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Salento, il boom è finito? Il caroprezzi svuota le spiagge: crollo fino all’80% della tassa di soggiorno

I dati sulla tassa di soggiorno rivelano un paradosso del turismo salentino: crescita delle presenze ma evasione fiscale al 62% e fuga del turismo domestico a causa dei prezzi elevati.

Il Salento, da sempre meta privilegiata del turismo balneare italiano, si confronta con una stagione estiva che rivela crepe profonde nel modello turistico consolidato negli ultimi decenni. I dati relativi al pagamento dell’imposta di soggiorno raccontano una storia di contraddizioni: mentre i numeri ufficiali mostrano crescite a due cifre per arrivi e presenze, l’analisi più approfondita rivela un sistema in sofferenza, caratterizzato da evasione fiscale diffusa e da una progressiva fuga del turismo domestico verso destinazioni più accessibili economicamente.

A Lecce, terza città pugliese per incassi dall’imposta di soggiorno con 1,8 milioni di euro nel 2024, emerge un dato allarmante che getta ombre sui risultati apparentemente positivi del comparto turistico salentino. Il 62% degli operatori turistici non versa regolarmente la tassa di soggiorno, un fenomeno che secondo le stime comunali sottrae alle casse pubbliche risorse fondamentali per il miglioramento dei servizi turistici. La Guardia di Finanza ha scoperto nel secondo semestre 2024 oltre 500mila euro di evasione tra case vacanza, bed & breakfast e affittacamere distribuiti tra Lecce, Porto Cesareo, Gallipoli, Otranto, Leuca e le marine di Melendugno, ma la stima più realistica parla di cifre doppie.

Questa situazione ha spinto il Prefetto di Lecce, Natalino Domenico Manno, a varare un progetto pilota, il primo in Italia nel suo genere, che prevede l’incrocio dei dati tra il portale “Alloggiati Web” della Questura e quelli fiscali dell’Agenzia delle Entrate. L’obiettivo è confrontare i flussi reali di ospiti con le dichiarazioni fiscali dei locatori, individuare strutture abusive e monitorare le condizioni igienico-sanitarie, con controlli congiunti tra Guardia di Finanza e Polizie locali già programmati per l’estate 2025 nelle principali località turistiche salentine.

Il fenomeno del caroprezzi negli stabilimenti balneari salentini ha raggiunto livelli che destano preoccupazione per la sostenibilità del modello turistico regionale. Torre Lapillo si aggiudica il primato dei prezzi più elevati, con tariffe che raggiungono i 90 euro per ombrellone e due lettini durante il mese di agosto, mentre Porto Cesareo presenta una forbice che oscilla dai 30 euro di giugno ai 60 euro dell’alta stagione. Gallipoli, storica meta del turismo salentino, applica tariffe che nei lidi più rinomati toccano i 50 euro giornalieri per il servizio base.

L’indagine condotta da Federconsumatori colloca la Puglia al vertice della classifica nazionale per il costo dei servizi balneari, con una media di 32 euro per ombrellone e lettino, che scende a 27 euro optando per la sdraio. Per l’abbonamento stagionale completo, la spesa raggiunge i 3.274 euro, una cifra che supera di gran lunga i costi delle rinomate località dell’Emilia Romagna, dove l’abbonamento stagionale oscilla tra i 712 e gli 855 euro. Solo la Costiera Amalfitana, con i suoi 4.324 euro stagionali, supera i prezzi applicati nelle località pugliesi.

Questi rincari, che registrano incrementi medi del 15-20% rispetto alla stagione precedente, stanno generando malumori crescenti tra i vacanzieri e spingendo molte famiglie verso le spiagge libere o verso destinazioni alternative. Il fenomeno assume connotazioni ancora più preoccupanti considerando che alcuni lidi esclusivi, come il Cinque Vele Beach Club di Marina di Pescoluse, arrivano a richiedere cifre comprese tra i 960 e i 1.010 euro al giorno per servizi premium che includono gazebo con quattro lettini, tavolino, asciugamani e aperitivo.

I dati dell’Osservatorio Regionale del Turismo pugliese rivelano una trasformazione strutturale della domanda turistica che interessa l’intera regione e il Salento in particolare. Il primo semestre 2025 ha registrato un aumento del 19,1% negli arrivi e del 18,2% nelle presenze rispetto al 2024, ma questa crescita nasconde un cambiamento qualitativo significativo: la componente straniera è salita al 52,7% del totale, rispetto al 35,9% registrato nel 2019.

Particolarmente significativo è il calo delle presenze tedesche, tradizionalmente uno dei mercati di riferimento per il turismo pugliese, con una diminuzione del 9,6% nei primi cinque mesi del 2025. Al contempo, si registra una crescita delle presenze provenienti da Francia, Polonia, Stati Uniti, Regno Unito e Paesi scandinavi, che compensano parzialmente la flessione di altri mercati consolidati.

Il mese di luglio ha segnato un’inversione di tendenza preoccupante, con un calo del 15% delle presenze rispetto a giugno, in controtendenza rispetto al tradizionale incremento estivo. Questo dato, confermato dal Sindacato Italiano Balneari, evidenzia una concentrazione delle presenze nei fine settimana e una preferenza crescente per vacanze frammentate, segnali evidenti delle ristrettezze economiche delle famiglie italiane.

L’analisi dei flussi turistici nazionali conferma una tendenza che sta caratterizzando l’intero comparto balneare italiano: il progressivo allontanamento del turismo domestico dalle destinazioni tradizionali a causa dell’insostenibilità economica dei prezzi applicati. Secondo i dati ISTAT, nel primo trimestre 2025 gli arrivi dei residenti italiani sono scesi del 2,2%, mentre le presenze sono calate dell’1,4%, con il mese di marzo che ha segnato il picco negativo con una diminuzione del 3,8% negli arrivi e dell’1,5% nelle presenze.

Questa contrazione, che gli operatori del settore attribuiscono principalmente alla crisi del potere d’acquisto del ceto medio italiano, si riflette direttamente sulle performance delle strutture ricettive di livello medio. Le strutture a tre stelle mostrano segnali di difficoltà particolarmente evidenti, mentre il segmento di lusso continua a registrare performance positive grazie alla clientela internazionale.

Giancarlo De Venuto di Assoturismo Puglia sintetizza la situazione affermando che “gli stipendi non bastano più a mantenere un certo tenore di vita”, evidenziando come la componente del mercato sostenuta dagli italiani fatichi a imporsi nelle statistiche regionali. Il tradizionale “tutto esaurito” di luglio e agosto resta sempre più spesso sulla carta, sostituito da un flusso turistico spalmato sui mesi “spalla” di maggio, giugno e settembre.

Nonostante la Puglia abbia registrato nel 2024 complessivamente 23 milioni di euro di incassi dall’imposta di soggiorno, con un incremento del 30% rispetto al 2023, l’analisi disaggregata per singole località rivela segnali contraddittori che meritano attenzione. Vieste, seconda città pugliese per gettito con 3,3 milioni di euro, ha registrato un calo dell’1%, mentre Fasano, pur avendo beneficiato della visibilità internazionale portata dal vertice del G7, ha visto diminuire gli incassi del 4% rispetto al 2023.

Questi dati, apparentemente contrastanti con la crescita complessiva delle presenze, trovano spiegazione nell’alta percentuale di evasione fiscale che caratterizza il settore extralberghiero e nell’aumento delle tariffe applicate dagli operatori. Francesco Caizzi, presidente di Federalberghi Puglia, conferma che “la sensazione è che non ci sia un movimento intenso come per l’inizio dell’anno” e che “le famiglie accusano un calo del potere d’acquisto” che si riflette direttamente sulle performance delle strutture ricettive.

La questione assume dimensioni ancora più preoccupanti considerando che il comparto turistico pugliese rappresenta una quota significativa dell’economia regionale. Il rischio concreto è quello di una progressiva perdita di competitività rispetto ad altre destinazioni balneari nazionali e internazionali che offrono rapporti qualità-prezzo più vantaggiosi.

La situazione del turismo salentino e pugliese richiede interventi strutturali che vadano oltre la semplice promozione territoriale. Gli operatori del settore e le amministrazioni locali stanno iniziando a riconoscere la necessità di rivedere il modello di sviluppo turistico, puntando su una maggiore diversificazione dell’offerta e su una destagionalizzazione più marcata.

La crescita del turismo straniero, che rappresenta ormai oltre la metà delle presenze, offre opportunità interessanti ma richiede investimenti specifici in termini di servizi, infrastrutture e formazione del personale. Al contempo, è essenziale non perdere il segmento del turismo domestico, storicamente fondamentale per l’economia locale.

Il progetto pilota avviato dalla Prefettura di Lecce per contrastare l’evasione dell’imposta di soggiorno rappresenta un primo passo importante verso una maggiore trasparenza del settore. Tuttavia, sarà necessario accompagnare questi interventi con politiche di incentivazione per gli operatori che rispettano le regole e con investimenti mirati al miglioramento della qualità dei servizi offerti.

La sfida per il Salento e l’intera Puglia turistica è quella di mantenere la propria attrattività senza compromettere l’accessibilità economica che ha storicamente caratterizzato la destinazione. Solo attraverso un approccio equilibrato che tenga conto delle esigenze di sostenibilità economica degli operatori e dell’accessibilità per i turisti sarà possibile preservare il ruolo di primo piano che la regione ha conquistato nel panorama turistico nazionale e internazionale.Per restare sempre aggiornato scarica GRATIS la nostra App!

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