’ingresso a Palazzo Chigi nell’ottobre 2022. Il pezzo – ventimila battute dense di interviste dirette, aneddoti familiari e retroscena diplomatici – tratteggia una premier di 48 anni, alta un metro e sessanta, madre single, proveniente da un ambiente operaio e priva di laurea, capace di rovesciare le aspettative di un establishment che la temeva come erede di un’eredità fascista mai del tutto archiviata.
Calabresi descrive una trasformazione metodica: la promessa elettorale di un blocco navale contro i flussi irregolari è stata sostituita da intese multilaterali con i Paesi africani di transito; la postura euroscettica si è convertita in una collaborazione fattuale con la Commissione guidata da Ursula von der Leyen; il disallineamento atlantico è stato soppiantato da un sostegno incondizionato alla Nato e alla causa ucraina, posizione ribadita a Washington durante l’incontro con il presidente Donald Trump, dove Meloni – si legge nell’articolo – ha «superato la prova oval-office con compostezza dopo settimane di studio minuzioso dei dossier».

Il cuore del servizio è una domanda che la stessa premier rivolge al giornalista: «You are an honest person. Is there something about Fascism that my experience reminds you of?». Il fascismo, osserva Time, rimane un’ombra da cui la leader non riesce a emanciparsi del tutto, nonostante la disinvoltura con cui marca le distanze da nostalgie di partito. Meloni si definisce “combattente” al pari di Trump, respinge le etichette di razzismo e omofobia e rivendica un nazionalismo «per difenderci da una globalizzazione che non ha funzionato», ma incardinato nelle alleanze euro-atlantiche.
Il magazine riconosce alla premier la capacità di aver stabilizzato un sistema politico notoriamente frammentato, di aver migliorato il rating del debito sovrano e di aver ridotto, secondo i dati del Viminale, del 64% gli arrivi irregolari via mare nell’ultimo anno. Allo stesso tempo, documenta le accuse delle opposizioni italiane: proposta di riforma presidenzialista giudicata accentratrici, stretta legislativa sul diritto di manifestare, progetto di controllo sull’audiovisivo pubblico e retorica identitaria che alimenterebbe l’ecosistema della destra radicale continentale.
Particolare rilievo occupa l’inquadramento internazionale: Time racconta gli sforzi compiuti da Meloni per riallineare Roma con Washington dopo l’uscita dall’iniziativa cinese Belt and Road, citando gli apprezzamenti espressi dalla Casa Bianca e dal vice-presidente statunitense J.D. Vance. Nel medesimo passaggio, il settimanale segnala le perplessità di think tank liberal, secondo cui la premier “normalizzerebbe” partiti ultraconservatori in tutta Europa, prefigurando una nuova piattaforma transnazionale capace di scalzare il Partito Popolare Europeo.
L’articolo alterna istantanee pubbliche – la citazione di Michael Jackson come strumento autodidatta per imparare l’inglese – a frammenti privati: la sorella Arianna racconta l’incendio che distrusse la loro prima casa alla Garbatella e che «rese Giorgia più coraggiosa», mentre la premier, fra i corridoi di Palazzo Chigi, confessa di aver scelto la fiamma come simbolo di partito forse proprio a causa di quell’evento.
L’eco mediatica in Italia è stata immediata: dai toni celebrativi di quotidiani conservatori, che parlano di «consacrazione internazionale», alle letture critiche di giornali progressisti, che sottolineano il rischio di una narrazione indulgente verso politiche considerate divisive. Anche in Europa le reazioni sono polarizzate: il francese Le Figaro Magazine riconosce «le ragioni di un successo», mentre esponenti dei Verdi tedeschi ricordano «il fantasma dei sovranismi che minano la coesione dell’Unione». Intanto sui social, l’hashtag #MeloniOnTime ha superato i venti milioni di impressions in meno di 24 ore, segno di un interesse capace di travalicare le frontiere tradizionali dell’informazione cartacea.
Se c’è un merito che la copertina attribuisce implicitamente alla premier, conclude Time, è l’aver dimostrato che la destra italiana può governare senza scardinare i pilastri euro-atlantici, pur rivendicando un’agenda identitaria e securitaria. Resta da capire se questo equilibrio, costruito su pragmatismo economico e retorica nazional-popolare, saprà reggere di fronte alle prossime scadenze: riforma costituzionale, gestione del debito, migrazione e rinnovo delle istituzioni europee nel 2029. Una sfida che vedrà Meloni al centro di un laboratorio politico osservato con attenzione dal mondo intero.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!